giugno 18, 2011

Quando si dice chiedere la luna

La premessa è che a volte mi sento l'Ufficio Complicazioni Affari Semplici.
Avete presente quando siete a casa da sole da tempo immemore, siete un po' stanche, è fine giornata, siete reduci da una festa all'asilo, decisamente provate dall'improvvisa temperatura tropicale, i bambini sono tutto sommato tranquilli e voi ve ne uscite con un "bambini, lo sapete che stasera c'è la luna rossa? dai, sdraiamoci sul lettone con le finestre spalancate così la vediamo arrivare!". Poi, ci piazzate pure una spiegazione poetica del tipo che la luna diventa rossa perché si abbraccia col sole e a loro l'idea fa proprio simpatia.
Solo che si son fatte le dieci e quella non si è ancora palesata. Ne' bianca, né rossa. E loro son belli svegli, in trepidante attesa. Lì, vi date del genio da sole, e poi tentate l'affondo "facciamo così, voi fate la nanna che quando arriva la luna, la mamma vi sveglia" (cosa assolutamente improbabile ma in qualche modo tocca chiuderla la serata).
Apprenderete poi a vostre spese che ai pupi le balle, grosse o piccole che siano, è meglio non raccontarle. Perchè voi gliele buttate lì con nonchalance mentre loro le registrano, le incasellano e ve le ripropongono quando meno ve l'aspettate. Tipo alle sette del mattino seguente quando ancora nel mondo dei sogni, udirete una vocina: "mamma, andiamo a vedere la luna?"
E quando gli spiegherete che a quell'ora quella sciocchina della luna non c'è, vostro figlio replicherà: "mamma voglio lunaaaa!"
E allora metterete su la moka, accenderete il portatile e cercherete su google una bella luna rossa:
"ecco, guarda, la mamma ieri le ha fatto la foto!"
Eddai, lo so, le balle non si raccontano. Ci sono ricascata, d'altronde dovevo pur uscirne.

giugno 14, 2011

L'insetto, la paletta e la mamma politicamente scorretta

C'è un insetto in balcone. E siccome a me gli insetti fanno schifo: bambini, via di lì che quel coso punge! E chiudo la finestra.
Tempo dieci minuti si muore di caldo. La riapro. Loro guardano incuriositi. Sapete che c'è? Acchiappo la paletta della scopa e stecchisco l'insetto, soddisfatta. Loro osservano perplessi. Poi Mattia si lancia nel racconto arzighigolato di un ragno (o bruco, o millepiedi, o simile) che era entrato in classe al nido e che la Betta - l'educatrice - e la Pina - la commessa - hanno acchiappato e buttato fuori dalla finestra (a proposito, com'è che all'asilo si chiamano commesse e a scuola bidelle?).
E lì realizzo che io anziché stecchire l'insetto davanti a quattro occhi innocenti potevo raccoglierlo con la paletta e buttarlo giù dal balcone. Ma mica ci avevo pensato. Allora arriva l'ideona: ma bambini, non è mica morto! La mamma, PAM, gli ha tirato una palettata in testa ma tra un po' si sveglia e se ne va! 
Cosa altamente improbabile dal momento che giace spiaccicato sul pavimento, ma vabbe', ormai l'ho detto.
Loro la prendono sul serio. Si mettono a fare le ronde per controllare la situazione: mamma è ancora lì!
E poi chi arriva in soccorso alla madre snaturata? L'esercito di formiche che ogni estate invade il mio balcone e che di nascosto dai due si è caricato in spalla l'animaletto spiaccicato e lo ha fatto sparire.
Alla ronda successiva, il miracolo è avvenuto: mamma, non c'è più! dice Christian. Eh, sì. Domani torna! precisa Mattia.
Sì. Certo.
E ancora una volta sperimento le funamboliche spiegazioni delle piccole grandi cose della vita. Solo che ultimamente ci vado giù pesante con la fantasia.

giugno 09, 2011

Dai un bacio a chi vuoi tu

Bella lamandelina 
che lava passoletti
per i poverini
della città
guarda in su
guarda in giù
dai bacio a chi vuoi te

Niente. C'è che è una settimana buona che Mattia è diventato loquace. Ma di brutto. Nel senso che a casa non smette mai di parlare, di spiegare, di specificare, di precisare. Il meglio lo dà con suo fratello, of course. Non sta zitto un attimo. Nel week end l'abbiamo beccato intonare questa cosa qui. In questo modo qui. E ci ha fatto sorridere.
Stasera gliel'ho fatta cantare tre volte e ai passoletti me lo mangiavo di baci, macomessifà!
Insomma alle canzoni non c'eravamo ancora arrivati. A parte questo ritornello che intonano (stonati) dallo scorso anno:   
se ice mani! 
(che se indovinate che canzone è, vincete un premio seduta stante!)

giugno 04, 2011

Quello che avreste voluto sapere dello spannolinamento ma anche no

Questo post è dedicato a Silvia, Erica e Elena che proprio in questi giorni sono alle prese con lo spannolinamento e a Enza che mi ha ricordato che il blog è fermo ai primi di maggio e mi ha motivato a scriverci di nuovo.
Noi il pannolino lo abbiamo tolto lo scorso anno, quando "avevamo" due anni e tre mesi circa. E come volevo scrivere allora, questo è il mio personale decalogo per riuscire nell'impresa:
1 - non ascoltare tua madre che ti dice che ti ha tolto il pannolino in una settimana quando avevi 1 anno e 7 mesi ed eravate in vacanza a Caorle in un appartamento col pavimento in ceramica (che si prestava alla causa).
2 - essere consapevoli che ci si mette di più di quanto ti raccontano i libri: i sette/quindici giorni dei manuali sono una balla per metterti ansia quando sono finite le tue due settimane di vacanza e non hai ancora completato l'opera (ecco, magari evitare di abbinare l'ingrato compito alle tanto sospirate ferie, come ho fatto io...).
3) ammettere a noi stesse che talvolta più che il bambino, siamo noi mamme a non essere pronte perché lo sbattimento è notevole, inutile negarlo (io con Mattia ero decisa a lasciar perdere, vabbe' non è pronto, mi sono detta, invece a settembre le educatrici al nido mi hanno spronato a non farlo, mai tornare indietro se si è già iniziato un percorso e così è stato...).
4) accettare che prima o poi la sfuriata a tuo figlio gliela farai: perché sembrava aver capito tutto e invece la rifà nel posto sbagliato. Sì, non si dovrebbe ma gliela farai. Perché non sei mandrake, sei una mamma.
5) avere ben chiaro che nello svezzamento da pannolino la pipì è una storia e la cacca tutta un'altra (ma và?!! vabbe', chi ha spannolinato o è nel bel mezzo dell'avventura sa cosa intendo).
6) che il pannolino deve scomparire per sempre sennò fuorvi il bambino è un'altra palla. Io all'occorrenza lo rimettevo, tipo se stavo andando in un posto in cui "volevo stare tranquilla". Le stesse educatrici al nido mi hanno consigliato di portare Mattia al mattino col pannolino sotto e la mutandina sopra e poi glielo toglievano loro...
7) ricordarsi che c'è un (altro) percorso nel percorso perché c'è chi usa il vasino, chi il riduttore e chi solo adesso sta imparando a sorregersi nel water dei grandi ché tanto non si finisce giù. Noi abbiamo usato tutti e due.
8) sapere che il pannolino di notte glielo togli più avanti e quando è un mese che lo trovi asciutto e ti sembra il momento giusto, il mattino dopo lo ritroverai bagnato e rimanderai. A oltranza.
9) avere ben chiaro che ogni gemello è un bambino a sé - di nuovo: ma va'?!! - e può capitare di averne spannolinato uno e l'altro ancora no. Siccome non mi capacitavo che Mattia fosse "rimasto indietro" avevo comprato il libro "Le piccole avventure di Margherita: il vasino" tanto per dire che le avevo tentate tutte. Si poteva tranquillamente farne a meno.
10) la regola delle regole: quando smetti di pensarci, ti accorgi che hanno imparato a fare anche questo

Quante prime volte!