marzo 24, 2010

Le altre mamme. Sottotitolo: come Susan Boyle

Quando i bambini sono piccoli tra mamme ci si incrocia passeggiando. Ci si scambiano le classiche domande: quanto ha? come si chiama? lo allatti? E la cosa finisce lì.

Quando i piccoli cominciano a crescere inizia, tuo malgrado, la fase della socializzazione: quella tra mamme. Quando iniziano a sgambettare ti si apre un fantastico mondo fatto di parchetti, giardinetti, cortili condominiali e simili. Tutto un pullulare di mamme che si conoscono da tempo e che si danno appuntamento alla panchina, ma sì proprio a quella panchina lì...dove ti sei seduta tu. Tra loro c'è sempre quella che urla dietro al pargolo indisciplinato e che mi ha sempre fatto una gran paura. Diventerò mica anch'io così?

Poi ci sono le mamme dell'asilo. La mamma decisamente "molesta" è quella riccia riccia che incrocio tutti i giorni, quella che tutte le volte mi dice che sua cognata ha avuto due gemelle più una terza a distanza di un anno ed è riuscita a viziarle tutte e tre. Ancora mi domando se sono i miei figli a ispirarle quelle considerazioni lì o se è solo un pour parler.

Poi c'è l'amica mamma. Quella che in comune abbiamo solo la mammità. Quella che ha in pugno la verità assoluta su metodi, infanti, farmaci, annessi e connessi. Quella che quando le dici la tua ti risponde con un Ah! sottotono, che tradotto verrebbe Oddio che cazzata, io faccio tutto diverso! Quella che le cose le legge su Mamma&Pargolo, Insiemeperlavita e simili ma parla come fresca di laurea in pediatria.

Terreno fertile per questo genere di incontri è la festicciola di compleanno. Gran varietà di mamme: quella "fashion" - che nonostante il post parto e tre bimbi al seguito si presenta coi leggings, lo stivale alla moda e soprattutto la piega ai capelli. La mamma "da guerra" (che come dice il consorte "si capisce che è abituata a quelle feste lì") invece arriva in jeans, t-shirt, capelli per aria e si mette a fare la guerra coi palloncini. Li sventola per aria tipo cintura nera di taekwondo, abbatte anche un bambino (forse il suo) ma dice vabbe' e continua imperterrita. I bambini sghignazzano come matti. Ci si incanta a guardarla. Somiglia vagamente a Susan Boyle. Poi coinvolge nella battaglia la mamma perfettina, quella che non se la mena per niente nonostante l'aria elegante e un foularino annodato al collo. A lei fare il mulinello coi palloncini imbarazza un po' ma poi si mette a ridere, pazienza se le guardiamo tutti.

Poi ci sono io che di trendy non c'ho proprio niente. Io che sono un tantino sbattuta, ammazzo il tempo al buffet, ho i jeans sformati e la coda di cavallo. Io che quando parlo male delle altre mamme (come in questo post) non lo faccio per acidità ma perché sono per il vivi e lascia vivere, sono la mamma chioccia (nonostante il tempo fuori casa), ipercritica (verso me stessa) e perché come tutte le mamme del mondo, credo di fare il meglio in assoluto per i miei figli ma poi ascolto LE ALTRE e mi metto in discussione.
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E voi? Ne avete mai incontrate di mamme così?

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Questo post partecipa a Mamma che ridere. Se vi interessa, in coda al commento, scrivete la taglia dei pannolini. Potreste vincerne una fornitura omaggio.

marzo 04, 2010

L'uomo dei materassi


Mio marito vuole comprare un materasso nuovo. Dice che quando dorme negli alberghi non ha problemi mentre a casa si alza col mal di schiena. Mi verrebbe da cercarci un qualche significato inconscio ma penso sia meglio soprassedere.
Lui decide di far passare il tizio dei materassi alle 8emezza di sera. Alle 8emezza di seraaaaaa?!! Che a casa nostra orario più infelice non esiste: i bambini sono euforici (perché siamo a casa tutti e due) ma sono anche stanchi, di quella stanchezza che li rende sovraeccitati. Alle 8emezza da noi scatta la fase "decompressione", come la chiamo io: si abbassano un po' i toni, un po' le luci, li si impigiama, si spengono le batterie, ci si fa le coccole e ci si prepara per la nanna (la loro).
Comunque, il tizio dei materassi arriva a quell'ora lì. Gli offriamo il caffè. Lui attacca a parlare di doghe, lattice, memory, sostegno e bla bla bla. Passano pochi minuti e noi siamo intenti a dar retta all'estraneo seduto al nostro tavolo. E' lì che - a sorpresa - a Mattia scatta il raptus tu-tizio-dei-materassi-mi-rubi-l'attenzione. Il piccolo, dolce Mattia, che di solito in presenza di persone sconosciute si chiude un po' a riccio, comincia a rumoreggiare, a indicare una banana, che poi si mangia e pianta a metà. Poi apre il cassetto delle posate, ne prende una manciata, UNA-MAN-CIA-TA (di cucchiai per fortuna) e se li porta via. Il fratello, lo segue incuriosito e, come da copione, scopiazza un po'.
Il clou si avrà dieci minuti più tardi quando il prode infante prenderà rumorosamente a cucchiaiate il frigorifero ma questo è solo un dettaglio.
Mi veniva quasi da ridere. O forse no. Mi veniva da dire te l'avevo detto che era un orario infelice! Ma son cose che ai mariti è meglio non dire. Ho preferito rifugiarmi (o nascondermi?) in camera coi pargoli, in attesa che l'uomo dei materassi se ne andasse, con il suo ordine firmato sotto braccio e l'aria un po' soddisfatta e un po' divertita.
Che figura! Lo so che sarà la prima di una lunga serie ma ancora non ci sono abituata...