settembre 23, 2016

Post positivo (proviamoci)

Qualche buon motivo per essere positivi.
E' venerdì. E a casa mi aspetta un divano nuovo. Rosso. Oltre ai miei figli e al mio compagno di vita, ça va sans dire.
Stasera si mangia comfort food. Perché la settimana è stata dura e ce lo siamo meritati. E perché le diete si iniziano sempre di lunedì.
Il mese di settembre, questo sciagurato, sta volgendo al termine.
E i vostri?



agosto 03, 2016

Gare di delfini reali

Noi si parte. Si va. Non chiedeteci dove perché non ne siamo proprio sicuri. On the road, come si dice. La faccenda del camper ve l'avevo già raccontata: l'idea sarebbe di raggiungere la Puglia. 
Se ci arriviamo, ripeto io tipo mantra. 
Ravanata cosmica del consorte. 
Ma nooooo, preciso. Nel senso che forse ci sembrerà troppo lontano e ci fermeremo a metà strada. 
Ah. Ok
Io voglio andare fino a dove il mare è del colore della piscina. Se devo fare tanta strada per vederlo non proprio blu, faccio anche a meno.
Va bene. Fa finta di capire lui.
Comunque.
Ci lasciamo alle spalle un periodo impegnativo. Un giugno al Centro Estivo dell'oratorio già ribattezzato Centro alla SperoinDio (che non succedesse niente) per il grado di libertà e di controllo registrato.  
Un luglio di cambiamenti. Di fatiche genitoriali e lavorative. Di una vacanza corta ma piacevole in Toscana, fino a Pisa. 
Piccola consapevolezza di poter fare - in vacanza - un po' di più di quanto fatto finora, in termini di libertà, di spazi e orari. Ci sono coppie che con figli della nostra età sono già stati in Canada e Thailandia ma qui ci muoviamo con tempi lunghi  e ci riteniamo soddisfatti.
Rimane  la stanchezza di gestire la convivenza gemellare dei mesi estivi: la vicinanza h24 accentua in maniera esponenziale la loro complicità, al limite dell'umana sopportazione. Una bomba nucleare, oserei dire. Aggiungerei la questione compiti che se avete figli-ligi-all'impegno-scolastico-in-vacanza, io vi invidio molto, sappiatelo. Qui i compiti si fanno, ma con estremo lavoro di convincimento e richiamo all'attenzione. Faticaaaaaaa.
Proveremo a tuffarci in queste vacanze con lo spirito giusto. Sulla carta so quale dovrebbe essere ma nella pratica mi viene difficile. Durante l'ennesima sgridata uno dei miei figli, mi ha detto testuali parole: è vero, noi ci comportiamo male. Ma voi non siete disponibili! 
Che colpo al cuore!
A parte il linguaggio burocratico che voglio dire, da dove gli è uscita? Ho chiesto spiegazioni, come farei se il mio capo, dopo ore e ore di straordinari non pagati, mi rinfacciasse che non faccio abbastanza.
In che senso non sarei disponibile?
Eh. Non giochi con noi. Per esempio, stamattina, quando eravamo al mare e ti abbiamo chiesto di fare la gara di squali, tu hai detto no. Dici sempre no. 
Di solito dici: perché non facciamo una bella gara di nuoto? 
I bambini dicono sempre la verità.
E lì ho capito che, mai come quest'anno, mi sono autorelegata al ruolo del genitore noioso: quello rompiscatole, quello che fa fare i compiti, che dice lavati i denti, adesso a letto che è tardi e domani si va a scuola.
Quello divertente, quello bravo, sarebbe LUI. Che autogol! Ma anche qui conto di migliorare, se non altro per dignità! E quindi per queste prossime vacanze prometto gare di delfini reali, capriole di scimmie volanti e lotte di granchi imperiali. 
Più leggerezza e meno fatica per tutti. 
Ha l'aria di un programma elettorale. Ma chissà. 
O, sissà, come dicevano loro fino a poco tempo fa. 

Buona vacanze. 

luglio 23, 2016

Di Maggio e altre amenità

C'era una volta il mese di maggio. Che la Mamma al Quadrato aspettava con ingenua simpatia. 
Perché è il Nostro Mese: la nostra famiglia porta il suo nome, i bambini sono nati a maggio e il consorte pure. 
Ah, che bello il mese di maggio! Il mese della Madonna! Il mese prima dell'estate! Il mese della scuola che sta per finire! Gli ultimi sforzi prima di riposarsi eccetera eccetera. 
Questo sulla carta.
Nella pratica nel mese di maggio abbiamo registrato: 
influenza pargolo numero 1 (di quelle che o non mi ricordo più o così pesante non l'avevano mai presa) con visita notturna al pronto soccorso perché il piccolo sembrava delirare e non riconoscerci - in assenza di febbre. Scoprirò, che non si trattava di delirio, ma pavor nocturnus (che lui ne soffriva eccome da piccino ma, confesso alla dottoressa, me ne ero pure dimenticata).
influenza pargolo numero 2 (della stessa portata o quasi), ehm, che ve lo dico a fare?
influenza mater familias - che in quarant'anni credo di non essermi mai presa una cosa simile (due cicli di antibiotici e cortisone, tanto per gradire).
ritorno al lavoro, con cambio repentino di capo e referenti vari (che sono solita assentarmi quando in ufficio succedono le cose di un certo spessore).
assenza del consorte per lavoro (che non viaggiava da mesi e mesi e chiaramente partiva a ridosso di cotanti eventi).
Deve essere pure successo altro ma ora mi sfugge.
Ne sono uscita un po' spossata, un po' malinconica, un po' appesantita. Che nei momenti di debolezza, si sa, vengono a galla le insicurezze. E pure alcune consapevolezze: di aver preteso troppo da me stessa, di aver organizzato male il mio tempo, di aver dato troppa disponibilità. A volte occorre imporsi un po' di egoismo altrimenti ci si lascia sopraffare, dagli eventi e dagli opportunisti.
Tutta esperienza, comunque. 
Ma poi sono iniziate l'estate e le vacanze e lì è andata meglio. C'è stato il centro estivo. Ci sono stati i weekend in camper (ah, sì, abbiamo un camper: ha quasi la mia età, ma questa è un'altra storia).
Per ora vi saluto. Vi aggiorno presto. Che fate di bello in vacanza?

aprile 20, 2016

La centrifuga

Se mi chiedessero di descrivere con un’immagine il mio essere madre in questo periodo della mia vita, sceglierei quella di una lavatrice.
In centrifuga.
A 1.600 giri.
Che poi il fermo immagine non renderebbe neanche l’idea. Servirebbe un video.
Si tratta di vortici in cui il ménage familiare ti risucchia, tuo malgrado. Anche quando ti sei ripromessa di metterti due zavorre ai piedi e non farti trascinare via, perché non serve a niente.
Si tratterebbe anche, in sostanza, di provare ad essere zen in situazioni in cui meccanismi mentali consolidati vorrebbero portarti alla sfuriata.
Stamattina, per esempio, faticavo ad alzarmi e l’intera tribù si è messa in moto con un quarto d’ora di ritardo rispetto al solito.
Il “solito” prevede momenti di pesante torpore  (dei miei figli) di fronte alla tazza del latte e sul divano, prima di vestirsi. Momenti per carburare, come si dice.
Per quei momenti lì, oggi, non c’era tempo.
E a due minuti netti dall’ora X (quella che se non esci in quell'istante, arriverai in ritardo a scuola): se ti dico di metterti le calze, tu te le devi mettere.
E se tu, incurante della cosa, ti stai osservando le unghie dei piedi, te le devi mettere lo stesso.
E se ti dico di metterti  le scarpe ma tu ciondoli con indosso due calze (di colore diverso), domandandoti pensieroso se il paese dove vive la zia si chiami  Cassina de Pecchi o Cassina de Becca come Chewbecca di Star War:
UAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!
Parte la sfuriata.
Sabato, dopo un devastante pomeriggio di compiti, studio e litigi, mi accingo ad andare in piscina.
Recupero il borsone ma non trovo il lucchetto per l’armadietto dello spogliatoio. Vago per casa alla ricerca, in leggero stato confusionale, e accuso i miei figli in prima battuta di averlo preso per gioco, senza restituirlo, poi di tirarmi scema, così, in generale (la mamma va in tilt = io non trovo le cose).
Il tempo scandisce i secondi, già mi vedo  arrivare a corso iniziato, così decido che il borsone posso anche lasciarlo in sicurezza altrove. Esco, senza lucchetto ma con figli al seguito. E non trovo le chiavi di casa. Già mi vedo saltare la lezione e ricomincio tutto da capo. Stesso schema: ricerca forsennata, ramanzina e sfuriata.
Con grande sollievo vergogna le chiavi verranno rinvenute nel borsone. Il lucchetto invece, solo in piscina, nella tasca dell’accappatoio.
In serata, al loro serafico papà, i miei figli racconteranno che la mamma ha perso la testa per un lucchetto. Per un luc-chet-to.
Che abbiano precedentemente discusso con me e discusso tra di loro. Per  le tabelline, per l’ipad, per il colore della pastasciutta e per l’universomondo lo hanno
[  ] volutamente
[  ] inconsciamente
[  ] chiaramente
omesso.
Scegliete voi la risposta. Sono bambini.
Lo stesso accadeva iera sera, quando di ritorno dal calcio, dopo un pomeriggio di andirivieni casa/pediatra, di sgridate e di affanni, notavo guardandomi allo specchio dell’ascensore di aver perso un orecchino. Di quelli con la farfallina dietro. Impossibile che si sfili da solo. Al 99 per cento mentre lo stavo mettendo sono stata catturata dal vortice della centrifuga di cui sopra. E non ce n'è più traccia: dell'orecchino, di cosa stavo facendo e di quel momento lì. Accipicchia.
A parte sperare che questi vortici non colgano anche voi, anzi, un po’ sì, così non mi sento strana, ho definitivamente abbandonato la valeriana per seguire la strada dell’autoanalisi (capire dove sbaglio e cercare di migliorarmi, eh!) infine ho optato per l’acquisto di un libro che mi è sembrato il titolo giusto al momento giusto: Esercizi di meraviglia – Fare la mamma con filosofia di V. Baruffaldi.
Come dai fanghi super drenanti che mi verranno recapitati a giorni, non mi aspetto miracoli ma un barlume di speranza sì.
Vi farò sapere!

febbraio 15, 2016

Il decadimento fisico e la Principessa Leila

Cose accadute in ordine sparso dall'ultimo post ad oggi.
Tanto per rimanere aggiornati.

Abbiamo scoperto che Babbo Natale non esiste.
Mamma, la mia compagna di banco dice che Babbo Natale non esiste. E' così?
Accadeva alle 8.20 di un giorno infrasettimanale. Sul pianerottolo di casa. E mentre cercavo le chiavi di casa, e chiamavo l'ascensore perché ragazzi è tardissimooooo, mi è uscito un sorriso.
Mamma, perché ridi? E' così?
Senti, dai, ne parliamo stasera con papà...
Che non mi sembrava il caso di infrangere le certezze dei miei figli così, sul pianerottolo, un martedì mattina qualunque, prima di entrare a scuola.
Ho anticipato la cosa al consorte: vedrai che per stasera se lo saranno scordato.
E invece no. 
Mentre sei lì che cerchi di fare la famiglia perfetta, attorno a un tavolo, cercando di conversare su quello che avete fatto/detto/studiato a scuola, il figlio curioso salta su: A propoooooosito!
A proposito cosa?
Ma Babbo Natale esiste o non esiste?
Così il consorte si fa teso, capisce che deve prendere in mano la situazione. E siccome immaginavo sarebbe stato un discorso memorabile, ho attivato l' iPhone.
Sette minuti e zero otto di registrato in cui lui parte dal dato empirico che le renne non volano per poi ammettere che Babbo Natale non esiste, epperò tanti anni fa è esistito, ma comunque a papà piace pensare che esista davvero, anche se in realtà non è così. Il gioco delle tre carte insomma.
Diciamo che dispiaceva più a lui dirlo che a loro saperlo. 
La fine di un'epoca, come si dice.
Il file audio in realtà è un ricordo bellissimo. A me toccherà la rivelazione su api, pollini e cigogne varie. Come escono i bambini lo sappiamo già, ci manca il prima.

Abbiamo ordinato il vestito di Carnevale su Amazon.

Che chiaramente è arrivato a 12 ore dal giorno dei festeggiamenti.  
Che il  Carnevale non sia mai stato nelle mie corde si era già detto. E infatti pure la pratica dell’acquisto si è ridotta all’ultimo. Che già trovare quello che ti serve nella misura che vuoi tu non è cosa semplice. Ritrovarsi con un  Capitan Rex di due taglie più grande e un Tartaruga Ninja strizzato nella sua tutina è stato un gioco da ragazzi. 
Costumi a parte, i due hanno espresso poco entusiasmo nei confronti della festa in sé: chissà che con quest'anno si sia chiusa per sempre la pratica. Già con Halloween eravamo sulla buona strada. 
Avranno preso da te! ha precisato la nonna.
Come darle torto.

Abbiamo deciso di lavorare su corpo e mente.
Che il processo d'invecchiamento procede inarrestabile e sta minando profondamente la mia - già precaria - autostima. Detta la solita panzana che con la primavera risorgeremo, sto meditando qualche misura drastica. Tipo investire un certo numero di euro in una crema per il viso? Già fatto.
Dal che crema usi? - mah, quello che capita!  all'uscire dal centro estetico con un flacone da 50 ml di Rejuvenating Day Cream: il passo è stato breve ma non del tutto indolore.
 
Anche sul lato temperamento e carattere ho deciso di fare un lavoro su me stessa. Tocca lavorare sul fattore Ira Funesta, quella che mi invade la mattina attorno alle ore 8.18 (quando mancano due minuti all'apertura della scuola e noi dobbiamo ancora metterci cappello, sciarpa e zaino in spalla ma riusciamo a litigare su quanti Rollinz dell'Esselunga porteremo a scuola). Stamattina, in ascensore ho sentenziato incazzata: la dovete piantare! E comunque guai a te se non riporti a casa la Principessa Leila! E' la mia preferita.
Nient'altro da aggiungere.

gennaio 17, 2016

Di barattoli, glitter e tanta calma



Il famoso "barattolo della calma" montessoriano. Che le foto su internet abbondano e da una vita vorresti farne uno. Per te. Mica per loro. E allora esci dall'ufficio, compri tutto il necessario e ti chiudi in bagno: con due figli, tre barattoli e un numero spropositato di glitter in forme varie. Che con due figli maschi, dai, quando ti ricapita? Poi con poca calma (occhio a non versare tutto sul tappeto che papà non aspetta altro) e un leggero stato di frenesiamettiamo insieme gli ingredienti. Il (nostro) risultato è migliorabile ma di tutto rispetto. 
Chissà se calma davvero? Mi domandava qualcuno. No amiche, il barattolo non vi svolta la vita ma è divertente da fare e rilassante da guardare. Per tutto il resto c'è mastercard o una birretta. Fate voi.
Per chi volesse realizzarne uno: serve acqua calda, un po' di colla glitter (quella nei tubetti colorati), dei brillantini in polvere e una goccia di colorante alimentare. Se avete qualche paillette vi direi che il barattolo è la morte sua, purché il liquido non sia troppo scuro: occhio a non esagerare col colorante, come abbiamo fatto noi. E anche se i vostri figli propenderanno per il mix di colori, tenete duro e lavorate con ingredienti della stessa tonalità. 
Come diceva la simpaticissima Enrica Tesio, del blog Tiasmo: "il barattolo della calma di Montessori è meraviglioso e facile da fare. [...] Ma non ho capito a che punto del procedimento devo metterci il Lexotan. 
Standing ovation per questa donna meravigliosa!
Lexotan a parte, stasera faccio il mio (personale) barattolo rosa e non se ne parli più.  Poi giuro che cesso le produzioni. Ma che intenzioni hai? Mi ha chiesto il consorte. Di riempire casa? 
Eh. Perché no?
Ne ho fatti due meravigliosi (quelli della foto erano prove) più uno azzurro per la nonna. Ora, magari, la pianto o cambio genere. 
E comunque, keep calm and sparkle! ***

gennaio 03, 2016

(Non) fare buoni propositi

Buon anno, innanzitutto.
Sono grata per il mio 2015 e questo anno nuovo mi andrebbe benissimo uguale uguale. 
Speriamo. 
Non che il vecchio sia stato un anno entusiasmante ma sicuramente pieno.  
Pieno.
Pieno di persone (vecchie e nuove) che mi hanno accompagnato nella quotidianità. Qualcuna l'ho lasciata per strada, per qualche altra ho sofferto pure, ma è normale così. Si cambia, si cresce (si spera).
Pieno di tempo per la mia famiglia, per i miei figli soprattutto. Non per me stessa, ma rimedierò.
Di salute, lavoro e serenità.
Di buoni propositi non ne ho fatti perché so già che non li rispetterò. 
Facciamo solo che mi piacerebbe leggere (tanto) ma la testa è affollata (anche se non so bene da cosa) e ho quattro libri iniziati sul comodino. E un libro in giacenza non è mai un buon inizio. Quattro, poi, non ne parliamo.
Diciamo che dovrei perdere qualche chilo di troppo, chiamiamolo chiletto, che fa meno effetto. Al riguardo la dottoressa - che mi ha in cura per altre vicende - mi ha ricordato che dovrei mangiare meno, precisamente mi ha detto: chiuda quella bocca e faccia altro!  E dopo avermi redarguita come una scolaretta impreparata, ha aggiunto: insomma, dopotutto ha quarantanni! 
Dicono sia una tecnica per scuotere i pazienti. Sarà. Io, incerta sulla questione, me ne sono stata lì, con le orecchie abbassate, poi sono tornata in ufficio e ho ordinato un'insalata formato mignon. Un paio di giorni dopo iniziava la maratona delle feste e dei brindisi di Natale e ho rimosso tutto. Mi faccio un promemoria per il 7 di gennaio. Giuro.
Dovrei pure imparare a mettere me stessa al primo posto (si rilassino le madri perfette: dopo i  miei figli, ça va sans dire). Come diceva Jep Gambardella: alla mia età non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare. Eh, ci proverò.
Dovrei pure urlare di meno. Con i miei figli, chiaramente. Se rientrate nella categoria mamme con la voce dolce come lo zucchero, mamme con un figlio solo, mamme coi figli da manuale, mamme più brave del mondo, mamme con la verità in tasca, mamme zen, mamme che fate yoga anche mentre li state riprendendo per una marachella non potete capire. Siamo brave mamme anche noi, solo che a volte non sembra.
Tanti cari auguri a chi passa di qua, per un 2016 che sia proprio come lo volete.