dicembre 31, 2012

Bilancio di quest'anno?

Bilancio di quest'anno?
Me lo domanda sempre mio marito la notte di Capodanno, di solito in macchina, mentre torniamo a casa. La sua risposta è quasi sempre la stessa: massì, dai, non ci possiamo lamentare... 
Io in genere concordo ma mento sapendo di mentire, perché detesto i bilanci e da inguaribile insoddisfatta, mi lamenterei eccome. Sempre.
A parte questa doverosa premessa, il 2012 è stato (veramente) un anno da buttare. Io sono quella della vignetta qui in basso e mi aspetto un 2013 migliore. E vedrò di fare del mio meglio perché tocca anche impegnarsi per essere felici.
La lista dei buoni propositi è sempre la stessa (e questo la dice lunga). Quest'anno mi butto sui mantra, da ripetermi, all'occorrenza, fino allo sfinimento. Ecco quelli del mio 2013:

1) perchè io valgo
2) il mio tempo è prezioso
3) anche no

E i vostri?
Buon anno a tutti!

dicembre 22, 2012

Di attese, regali e tutto il resto

Rapido post di aggiornamento: per me stessa e per il mio blog (che ormai ha le ragnatele e ha la pura funzione di memoria storica). Pure voi da quando siete madri avete perso l'abitudine di rimuginare sulle cose, e faticate a ricordare quanto successo ieri l'altro?
Queste sono state settimane surreali e di attesa. Di tutto e niente. Tanta voglia di buttare alle spalle un anno sbagliato e un pizzico di timore per quello nuovo, con tutte le sue incognite e il già vissuto che si riproporrà. Ma l'importante è affrontarlo con un altro spirito, no?
Ho atteso un esito importante, innanzitutto.
Ho atteso la festa dell'asilo: in queste occasioni l'unica magia è incontrare gli occhi di tuo figlio che ti cerca in mezzo alla folla di genitori camera muniti. Se di figli ne hai due, posizionati uno a nord-est e l'altro a sud-ovest, l'impresa non è facile, ma ce la fai lo stesso.
Ho atteso l'arrivo di Babbo Natale: siano lodati Amazon e i vari siti di shopping online perché lo stress dei centri commerciali non lo reggo proprio. Quest'anno niente treni: macchine, piste e l'Uomo Ragno. Ma anche libri "da grandi": sui dinosauri e i pianeti. Non sono piccoli geni ma hanno i loro interessi, e questo mi piace.
Varie ed eventuali: Mattia dice di essersi fidanzato. Avete presente le bambine graziose che si vedono in giro adesso? Dimenticatele. La sua ha biondi capelli arruffati e smalto, rigorosamente smangiato, alle unghie. La (di lei) mamma ha lo stesso stile però è simpatica. Ehehehe.
Christian ha finalmente trovato la sua dimensione e io ho definitivamente accantonato le ansie su di lui. Le maestre si sono rilassate, io mi sono rilassata e in questo clima da volemose bene le cose sembrano andare per il verso giusto. Se gli chiedete cosa vuole fare da grande, vi dirà il dottore, dopo aver accantonato in rapida sequenza i mestieri che vado a elencarvi: il meccanico, il signore che consegna la spesa (fatta online, naturalmente) e Babbo Natale. Va tutto bene purché non mi dica il calciatore.
Ah, e poi siamo approdati alla fase "te non sei più mio amico".
Per il momento è tutto.

Un grande, grosso, caloroso augurio a chi passa di qua.

novembre 04, 2012

La festa di Aulin

Inizio col fare una piccola premessa sulla festa di Halloween, ormai ribattezzata la festa di Aulin (con buona pace di Christian e della mia cervicale). Mi sono stupita che all'asilo ci abbiano fatto i lavoretti a tema e dalla mia posizione talebana di qualche anno fa (è un'americanata, e noi popolo bue andiamo scopiazzando), son passata a quella più moderata (sta festa mi fa schifo ma il must è so-cia-liz-za-re, do you remember?). Quindi ho detto di sì ad una festicciola organizzata sotto casa, anche perché l'impegno massimo era prendere l'ascensore mentre il fattore di interesse per i miei figli raggiungeva i massimi livelli giacché vi partecipava il loro amico del cuore.
Peccato che a questa festicciola, organizzata da un'associazione di quartiere, si è presentato un numero spropositato di bambini con il loro bel genitore mascherato al seguito (noi no, naturalmente). Un successone per chi organizzava, un festone per chi si divertiva, una bolgia per tutti gli altri. Resoconto dell'evento: arrivo ore 20.15, abbuffata di caramelle, dopo 60 minuti netti i due abbandonavano la festa, un po' storditi e un po' delusi. Questa non era una festa. Le feste sono grandi! E te credo, mancava lo spazio. E vabbe', per quest'anno è andata così. Sta festa continua a darmi un discreto fastidio, e non si tratta di tradizioni o quant'altro, è che non mi piace proprio. Un'appendice del Cavernale, che pure quello, lasciamo perdere. Io ci ho provato ad applicarmi. Ecco, magari l'anno prossimo mi impegno di più.
Voltando pagina, con oggi ha termine questo bel ponte di quattro giorni quattro. Non che abbia voglia di tornare al lavoro ma, visto il livello adrenalinico della prole in questi giorni, forse, ecco,  in ufficio mi rilasso un po'. E già che sono entrata in tema, un avviso ai naviganti: "domani torno in ufficio, così mi rilasso un po'" è una di quelle frasi che possono pronunciare solo le madri lavoratrici (a se stesse o tra di loro). Cioè, se dopo il ponte, una mamma che non lavora ti vede uscire di casa e ti dice vai al lavoro? Eh, così ti riposi! Non va bene: è una frase del cacchio. Vale solo tra pari, non so se mi spiego.
E con questa perla di (acida) saggezza, auguro una buona settimana a tutti.

ottobre 25, 2012

Di canzoni e problematicità

Ieri i bambini erano particolarmente euforici e cantavano una canzoncina che più o meno funziona così: mani sporche di yogurt, lavale lavale TU! mani sporche di marmellata, lavale lavale TU!
Sul TU c'era un gesto plateale col dito indice puntato, tipo I want you, ma col braccio teso.
A parte il comunicarvi il piacere di sentirci finalmente raccontare qualcosa del tempo che trascorrono all'asilo, segnalo che da questa mattina non faccio che canticchiare questo motivetto idiota ma orecchiabilissimo. Sono gli effetti collaterali della maternità (e fossero solo questi). Lo intonavo anche prima di uscire di casa con immenso gaudio di mio marito che si tratteneva a letto perché poteva andare al lavoro più tardi.
Come come come? Domanderete voi. E pure io.
Cioè: io mi alzo comunque, a prescindere dall'impegno lavorativo e dall'orario di ingresso in ufficio. Lui no. Però mica dorme: perché col casino che facciamo in casa, si sveglia lo stesso, epperò se ne sta sdraiato. Io gli ho spiegato che la maggior parte delle mogli non permette al consorte di starsene sdraiato a pelle di leopardo in mezzo al talamo nuziale mentre loro si infilano nella centrifuga impazzita delle mattine feriali ma lui minimizza la portata di cotanta concessione. In un'altra vita il karma gli riserverà in sorte una moglie rompiballe, me lo sento.
Tornando al tema "che avete fatto di bello all'asilo? Risposta: niente"finalmente ascoltiamo racconti sparsi e spontanei che ci danno conforto sul fatto che la scuola cominci a coinvolgerli e interessarli un po' di più. E qui segnalerei i diversi approcci delle maestre sull'argomento.
Nella classe "problematica" (che per privacy non nomino ma chi mi segue da tempo sa qual è) mi lasciarono intendere che i racconti mancano laddove si pongono male le domande (probabilmente io me ne uscivo, chessò, con un com'è andata all'asilo? che uno ti risponde bene e la chiude lì, anziché proporre un cos'hai fatto di bello oggi all'asilo? che invece favorisce la risposta).
Nella classe "propositiva" invece le maestre mi dissero che come è naturale per noi domandare ai nostri figli cos'abbiano fatto a scuola è altrettanto normale che loro non abbiano voglia di rispondere. I bambini spesso raccontano a loro piacimento ciò che in genere li ha più colpiti emotivamente e questo può avvenire con tempi e modalità diverse per ogni bambino. Poi per carità esistono anche quelli che ti raccontano per filo e per segno cos'hanno mangiato a pranzo ma, come al solito, non è il nostro caso.
Sul tema classe problematica/classe propositiva mi piacerebbe tornare perché ne avrei da raccontare.

ottobre 20, 2012

Perle di saggezza 1

Dopo cena. 
In onda il film dei puffi.
In procinto di spiaggiarci sul divano:

"dai, sediamoci tutti insieme, facciamo la famiglia!" (Mattia)

ottobre 05, 2012

Di sole e zucchero filato

Una tappa in libreria, per un libro che desidero leggere da tempo, anche se in questo periodo la testa non c'è (ma poi tornerà, credo).
Una sera con gli amici, che staresti a parlare ancora un po' (ma a casa con i bambini c'è la nonna e sicuramente si è addormentata sul divano).
Una domenica di sole: inaspettata, calda e importante, almeno per me.
Il secondo zucchero filato (mamma ti ricordavi quando eravamo piccoli, quella cosa da mangiare che sembrava una pecora?).
Sbagliare strada e capitare per caso in quella stradina dove si vedono gli aerei in fase di decollo (quanto l'avevamo cercata!) ed emozionarsi (no va be' parliamone) perché per loro piccoletti è tutto una novità. E poi, diciamolo, gli aerei hanno un loro perché.
Due giorni di ferie, così, senza motivo (che poi il motivo è che ci sentiamo in dovere verso tutti ma mai verso noi stesse).
Un taglio di capelli. Netto e un po' storto (ma quanto ci impiegano i capelli a riadattarsi ad una faccia?).
Le chiacchere con una mamma che credevi così diversa da te e invece è tanto uguale.
L'ultima trasferta del consorte (per questa stagione, sigh).
Le attenzioni che arrivano da persone insospettabili (e mai da chi ti aspetteresti che).

Patisco l'autunno, i nuovi inizi e i mesi che cominciano con il lunedì. Ma provo a sentirmi più leggera. Perché la pesantezza d'animo è contagiosa e fuorviante.
Lo so che il post è criptico ma in questo periodo va così.

settembre 28, 2012

Di telefonate e intermittenze

Squilla il cellulare.
Numero in chiaro. Prefisso 095.
Direi Catania o comunque Sicilia.
Rispondo.

Pronto?
Buongiorno signora. E' la Regione Lombardia...
Mmm, non l'avrei mai detto...
Parlo con uno dei genitori di Christian eccetera eccetera?
Sì. Di cosa si tratta?
Prima mi deve dire la data di nascita del bambino.
Sì ma per che cosa mi sta chiamando?
Non posso dirglielo, è la privacy.
E va bene, ecco la data...
Benissimo. Mi conferma quella visita medica che ha prenotato dieci mesi fa?
Ah, sì certo. Ma già che ci siamo le confermo anche quella per mio figlio Mattia. Stesso giorno ma un quarto d'ora dopo.
No no, io la sto chiamando per questa prenotazione, per quella dell'altro figlio verrà ricontattata.
D'accordo, grazie.
Clic
Clic

Mezz'ora dopo. Telefonata del marito

Ah, senti. Mi hanno chiamato da un numero strano. Volevano che confermassi un corso che deve fare Mattia. Gli ho detto che queste cose le segui tu e di chiamare te ma mi hanno risposto che non possono perché la prenotazione è agganciata al mio numero. Richiameranno stasera...

Corso? Numero strano? Sarà uno 095.

Prima considerazione: come ha fatto la Regione Lombardia ad approdare al numero di cellulare di mio marito? Bah, non voglio neanche saperlo. Perché la possibilità che io abbia dato il suo recapito per cose mediche e/o appuntamenti è abbastanza remota.
Seconda considerazione: in un periodo in cui parlo ossessivamente di visite, controlli e corsi di ogni genere è abbastanza normale la reazione di mio marito. Significa che mi ascolta. Mi ascolta come la maggior parte degli uomini ascoltano le donne. Come le lucine dell'albero di Natale. A intermittenza.

settembre 23, 2012

Di tosse, annessi e connessi

Per la serie chi ben comincia, a sole due settimane dall'inizio dell'asilo abbiamo vinto il raffreddore e la simpatica tosse da fumatore (grassa, per intenderci). Quella che i pediatri ti spacciano per normale se il tuo bambino va al nido e/o vive in una metropoli. Solo che noi ormai siamo alla materna e viviamo nell'hinterland. Però ce l'abbiamo lo stesso. 
E' che a me la tosse mi manda sempre un po' in paranoia. Sarà per i nostri episodi di tosse asmatica. Sarà che la storia della tosse col sibilo o senza sibilo non l'ho ancora capita (e infatti non faccio il medico). Sarà che ogni volta in casa si apre il dibattito sciroppo sì/sciroppo no (ma la faccenda che si tratta di una difesa dell'organismo la so solo io?). Oppure sarà che l'ultima volta Mattia si è trascinato la tosse per un mese e mezzo e al controllo dopo il secondo ciclo di antibiotici la pediatra mi ha buttato lì un: non so se l'altra volta gliel'avevo detto che più che una bronchite sembrava una broncopolmonite...  Ma sei scema? Ho (solo) pensato. Perché (ammutolita) credo di aver risposto: ah, ecco. A chiosare degnamente ci ha pensato a casa il consorte: l'ho sempre detto che la nostra pediatra non capisce un cacchio! (Anche se a dir la verità, quella che dice cacchio in famiglia sono io).
Tornando a noi, al raffreddore e alla simpatica tosse produttiva c'è da dire che quest'anno partiamo avvantaggiati. Abbiamo fatto il salto di qualità: l'acquisto di un aerosol che va a velocità supersonica (qui quello del 2008) ma soprattutto abbiamo imparato a soffiarci il naso, solo ed esclusivamente su richiesta ma è comunque un progresso, anzi Il Progresso.
Questo post nasce un po' come antisfiga per esorcizzare l'ansia della stagione dei malanni. Peraltro noi abbiamo dato un po' in tutte le stagioni. 
Che poi c'erano anche quelli che dicevano vedrai, al nido si fanno gli anticorpi e poi alla materna sono rocce... Embè? Scherzavano.

settembre 21, 2012

Voce del verbo socializzare

Stamattina ragionavo sul fatto che sto cominciando a socializzare con le altre mamme dell'asilo solo oggi (al secondo anno) mentre fino a quattro mesi fa mi stavano quasi tutte mediamente sulle palle. E poi mi lamento che ho due figli un tantino asociali...
Che poi non è del tutto vero ma: 
punto 1 - essendo in due fin dalla nascita, loro tendono a "bastarsi" a vicenda (e questa non è una cosa bellissima ma fisiologica sì); 
punto 2 - assorbono come spugne le mie sensazioni quindi se in una data situazione io non sono a mio agio, loro lo recepiscono con le ovvie conseguenze. Tolte queste due varianti, sono due bambini dolci e che amano la compagnia. Selezionata.
Fatta questa importante considerazione, ufficializzo che anche noi ci siamo interessati all'attività extrascolastica, nonché sportiva, da svolgere durante la settimana. Lo so che ci sono bambini che a 4 anni giocano a calcio, a tennis e tirano di scherma ma noi siamo lenti anche in questo (la presenza a singhiozzo del papà e il nostro poco spiccato senso sportivo a mio avviso non aiutano ma questo è un altro capitolo). So anche che ci sono pupetti che alla materna hanno un'agenda più fitta di un manager rampante ma tant'è. 
Detto questo, noi approdiamo ad un corso di ginnastica dal nome molto basico, tipo gioco e spazio o qualcosa del genere. Roba da principianti, insomma. Ma motivo d'orgoglio per noi perché è comunque una prima volta.

- per essere precisi il corso si chiama movimento e gioco: una su due l'avevo azzeccata!

settembre 10, 2012

...batti un colpo!


Questo post è per dire che esistiamo ancora.
Fatichiamo a conciliare i nostri desideri con la quotidianità ma continuiamo a fare del nostro meglio (dopo aver fatto del nostro peggio).
Tentiamo di resettare sempre e di cancellare una giornata storta con una dritta: qualche volta ci riusciamo, qualche volta no.
Dietro al plurale maiestatis c'è la mamma al quadrato. Di fronte ci sono due ometti che alla mia domanda ma la vostra mamma com'è? mi rispondono: sederona! Divertita e anche un po' interdetta, mi tocca allora precisare: intendevo dire, ma è brava o cattiva? Braaava! (E anche stavolta l'ho sfangata).
Due cuccioli di quattro-anni-quattro che iniziano il loro secondo anno di materna. Che gioia essere "mezzani", se ripenso al faticoso inserimento dello scorso anno. Mentre scrivo mi rivedo nascosta dietro ad un cespuglio, mentre spio i miei piccolini imbronciati (un consiglio: non fatelo mai!).
Stamattina uscendo dall'asilo ho incontrato una mamma "nuova" che mi ha detto: che caldo, forse è la temperatura o forse è l'ansia... Ecco, io d'istinto le avrei urlato amica-ti-capisco ci-son-passata-anch'io, invece le ho semplicemente sorriso perché in questo periodo sono molto molto low profile. Ma conto di migliorare.

Foto: Christian e Mattia - 09 settembre 2012 - Pompieropoli

luglio 30, 2012

Di tracce, indizi e vacanze

Ieri ripensavo ai tempi in cui i miei figli esploravano casa in ogni dove (non ricordo esattamente quando ma credo dopo aver iniziato a camminare), spostando, toccando, rovistando, senza risparmiare cassetti e comparti della cucina alla loro portata. 
Hai voglia a sgridarli. E che fatica ascoltare i parenti che dicevano che i loro nipoti no, non l'avevano mai fatto. 
Non ho ritenuto sbagliato svuotare casa degli oggettini che potevano rompersi o diventare un pericolo per loro. E non ho ritenuto sbagliato blindare alcuni cassetti e svuotarne altri per metterli a loro disposizione.
Con chi aveva da ridire, sfoderavo la solita giustificazione: tu avevi uno o due bambini da guardare? tu ci stavi da sola in casa coi bambini o eravate una task force? E chiudevo l'argomento. 
Col tempo gli oggettini sono ricomparsi (mica tutti eh!) e i cassetti sono tornati accessibili. I miei rimangono bambini curiosi da questo punto di vista ma la passione esploratrice è un po' passata. Eppure tutte le volte che trascorrono una giornata a casa della nonna, lasciano tre (dico tre) inconfondibili tracce del loro burrascoso passaggio: il giro della manopola programmi della lavatrice (poco importa se in funzione o meno), la sveglia, che suona di notte, sempre. E la gatta, povera gatta, che rimane chiusa in balcone o in casa, a seconda di come girano la levetta della gattaiola per accedere al terrazzo.

Detto questo, si avvicina agosto e le sospirate ferie lunghe. Anticipo i tempi e butto giù una serie di buoni propositi (lo so che è una cosa che si fa in settembre ma tant'é): 
- meno web, più libri (l'iphone, poi, non aiuta. Aveva ragione chi me lo aveva detto)
- meno carboidrati, più tutto il resto
- al bando le telefonate "finte" e le persone che non mi danno niente (dal punto di vista emotivo chiaramente)
- al bando la voce alta e le sfuriate (che di questi tempi vanno per la maggiore)

Diciamo che voglio mettermi in ascolto. E speriamo di raggiungere la giusta sintonia.

Buone vacanze a chi passa di qua.

luglio 24, 2012

Molto molto off topic

Da sempre le letture illuminanti le faccio nel bagno di casa mia. Stamattina sfogliavo un noto settimanale femminile e apprendevo che Peter Bregman, consulente strategico americano, sostiene che ciascuno di noi dovrebbe compilare un elenco di cose da non fare perché ci renderebbero la vita difficile. 
Tipo? Non frequentare persone che ci turbano, non fissare appuntamenti sapendo che abbiamo altri impegni (e poi ci sentiremmo in colpa), non comprare cose inutili etc.
Cioé, questo tizio in tre righe ha formulato i nodi cruciali dei miei malesseri ricorrenti. Io salverei giusto lo shopping compulsivo perché quello, checché se ne dica, ci fa star meglio. Oddio, basta non dar fondo al conto in banca. 
Per contro lo psichiatra che cura la rubrica dice che questo atteggiamento sarebbe sbagliato perché ignora una regola fondamentale dell'anima: saper ascoltare i disagi (che sì, aggiungerei io, a parole è una gran cosa ma metterla in pratica è un'altra storia).
In altre parole: dovrei cancellare dalla mia rubrica le persone che riescono a ribaltarmi l'umore con un sms? Oppure scandagliare il mio inconscio e capovolgere la mia esistenza per dar un senso e nuova vita al mio disagio? 
E ancora, dovrei ridurre al minimo gli impegni? Oppure all'occorrenza accavallarne un paio, che tanto il senso di colpa durerà una mezzora ma ci avrò guadagnato in emozioni ed esperienza?
La conclusione è che la mattina il cervello è meglio lasciarlo nel limbo e riconnetterlo dopo un paio di caffé. 

luglio 21, 2012

La tigre delle nevi e il tricheco cicciottone

Cos'è quello, mamma?
E' uno stambecco. Ah, no, ehm, un'antilope.
Guarda quelli. Cosa sono, mamma?
Sono pesci piranha. O no? Ah, sì, sì, sono piranha.
Guarda il rinoceronte. E lui cosa mangia?
Eh? Poi lo chiediamo a papà... 
Ecco. Guardate il riccio. Ah, no, questo è l'istrice... 
(E sì che c'erano i cartelli, mi fossi applicata, avrei potuto fare la disinvolta...)
Oggi, gita con mamma e nonna al Museo delle Scienze Naturali. E ne valeva la pena. Diciamo che me n'ero già accorta con le domande a raffica di Mattia ma oggi ne ho avuto la riprova: che come mi muovo mi muovo...ehm lacune? Piuttosto, voragini. 
Io non ho fretta di vederli crescere ma quando inizieranno la scuola sarà la volta buona che mi (ri)farò una cultura...
Ditemi qual è l'animale che vi è piaciuto di più?
Mattia: la tigre delle nevi (la tigre siberiana). No, va be' ma chi se la ricordava?
Christian: il tricheco cicciottone e l'elefante marino. Pure quello: non pervenuto.
Già che siamo in tema di animali e questo blog nasce per ricordarMi cose che diversamente cadrebbero nell'oblio, annoto l'ultimo trend di casa nostra. Io mi rivolgo a mio figlio chiamandolo per nome e lui mi risponde contrariato: non mi devi chiamare così, io sono un criceto (o un cagnolino o un baby giaguaro, a seconda del momento). Solo che tengono il personaggio per una mezz'ora buona e ti rispondono che non possono fare quella o quell'altra cosa perché i criceti o i cagnolini o i baby giaguari (e qui c'è lo zampino di Dora, Diego e compagnia bella) non la fanno. Ecco, niente, parliamone.

luglio 18, 2012

Pillole di vacanze

Come è ormai noto i miei post vacanzieri sono tutto fuorché grondanti di poesia. Primo perché non ho l'animo poetico, secondo perché non vado in posti poetici, terzo perché dopo un po' riesco a sentire la routine anche in vacanza. Nel senso che in ferie ci rimarrei volentieri a vita ma un po' in giro e un po' a casa mia. Diciamo, che ho l'animo inquieto. E ho un marito che (in questo e non solo) è peggio di me.
Comunque, ci siamo presi un anticipo di vacanza: una settimana al mare, in villaggio, pensione completa (prima volta in assoluto).  
Ma io non ho mai visto una casa senza cucina! 
E io non ho mai visto un frigorifero dentro nell'armadio! (minifrigo)
I due hanno faticato a farsene una ragione ma alla fine si sono abituati alla pratica buffet. Noi grandi, siamo rapidamente passati DAL che-gioia-non-dover-pensare-a-niente AL ma-quanto-cacchio-stiamo-mangiando?
Conclusione: l'anno prossimo casa SUL mare ma cuciniamo noi.
Cosa ricordare di questa mini vacanza? La gara in bicicletta nella pineta, il pedalò nel lago, lo spettacolo del mago, le scorpacciate di anguria e dolci, i quattro letti a formare un solo mega lettone, le scivolate in piscina, le nuotate nell'acqua alta, mamma perché i braccioli tengono a galla?, le corse (loro) a perdifiato, l'addio de-fi-ni-ti-vo al pisolino del pomeriggio e (nonostante tutto) un minimo sindacale di relax (questa sarebbe la vera novità di questa vacanza, insieme al fatto che dopo quattro-anni-quattro la mattina mi svegliavo prima io di loro).
Per la prossima tranche di vacanze aspettiamo agosto.
Mamma ci andiamo ancora in quel posto molto lontano, dove c'era la casa senza cucina e si andava sempre a mangiare ai cinesi? Sì, amore mio, ci torneremo ancora. Però come te lo devo dire? I cinesi sono i signori dai quali andiamo a mangiare la pizza vicino a casa nostra. Si dice mangiare al ristorante!

luglio 04, 2012

La caccia al tesoro di Mamma Felice

Con questo post partecipo alla Caccia al Tesoro di Mamma Felice.
I blog nascono per confrontarsi e condividere, ma alla lunga capita che ci si inchiodi al proprio blogroll e ci si precluda la possibilità di conoscere pagine (e persone) nuove. Quindi aderisco con gioia a questa iniziativa che si chiama Presentami un blog.

La mia carta d'identità:
Laura - 36 anni - mamma di Mattia e Christian (gemelli di quattro anni) - moglie di Giacomo (marito itinerante per lavoro) - lavoratrice a tempo pieno e leggermente borderline.
Amo: leggere, mangiare (ahimé), e sentirmi a posto con la coscienza.
Odio: la televisione di sottofondo, chi vive con il paraocchi e chi enfatizza tutto nella vita.
Segni particolari: allungo la CocaCola con l'acqua sennò mi viene il singhiozzo.

Nome del blog e obiettivi:
Mamma al Quadrato, nato nel 2008 quando i miei bambini avevano due mesi. Avevo voglia di raccontare le mie avventure da neomamma e la mia vita non convenzionale. Ho scoperto un meraviglioso mondo di donne e mamme straordinarie.

Un buon motivo per seguirmi: 
Non so cucinare, sono una pessima casalinga, sono una mamma pasticciona [ma animata da buonissime intenzioni] e critico spesso [ironicamente] mio marito. Sotto sotto invidio le mamme a tempo pieno anche se coi miei figli h24 durerei al massimo un mese. Morale? Leggere il mio blog vi farà sentire persone migliori (di me) o semplicemente in buon compagnia!

Due post che vale la pena...oddio, non esageriamo:
Dove mi trovate: 
Ho un profilo Facebook per il blog e uno personale (ma solo per chi si presenta), se volete segnalarmi il vostro potete farlo a questo indirizzo mail: mammaalquadrato@gmail.com

giugno 27, 2012

Di cene, angurie e mamme moleste


Rapido resumé delle ultime settimane. 
Nella classe di Christian hanno organizzato una cena di fine anno con le maestre. Solo che le maestre non sono venute: una non poteva e l'altra era malata. E lì ci sarebbe da dire che son proprio loro quelle che bacchettano di brutto per le assenze alle attività extrascolastiche, poco importa se di sabato mattina o di giorno feriale. Ma vabbe', son quisquilie. 
Cena con le maestre, senza maestre appunto, ma con sorpresa perché la varicella incombe e una mamma sollevando l'orecchio della figlia fa l'infausta diagnosi tra il secondo e l'anguria. Le mamme con l'antisfiga in tasca (quelle che come me, la varicella no, ma questo mese me ne sono già capitate abbastanza) si guardano inorridite. Lì, con un rapido calcolo delle probabilità, mio marito sentenzia: perfetto, tra dieci giorni parto, vedrai che appena ho la valigia in mano la prendono anche loro. Questo perché lui sostiene che tutte le cose di rilievo accadano quando lui non c'è (come dargli torto).
Invece la varicella arriva sei giorni dopo: a Mattia.
Lode lode alla pediatra che dimostra grande pragmatismo chiedendomi prima di ogni cosa: lei deve partire? Sì, ehm, fra tre settimane, anzi stavo per dare la caparra. Aspetti, aspetti a pagare.  Il problema non è lui ma l'altro perché l'incubazione è di circa 15 giorni. Quindi se la prende dal fratello è proprio a ridosso della partenza!
Invece (grande Christian) se l'era già presa, e il giorno dopo è puntinato pure lui. 
Ecco, parliamo dei puntini. Vi hanno detto che l'exploit è nelle prime 48 ore? Pure a me. Tanto è vero che alla fine del secondo giorno, visto che i puntini erano quattro (dico quattro in tutto) mi stavano girando un po' le palle. Soprattutto perché la pediatra, dopo averlo visto, si era così espressa: in effetti, sono un po' titubante, ci aggiorniamo nei prossimi giorni. Il concetto era: ma è varicella o no? Ma non è che poi siamo convinti che l’abbia fatta e invece è un’altra cosa? Ma tutte a me le cose strane? Invece, il terzo e il quarto giorno c'è stata l'esplosione. Varicella senza titubanze insomma.
Cose e persone moleste da segnalare in questi casi:
1) Non ricordarsi se da piccoli avete già dato. Io sì. Mio marito: boh, crede di sì. Ehm, parliamone… 
2) Quelle che ti dicono ma coooome? non gliel'hai fatto fare il vaccino per la varicella? Come se fossi una madre degenere che ha scelto di mettere a repentaglio la vita dei propri figli. (No, voglio dire, la mia pediatra non me ne ha neanche parlato).
3) Mamme che ti propinano tutte le complicazioni del caso (polmonite et similari). Io, che per natura minimizzo e non son solita fare terrorismo psicologico, faccio veramente fatica a comprendere questo atteggiamento.
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E pure se adesso non è più di moda, almeno i primi giorni, tanto talco mentolato per tutti!

giugno 08, 2012

Voglio il premio

Due aerosol. Mamma, lo accendo io. Ma quando finisce? Mamma sono stufo! Due docce. Daiiii, l'acqua è bollentissima! Mi lavo io. No, i capelli no. I denti. Mamma questo dentifricio è cattivo. Devi comprare quello per i piccoli. Aspetta, aspetta, devo bere. Cough, cough, mi viene da tossire. Ti devo dire una cosa: devi fare pianino, guarda, guarda, così! Due gocce di collirio in un occhio. Buaaaaaaaaa, non vedo più nienteeee!
Questo la sera. 
Stamattina nessuno si svegliava. Uscivo trafelata con il mio look peggiore e la coda di cavallo più moscia della mia vita. Ferma allo stop prima dell'asilo, avevo il tempo di pensare ma se mi do malata e mi chiudo in un centro di bellezza? Invece sono andata in ufficio. Ho raccattato il rimmel e un lucidalabbra e mi sono data un'aggiustata. Qualcuno direbbe sei andata a riposarti. Sì, da un certo punto di vista sì, però, parliamone.
Stasera ho cenato al volo e mi sono messa a fare labirinti, disegni, ritagli e quant'altro. Poi ho ricominciato il valzer della sera. E sarà stato quel mamma sono contento che sei tornata o quella meravigliosa R alla francese che fa capolino tra una parola e l'altra (mannaggia ai fonemi difficili), ma sono stata, nonostante tutto, paziente. Stanca ma paziente. E spesso non lo sono. Lo ammetto.
E qui ci sta il discorso di rito che propino a mio marito quando torna da una trasferta. In genere di mattina, quando vorrei fare tutto quello che mi occorre fare, ma devo andare a lavorare. E' un discorso terra a terra, ma di prima mattina è un bel mattone. Questa la sintesi: perché noi due ci facciamo un mazzo mentre c'è gente che ha la vita facile? Qual è il senso? Prima o poi il premio arriva? Ecco, questo è il punto: io voglio il premio.

maggio 26, 2012

Di karma e antisfiga

Volendo credere al karma potremmo dire che me la sono cercata.
Prima ironizzavo su Facebook sulla faccenda dei punti in testa e scrivevo: Tre punti di sutura. Vita spericolata: Christian batte Mattia due a zero. Qui pubblicavo un post, confessando un debole per i camici bianchi.
Cosa può riproporre il fato ad una madre così sciocchina e superficiale?
Una seconda tappa al pronto soccorso, a tre giorni di distanza.
Questa volta però Mattia ha battuto Christian su tutta la linea: quasi tre giorni di ricovero.
La faccenda in sé non era grave, si trattava di un attacco d'asma di probabile origine allergica, ma avendo rimesso i farmaci al momento di lasciare il pronto soccorso, l'hanno dovuto trattenere.
Il mio ometto, inizialmente molto contrariato, ha dimostrato spirito di adattamento e ha trascorso con me queste 36 ore (o quasi) in pediatria. E tra il tempo passato nella sala giochi del reparto, quello a contenere la logorrea post cortisone e quello a gustare i lauti pranzi ospedalieri siamo riusciti a farci dimettere.
Finalmente! Eh, sì, la mamma ha fatto un pressing...
Diciamo che ci siamo venuti incontro, mi ha risposto la dottoressa, che a mio avviso la tirava un po' troppo per le lunghe.
L'occasione ha suggerito due, tre considerazioni, in ordine sparso:
Punto 1. Urge un rimedio antisfiga perché gli ultimi accadimenti hanno avuto un certo peso specifico. Anche se, come dice una mia cara amica, la sfiga vera e propria non esiste. O meglio, dice lei, io alla sfiga non ci credo. Credo alla distrazione e alla disattenzione. E qui mi sto facendo un discreto esame di coscienza.
Punto 2. Chissà perché queste cose succedono sempre quando Giacomo è via o in partenza? Si domanda mia madre. E lì tocca precisare che queste cose succedono sempre quando lui "è via o in partenza" semplicemente perché lui è spesso "via o in partenza". Qui bisognerebbe scomodare la statistica e il calcolo delle probabilità, ma vabbe'.
Punto 3. Non è che per caso: anno bisesto, anno funesto?
Massì, dai, quest'esperienza ci mancava. 
Voto al piccolo paziente: 10 e lode. 
Voto alla mamma: 9 meno meno.
Lo confesso, la mattina dell'ultimo giorno di ricovero, in astinenza da caffeina, da un'ora e mezza nella sala giochi, con l'educatrice in modalità-tata-Lucia, sedevo con lo sguardo vacuo e mi sentivo una lobotomizzata. Confortante scoprire in altri genitori lo stesso smarrimento. 
Chiaramente qui non parlo di situazioni gravi. Massimo rispetto per chi si trova in ospedale per cose veramente serie.

maggio 18, 2012

Volevo fare il medico (ma mi mancano le basi)

Faccio outing. O coming out? Sono una mamma incapace di gestire le emergenze. Tipo: mio figlio mette il piede su una macchinina, scivola, prende in pieno lo spigolo di un bauletto e si fa un taglio sulla testa. La scena non è proprio splatter ma il sangue c'è. Io mi faccio prendere dal panico e comincio a impartire ordini scoordinati a mia madre che è lì con me, solo che non mi vengono le parole. Tipo: prendimi un, un, un, massì dai, un asciugamano! Bisogna mettergli il, il, il... L'acqua ossigenata? mi chiede lei. Ma, no! il disinfettante! (modalità: panico all'ennesima potenza). 
Poi, visto che è caduto due minuti prima che io entrassi in casa, butto lì una frase che subdolamente sottintende che non è stata attenta a sufficienza. Una roba da stronze, lo ammetto (modalità: solo con me sono al sicuro, sì vabbe'). Meno male mia madre non coglie la provocazione. Alla fine, approdiamo al pronto soccorso che la ferita sanguina meno, io mi sono data un contegno, ma soprattutto mio marito ha dato una ridimensionata al dramma (Laura, sto rientrando con la spesa, fammi almeno portar su i sacchetti sennò si scongela tutto!). 
Lì entro in una saletta piena di dottorini, e riesco anche a pensare apperò, perché io che son cresciuta a pane e serie tv ospedaliere, son sensibile al fascino del camice blu. Ormai mi sono rilassata, salvo raddrizzare le antenne quando mi dicono che devono dargli dei punti. Ma non potete mettergli i cerottini? No, sulla testa non glieli possono mettere. Ma fa tanto male? Ma no, gli facciamo l'anestesia locale. Finalmente mi zittisco. E fila tutto liscio (premio coraggio al mio piccolo Christian che si è dimostrato un ometto).
Morale della favola. Tocca lavorare sul fronte "prima reazione agli incidenti di percorso". E meno male che non sono ipocondriaca. Altrimenti, potreimorire!
E voi? Sapete mantenere il controllo?

maggio 13, 2012

Le mamme sgarrupate

Auguri innanzitutto alla mia mamma: un'eroina. E non aggiungo altro. L'avevo descritta QUI ed è uguale ad allora ma con un fardello in più.
Auguri a tutte le mamme, quelle incasinate, un po' sgarrupate, sempre di corsa, con mille idee e tremila cose da fare. Quelle che vorrebbero ma non posso. Quelle un po' pasticcione ma attente a modo loro. Quelle che le coccole e il pisolino li facciamo nel lettone e i giochi in casa sono ovunque perché è bello così. Quelle che si mettono sempre in discussione, si confrontano. Quelle che sclerano, si raccontano, si sentono inadeguate ma poi si assolvono perché non siamo robot. Mamme in divenire, insomma.
Poi ci sono le mamme perfette, quelle nate imparate, che hanno figli perfetti e la soluzione in tasca, sempre. Dicono esistano davvero. Auguri anche a loro, anche se immagino si celebrino da sole tutto l'anno.

maggio 07, 2012

Quattro anni quattro

E poi sono arrivati i quattro anni. E lì ti accorgi che è un compleanno speciale, ma mai come il terzo. Mai come il secondo. E mai come il primo. Questo è il prezzo del tempo che passa. Avete un pupo di un mese in braccio e vorreste che non crescesse mai? Vi capisco, ci sono passata. Ma che ogni età abbia il suo bello, credetemi, è una grande verità.
Abbiamo festeggiato fuori a cena con i nonni e gli zii perché era sabato e perché il papà rientrava tardi dal lavoro. Anche quest'anno niente festa coi compagni d'asilo: invitare 54 bambini (27 per classe) non mi sembrava il caso. Anche se servirebbe per socializzare, per conoscere le mamme, per aiutare i bambini a sentirsi parte del gruppo: anche no. Magari un domani cambierò idea.
Auguri ai miei cuccioli, grandi ma ancora piccini. Che mi danno un sacco di baci: uno normale, uno pernacchia e uno aspirapolvere. Che mi dicono che siamo tutti belli quando vogliono esprimere la loro felicità. Che adorano fare la colazione, mica frettolosa, una cosa lunga, rigorosamente in pigiama e con il tavolo imbandito, tipo hotel. Che mi chiedono i massaggi prima di addormentarsi, tanti così (due mani a fare le dieci dita) un po' sulla schiena, un po' sul collo, un po' sul sederino... (sì, avete capito bene). Che hanno attacchi di stupidera estrema, a volte divertenti, a volte no. Siparietti di comunicazione esclusiva, impenetrabile,  un muro di gomma per qualsivoglia rimprovero. Dicono si chiami "gang gemellare", meno male sono singoli episodi e non la normalità. 
Auguri agli amori della mia vita.
Senza di voi non sarei quella che sono oggi: sicuramente più schizzata ma decisamente migliore di prima.

aprile 30, 2012

I letti e le girelle alla cannella

Parliamo di letti. Del fatto che (finalmente) alla soglia dei quattro anni, ci siamo decisi a fare il cambio dei lettini.
Per ragioni di spazio (e non solo) abbiamo scelto un modello Ikea.
Lui si sveglia una mattina e mi dice: cosa dici se li andiamo a comprare oggi? Massì dai, gli rispondo io, visto che l'idea è di dodici/tredici mesi fa! Quest'ultima cosa la penso soltanto e intanto ragiono sull'unico modo per portare mio marito all'Ikea, ossia garantirgli di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Che precisamente vuol dire:
1) andare all'Ikea, senza entrarci veramente. Uguale: arrivare lì con codice del prodotto e andare diretti agli scaffali, evitando il tour degli ambienti.
2) assicurargli l'acquisto di quei prodotti svedesi di cui io farei anche a meno tipo la bibita gassata alla pera, le focaccine al succo di bietola e le girelle alla cannella. No vabbe' quelle le salvo.
Tornando ai letti: missione compiuta. Loro sono contenti. Io pure. L'unico un po' scettico è Mattia che ultimamente quando il papà non c'era ha dormito direttamente con me nel lettone. E ci ha preso gusto.
Madre Degenere, direbbe la tatona Lucia.
Infatti.
Diciamo che non lo farò più.
Forse.

aprile 18, 2012

Di motorini e oggetti transizionali

Dopo quasi quattro anni di onorato servizio, anche la Dollina va in pensione. Così, inaspettatamente e senza un perché. E quando i tuoi figli abbandonano anche il loro oggetto transizionale, ti senti a un passo dalla vera svolta: a breve ti chiederanno le chiavi di casa. E il motorino.
D'altronde da tempo la Dollina era agganciata al ciuccio, che abbiamo tolto un mese fa. I due erano diventati una cosa sola: il ciucciodollina. Un tutt'uno, senza congiunzione. Come mammapapà quando c'è da dire una cosa a tutti e due e caccapipì quando scappa l'una e pure l'altra.
Meritava questo post la mitica Dollina, ricevuta in dono alla nascita dalla zia Simona e ribattezzata così dalla nonna,  per via della pecora Dolly. Mio marito ci ha messo due anni a capire che quel nome lì gliel'avevamo dato noi e quando mi ero chiesta e se le perdo? dove vado a trovarne due uguali? Lui se n'era saltato fuori con un echessaràmai? vai su google, digiti dollina e vedi dove le vendono.  Sì, certo.
Poi ho scoperto davvero dove le vendevano ed ero andata a comprarne due di riserva, solo che sono rimaste bianche e cicciotte nell'armadio mentre le original ones come le chiamavo io, si sono ingrigite e ciancicate. Avevano persino un buco nelle orecchie perché usavano infilarci il dito indice nel prendere sonno.

Ma perchè non vuoi più la dollina?  
Mamma, non la luso più. Sono grande.

Risposta ineccepibile. Ma che colpo al cuore. 

aprile 04, 2012

Se son violette...

Avete presente i contrassegni che ti danno all'asilo? Quelli per cui tuo figlio è una fragola, una tartaruga o un stella cometa e lo sarà dal primo all'ultimo anno? 
Così tu gli attacchi la fragola, la tartaruga o la stella cometa in ogni dove e siccome è una cosa carina e rassicurante, lui sarà contento di ritrovarli in qualsiasi attività faccia lì?
Noi abbiamo ricevuto in sorte la pecorella per Mattia e un fiore viola (una violetta) per Christian.
Questo vuol dire che come Mattia con la sua pecorella, Christian ha la sua bella violetta all'ingresso, in bagno, sull'album dei disegni, una violetta sul portascarpe e così via, all'infinito.
Così per sette-mesi-sette, ogni  inizio settimana, io attaccavo con la solfa: dov'è l'appendino con la violetta? Eccolo. Mettici il tuo asciugamanino! 
E poi nell'antibagno: dov'è il simbolo della violetta? Eccolo. Mettici il tuo sacchetto con il libro della biblioteca! 
E via dicendo, fino ad arrivare al saluto.
Poi un lunedì mattina accade che mio figlio mi guarda e mi dice titubante:  sai, la mia maestra mi ha detto che si chiama ciclamino! 
Io, folgorata, ammetto: mi sa che la tua maestra ha ragione.

Madre lavoratrice, latitante in cucina e senza rudimento alcuno di fiori e giardinaggio. Questa sono io. 
Io lo so da un pezzo
Adesso lo sanno anche le maestre.

Buona Pasqua a chi passa di qua.

marzo 24, 2012

Qui si cresce, che fatica

Mattia che lava la macchina della mamma
L'avevano detto anche a voi vedrai che quando crescono è tutto più semplice? Forse scherzavano.
Sarà che a me i primi tempi mi son piaciuti così tanto che non capisco quelle che si sentono annaspare già in quella fase lì. No perché se ti manca la tua vita quando tuo figlio ha due mesi (che, sì vabbé, mangia un numero di volte random durante la giornata ma altro non fa), quando parlerà, pretenderà, sindacherà e risucchierà tutta ma proprio tutta la tua energia che cacchio farai?
Che poi forse un figlio di quasi quattro anni non ti risucchia granché. Cioé, non lo so. Ma due sì. Non che prima fosse una passeggiata ma ultimamente, come dire...sticavoli. Qui si cresce e l'impegno sembra decisamente maggiore. Io affogo lo sconforto acquistando libri sul tema* (che se c'è una cosa che non riesco a leggere sono proprio i saggi, eppure li compro lo stesso) e riducendo il tempo di connessione alla rete (che se c'è una cosa che mi fa sentire brava è stare meno su internet, per la serie dipendenza no ma quasi). Quindi se mi tracciate online: o sono al lavoro (in pausa ;-o) o sono le 20e30 di un sabato diciamo impegnativo e siccome loro sono crollati io, quasi commossa, mi concedo il lusso di scrivere sul blog.

*Questi gli ultimi libri sul tema: "La rabbia delle mamme" di Alba Marcoli (il titolo mi sembrava azzeccato) e "Il segreto dei bambini felici" di Steve Biddulph (comprato per Christian e per la sua crisi di crescita). Della Marcoli poi ho quasi l'intera bibliografia: altri acquisti compulsivi del giugno scorso in previsione dell'inserimento alla materna in quanto autrice suggerita dalle maestre.
I manuali "delle Tate" ce li ho tutti, comprati in tempi non sospetti e pure quelli mai letti. Ho perfino una "Bibbia del Genitore" che non so se rendo. E come farsi mancare "I no che aiutano a crescere" e "Le mamme non sbagliano mai"? Che solo a leggere il titolo ti senti meglio.
Prime pagine a parte, di tutti questi libri non ne ho letto neanche uno ma conto entro una decina d'anni di diventare un'esperta.

marzo 19, 2012

Tecniche politicamente scorrette per togliere il ciuccio

E alla veneranda età di 3 anni e 10 mesi abbiamo buttato via il ciuccio che usavamo quasi esclusivamente la sera. Non è che lo abbiamo proprio buttato, l'abbiamo spedito (per finta) alla bimba che avevamo visto in questa occasione qui e che è l'unica bimba così piccola che loro abbiano mai visto da vicino vicino. Questo la dice lunga sul grado di socialità della nostra e della loro vita ma vabbe', su questo bisognerebbe aprire un capitolo a parte.
Per convincerli a cedere il prezioso oggetto consolatorio siamo ricorsi al più becero degli stratagemmi: voi il ciuccio lo dovreste regalare alla bimba di cui sopra perché siete diventati grandi, se lo fate da stasera stessa papà torna con un megaregalone che neanche vi immaginate. Siete d'accordo? E qui avremo fatto venire l'orticaria a tutte le Tate del mondo ma fa niente, noi siamo gente scriteriata e dedita al consumismo.
Naturalmente prima di sottrarre i due ciucci per sempre ci siamo assicurati che avessero ben capito che una volta spediti non sarebbero più tornati indietro. Che un ripensamento durante la notte non è cosa buona, si sa.
Comunque, a parte chiederli un paio di volte la sera stessa, non li hanno più cercati.
Troppo facile per essere vero. Il consorte dice che ci saranno ricadute. Io credo di no, anzi, avremmo potuto farlo anche prima.
Un tentativo in realtà l'avevamo fatto prima di Natale, dicendo loro che a causa del ciuccio gli sarebbero venuti i denti in fuori e per essere più precisi gli mostrammo questa immagine. Se siete tentati di chiamare il telefono azzurro, sappiate che agivamo per amore, l'originalità è il nostro punto forza. E comunque, a parte lo choc e il rifiuto iniziale, loro continuavano a cercarlo e noi abbiamo ceduto subito. Questo per dire che la determinazione dei genitori fa tanto quanto la volontà dei bimbi di togliere una cattiva abitudine. Diciamo poi che la determinazione dei genitori talvolta è incentivata dai consigli di uno, magari anche due, specialisti in logopedia ma qui si aprirebbe un secondo capitolo, ne parlerò a tempo debito.

marzo 07, 2012

Italia, paese di allenatori

[Segue dai colloqui con le maestre]

Io, nel pieno dello sconforto, mi abbandono a considerazioni ad effetto: dura la vita dei genitori! Eh sì, quando si dice figli piccoli-problemi piccoli, figli grandi-problemi grandi. Tutto vero!
Poi sospiro.
Lui ascolta. Vorrebbe precisare che i nostri figli non hanno ancora quattro anni, invece mi asseconda e la butta sul filosofico: la verità è che son tutti bravi con i figli degli altri, poi con i propri è tutta un'altra cosa...                                           
E lì io rifletto: alzi la mano chi non ha mai giudicato i problemi dei figli altrui. Beh, lo ammetto: io l'ho fatto. Ma così, en passant, qualche volta. Poi mi è venuta in mente la mia mamma, saggia donna, che mi dice pensa ai tuoi figli che nella vita non si sa mai...
E mentre considero il karma divino che ha voluto punirmi per cotanta saccenza, lui mi rifila la similitudine calcistica che tutto sommato ha il suo perché: massì, Laura, è un po' come nel calcio, l'Italia è un paese di allenatori, tutti bravi a dare consigli alle squadre degli altri!
Lode (qualche volta) ai mariti pragmatici, che di introspezione ne abbiamo già fatta abbastanza.

marzo 01, 2012

1 (una) mamma e 2 (due) bambini

Colloquio n. 1 - con le maestre di Christian

Ci domandavamo se ci fosse stato qualche cambiamento nell'ambito familiare nell'ultimo mese?
L'esordio non è stato dei migliori. Ma tant'è, mi sono raccontata, anche se di veri cambiamenti non ce ne sono stati. Tu che lavoro fai? E il papà? Ma quando i bambini sono con i nonni stanno a casa vostra o a casa loro? E l'esperienza del nido com'è stata? 
Direi molto positiva. Lì però le domande c'erano state in fase di inserimento e in modalità conoscitiva  mica cinque mesi dopo a mo' di inquisizione (questo l'ho solo pensato, naturalmente).
Ho raccontato anche di quando il nido stava per finire e io ero molto in ansia per la novità della materna. Ero preoccupata soprattutto per Mattia, per il suo carattere, per il suo essere mammone e per le sue timidezze. L'educatrice che li aveva inseriti mi disse che a suo avviso sarebbe stato Christian, apparentemente il più indipendente, a subire il contraccolpo della separazione dal fratello. Ecco, ci aveva visto giusto: Mattia ha trovato la sua dimensione, i suoi compagni ed è ben inserito. Christian no. Tanto è vero che quando si ritrovano in salone per il gioco libero, lui si aggrega al fratello e ai suoi compagni. Perché nella sua classe non ha socializzato granché.
Certo, si è parlato anche del mio lavoro. Ma siccome non faccio l'astronauta ma ho un normale impiego da ufficio e siccome i sensi di colpa ce li ho da sola, senza che nessuno compartecipi alla causa, quell'argomento si è chiuso lì. 
La sintesi è che Christian è un bambino mite (non timido, che voi magari sapete qual è la differenza, io l'ho appresa ieri) e il suo momento rock è stato una ricerca di attenzione. Meglio che il suo disagio l'abbia buttato fuori piuttosto che interiorizzato. 
Poi c'è stato il topic Lantonio: che non è un leader maximo ma un bambino dispettoso che l'ha preso un po' di mira. Ho saputo (solo durante il colloquio) che il bambino (il mio) un paio di volte è sparito dalla classe, una volta è scappato dal fratello e un'altra si è nascosto sotto una brandina della sala nanna (io questa cosa della brandina l'ho trovata inquietante, solo che nel flusso della conversazione non le ho dato il giusto peso. Ci  ritornerò su). 
Devono anche averlo elogiato per qualche cosa il mio piccolino ma non me ne sono accorta.
Comunque stai serena, niente per cui allarmarsi. I bambini problematici sono ben altri.
Meno male.

Colloquio n. 2 - con le maestre di Mattia

Mattia è un bambino sereno, dolce, molto intelligente, educato e curioso. Molto ben inserito. Sì, è vero, ha qualche problema con qualche consonante ma niente di cui preoccuparsi, aspettiamo l'estate e vediamo se si risolve da sé. Ci sono un paio di libri carini per fare qualche esercizio insieme. Ma sotto forma di gioco mi raccomando!
Comunque, senti, facciamo tanti complimenti ai genitori, avete fatto proprio un buon lavoro!

Meno male che di figli ne ho due.
E di colloqui ne ho fatti due.
Perché dal primo ne sono uscita a pezzi.

febbraio 26, 2012

Lei, lui e Lantonio

Domani colloquio con le maestre. Su mia richiesta. Del momento rock di Christian ho già parlato. Non ho raccontato invece che nelle stesse settimane le insegnanti mi buttavano lì messaggi fugaci: ultimamente mangia poco, stranamente ha rifiutato una fetta di torta, cerca molto di più suo fratello (che è in un'altra classe), ci sembra più fragile. Ma mica detti tutti insieme: un input alla volta. Che io ci ho impiegato un po' a mettere insieme il puzzle. Poi succede che una mattina quando lo accompagno gli viene il magone, non mi vuole lasciare, mi chiede se lo vado a prendere e io gli rispondo che no, viene la nonna. Così la sua maestra, proprio davanti a lui mi chiede se per caso quel giorno lì non riesco ad uscire prima per andarlo a prendere. Che son cose che si fanno davanti a un bambino, no? Così io le rispondo che sì, uscirò prima ma così facendo non risolverò il problema perché l'indomani (dal momento che io lavoro) tornerà a prenderlo la nonna. Poi lo guardo e gli dico: oggi, viene la mamma, ok? Al che lei mi dice che magari il bambino ha bisogno di passare più tempo con me e io preciso che indubbiamente il bambino è in crisi ma che io la sera quasi neanche cucino (lo faccio fare a mio marito) quindi come varco la soglia di casa mi dedico completamente a loro. Così lei ribadisce che allora il bambino deve solo accettare il fatto che la mamma lavori. E io mi sento di precisare che lavoro da quando loro andavano al nido e che sì, insomma, la cosa credo l'abbiano metabolizzata...
E allora ci penso su, ne parlo col consorte: loro lo vedono strano e probabilmente ipotizzano un cambiamento o un disagio nell'ambito familiare (con la mamma lavoratrice come ciliegina sulla torta). Noi ipotizziamo che qualcosa sia cambiato all'interno della sua classe.
Dal momento che il senso di colpa nella mamma lavoratrice è di serie, mica un optional, ho proposto a mio marito le mie belle teorie psicologiche sulle paturnie di mio figlio. Lui che è un tipo pragmatico me le ha bocciate tutte e ha poi concluso dicendo: vedrai che è successo qualcosa in classe, loro hanno troppi bambini da seguire e non si sono accorte di niente. (Io ho molta più fiducia di lui nel corpo insegnante, ci tengo a precisarlo).
L'indomani quando li accompagno, non contenta, riprendo l'argomento con l'insegnante: così tantopersapere ma Christian ha socializzato nella sua classe? Risposta: eh, in effetti un po' pochino. Avrei voluto controbattere con un cosa aspettavate a dircelo? Ma ho lasciato perdere. Nel frattempo sono passati quindici giorni. La maestra mi ha detto che sta andando meglio, e che lo ha osservato molto. Io ho appreso dell'esistenza di tale Antonio (che loro chiamano Lantonio), una figura quasi mitologica, a tratti un bambino molesto e a tratti er mejo del gruppo. L'istinto dice che in tutta sta storia c'è pure il suo zampino. Comunque, dicevo, domani ho il colloquio. Nel dubbio mi presenterei con un cartello con scritto "LAVORO PER NECESSITA' " tanto per fugare ogni dubbio.

febbraio 19, 2012

Di orologi biologici e sveglie rotte

Al collega con la fidanzata che fa pressing per mettere in cantiere un bebè sono solita raccontare che a me l'orologio biologico è scattato a 29 anni quando sono diventata zia e per la prima volta nella mia vita ho avuto occasione di tenere in braccio un neonato, percepirne il calore, annusarne il profumo, eccetera eccetera.
In quel periodo vedevo bambini ovunque e andavo dichiarando che un figlio l'avrei fatto anche in quel momento lì ma non c'erano i presupposti economici. Poi mio nipote cresceva, io intraprendevo un percorso nuovo e l'orologio biologico si è assopito. Diciamo pure che così come era scattato, è svanito. (Leggi: collega, tieni duro, magari le passa).
A 32 anni divento comunque mamma perché nei nostri progetti c'era una famiglia, possibilmente numerosa. Ci arrivano due gemelli quindi anche su quel fronte siamo stati esauditi. Anche lì, nonostante il doppio arrivo andavo blaterando che io un terzo figlio lo avrei fatto tranquillamente e in effetti proprio di recente mi son sentita dire che i primi mesi dopo la nascita dei miei bambini trasmettevo una profonda serenità. Lo sguardo liquido alla vista delle pance altrui poi non ve lo sto a raccontare.
Questa era la premessa.
Il fatto è che ieri, a una cena tra parenti alla lontana, avevo al mio fianco una bimba di sette mesi (bella come il sole) in braccio alla sua nonna e stamattina riflettevo che a parte buttar lì una frase scontata tipo ma è una bambolina!, proprio uno splendore! non me la sono filata per niente (la bambina, non la nonna eh!). Non le ho preso la manina, non ho chiesto di tenerla un secondo in braccio e non perché mi sono imposta di non farlo (che di norma sarebbe cosa buona e giusta) ma perché non ci ho proprio pensato. 
Cosa mi sarà successo? Dico al consorte. Questi due mi hanno rovinata! 
E allora mi è venuta in mente una cosa che ha scritto Serena Sabella su Donna&Mamma di questo mese e che ho trovato perfetta:
"In ogni caso, la maternità ti cambia radicalmente la vita, spesso in meglio, ma la difficoltà nel vivere la quotidianità - nascosta dietro al romanticismo e alla magia - è direttamente proporzionale al numero dei figli.
La buona notizia è che dal secondo in poi dovrebbe essere tutto in discesa.
Dicono."
Voi che ne pensate?

febbraio 07, 2012

Momento rock

Lui è dolce, sorridente e indipendente.
E' il mio topolino quando scende dal letto e zampetta silenzioso per il corridoio.
E' il mio cangurino quando salta contento.
E' il mio gattino quando beve il latte tutto d'un fiato e si lascia i baffetti bianchi.
Lui è quello che da me forse ha ricevuto meno. Non per scelta. Ma perché il suo gemello chiedeva di più.
Lui è il mio ometto, fine, delicato, dolce come una caramella ma in piena fase di contestazione.
Vuole giocare per conto suo ma poi cerca il fratello.
Vuole fare le coccole nel lettone ma poi va a dormire nel suo lettino.
Vuole quello che vede. Tutto.
E vuole fare da solo.
La mattina è sempre un match: vuole scegliere i biscotti per la colazione, vuole versarsi il latte e berlo freddo.
Ieri voleva il suo finestrino ripulito (dal ghiaccio) come il parabrezza, la cintura di sicurezza larga (!) e non voleva la musica (al contrario di suo fratello). Voi capite.
A cosa giochiamo? A tirare la corda finché la donna (che non è di ferro) sbotta. Meno male che è chiusa in macchina. E fuori non la sentono.
Lui mi  sfinisce con le sue prese di posizione ma poi  mi azzera con la sua dolcezza infinita.
[Se] Condomè, come direbbe lui, è il suo momento rock. E noi ci mettiamo a ballare.

Sondaggio fuori tema:
Avete un blog? Da quanto?
Il mio è ancora aperto perché mi sembra che nella frenesia della vita coi figli tutto sfugga ed è un bel modo per  fissare un ricordo. Oddio, potrei scrivermi anche un diario privato ma non sarebbe la stessa cosa. Qualche volta ci penso su.
Voi perché ne avete aperto uno?

gennaio 30, 2012

Toglietemi internet (e la carta di credito)


Toglietemi internet e la carta di credito. Insieme però.
Niente di peggio dell'e-shopping per spender soldi. E a giudicare dall'ultimo post, niente di peggio del lunedì per buttarsi nell'acquisto compulsivo.
Siete in piena sindrome premestruale? Vi ammazzate con una dieta di contenimento (nel senso che fate le serie in settimana e nel weekend cedete clamorosamente)? Ecco le aggravanti. Beccatevi una mattinata fiacca al lavoro e il gioco è fatto. 
Altri due libri per me, da accatastare sul comodino (che chissà quando leggerò) e un passaggio soft  ma non troppo sul sito mytoys, tanto per gradire. Che qui il manuale dello psicologo in erba direbbe che tutti questi regali vogliono compensare qualcosa. E allora anticipo che siamo in piena fase di contestazione (che a noi i terrible two ci fanno una pippa). Per essere più espliciti: capricci come se piovesse. Fortunatamente solo uno dei due.
I dettagli prossimamente su questi schermi. Intanto vi segnalo il post di Silvia su questo tema. Azzeccatissimo. Da stampare e appendere sul frigo.
Prima di andare a letto leggete più volte il numero nove, a mo' di mantra, poi sciogliete la tensione come vi pare e prendete sonno. Ditevi mentalmente che siete delle brave madri. Se non  lo foste, non sareste qui a farvi le pippe mentali. O no?

gennaio 24, 2012

Biancaneve in pausa pranzo

Mai entrare in un Disney Store. Di lunedì. In pausa pranzo. Dopo aver trascorso un weekend coccoloso coi propri figli, averne lasciato a casa uno con un po' di febbre e mandato un altro scontento all'asilo. Dato che suo fratello (quello moribondo) ha pensato bene di dirgli non una ma ben tre volte: hai sentito cos'ha detto la mamma? Io oggi vado a casa della nonna perché sono malato. Tu invece vai a scuola.
Mai entrare in un Disney Store, in generale, anche se per uscire dall'impasse di una mattina storta hai pronunciato la seguente frase: massì oggi la mamma ti compra una macchinina di Cars!
Mai entrare in un Disney Store a cercare The King, o Maestà che dir si voglia, personaggio di un film - Cars 1 - che è uscito parecchio tempo fa e che i tuoi figli hanno scoperto solo adesso (e tu insieme a loro). Ne uscirai con un'altra macchinina (di Cars 2 perché l'1 è già archivio cinematografico), un cappellino con visiera di Saetta McQueen e un giochino a tema. Il tutto per due. Perché a casa tua non si divide niente. Tutto doppio e basta.
Prima di raggiungere la cassa afferrerai un bloc notes di Minnie per la collega che ti aspetta in ufficio e pensando a lei, mezza single e mezza no, con in ballo uno che mi-piace-ma-forse-io-non-gli-piaccio-abbastanza, agguanterai un cerchietto rosso fuoco di Biancaneve, chessò, per una serata un po' così. Poi deciderai di  lasciar perdere. E lei ringrazierà: ci mancava che (lui) mi vedesse spuntare con un fiocco di velluto rosso in testa...

Oggi mensa. 

gennaio 17, 2012

Di cozze e sopracciglia

La mia convalescenza è finita, domani rientro a lavorare. E, come nella migliore delle mie previsioni, mi sta venendo l'ansia da lunedì, anche se domani è mercoledì. Nel senso di ansia da ripresa. E sì che iniziare di metà settimana ha i suoi bei vantaggi.
Che poi a me mica pesa lavorare, mi pesa il contorno. Sarebbe?
Mi pesa svegliarmi la mattina e dovermi dare un'aggiustata, perché uno in ufficio ci deve andare anche un po' presentabile. Mi pesa dovermi mettere delle scarpe che non sono quelle da ginnastica (non sono neanche i tacchi, eh, non ce la potrei fare). Mi pesa dover avere i capelli decenti. Mi pesa dover correre sempre contro il tempo perché da quando ci sono i bambini non sono mai in orario. Forse non lo ero neanche prima ma non ci giurerei. Mi pesa dovermi concentrare su qualcosa perché fluttuare col pensiero è il migliore dei passatempi.
Va be', visto che l'indole è questa e in dieci giorni ho subìto un notevole accozzimento, ho pensato bene di usare queste ultime ore di libertà per fare un restauro minimo, tipo una bella pulizia del viso. Che hai voglia ad arrampicarti sugli specchi, le estetiste ti beccano in un nanosecondo e ti costringono ad ammettere che sì, è vero, l'ultima volta l'hai fatta quasi ehm...un anno fa? Comunque, ammesso che la pulizia del viso sia una coccola e non una tortura, a me basta un sopracciglio pettinato e la pelle di velluto per sentirmi una strafiga. Sì, insomma, va be', quasi.
Qual è la vostra coccola preferita?

gennaio 16, 2012

Pulizie in senso lato

Ultimamente quando faccio il bagno ai bambini accade l'inspiegabile: buttano in acqua un paio di giocattoli, si immergono, passano i primi cinque minuti a sguazzare allegramente, infine mi chiedono la spugna e un po' di schiuma in più. E si mettono a passare le piastrelle del bagno. 
Considerato che non mi hanno mai visto fare una cosa del genere, hanno chiaramente qualche gene della nonna.

gennaio 13, 2012

Buon anno a me, buon anno a voi

Buon anno a me. Buon anno a voi. Questo è il primo post dell'anno: ritardataria come sempre. E' che una decina di giorni fa ho fatto un piccolo intervento chirurgico (niente di grave eh, roba di routine) e insieme a due settimane di convalescenza, ho vinto anche una dieci giorni di post op blues che non so se esista davvero ma che descriverei come quel bel senso di apatia misto a tristezza, in altre parole quello che ti serve per goderti i tuoi 15 giorni extra di tempo a casa con i tuoi figli. Quel fantastico mood in cui vedi tutto ma proprio tutto, tranne che il positivo che ti circonda. Ma se lo racconto è perché m'è passato. 
Prima consapevolezza: troppi giorni di riposo tutti insieme a me non fanno bene. Nel senso che ho in testa milleuno progetti ma ne realizzo due. Un po' come quando preparavo un esame: se avevo un mese davanti perdevo tempo a oltranza, quando mancavano tre giorni alla data riuscivo a ottimizzare anche il quarto d'ora.
Seconda consapevolezza: spiace dirlo ma mio marito era stato profetico. Ti do una settimana a casa e poi mi dirai che vuoi tornare a lavorare. Ehm, no, non è che mi manchi proprio il lavoro...diciamo i colleghi più simpatici? Questo per dire che spacco le orecchie a tutti (soprattutto a mio marito) dicendo che una mamma che lavora si fa un mazzo tanto e bla bla bla però io ecco a casa mi romperei un po' le scatole. Sì, insomma, anche i bambini hanno la loro bella giornata fuori casa e anche le due ore e mezzo dopo l'uscita dall'asilo a un certo punto diventano una routine. Va be' dai, sono un'eterna insoddisfatta, appena trovo la formula giusta, mi propongo per lavorare a giorni alterni.
Buon 2012 a voi. Buon 2012 a me. Avete bandito anche voi i buoni propositi?