marzo 24, 2012

Qui si cresce, che fatica

Mattia che lava la macchina della mamma
L'avevano detto anche a voi vedrai che quando crescono è tutto più semplice? Forse scherzavano.
Sarà che a me i primi tempi mi son piaciuti così tanto che non capisco quelle che si sentono annaspare già in quella fase lì. No perché se ti manca la tua vita quando tuo figlio ha due mesi (che, sì vabbé, mangia un numero di volte random durante la giornata ma altro non fa), quando parlerà, pretenderà, sindacherà e risucchierà tutta ma proprio tutta la tua energia che cacchio farai?
Che poi forse un figlio di quasi quattro anni non ti risucchia granché. Cioé, non lo so. Ma due sì. Non che prima fosse una passeggiata ma ultimamente, come dire...sticavoli. Qui si cresce e l'impegno sembra decisamente maggiore. Io affogo lo sconforto acquistando libri sul tema* (che se c'è una cosa che non riesco a leggere sono proprio i saggi, eppure li compro lo stesso) e riducendo il tempo di connessione alla rete (che se c'è una cosa che mi fa sentire brava è stare meno su internet, per la serie dipendenza no ma quasi). Quindi se mi tracciate online: o sono al lavoro (in pausa ;-o) o sono le 20e30 di un sabato diciamo impegnativo e siccome loro sono crollati io, quasi commossa, mi concedo il lusso di scrivere sul blog.

*Questi gli ultimi libri sul tema: "La rabbia delle mamme" di Alba Marcoli (il titolo mi sembrava azzeccato) e "Il segreto dei bambini felici" di Steve Biddulph (comprato per Christian e per la sua crisi di crescita). Della Marcoli poi ho quasi l'intera bibliografia: altri acquisti compulsivi del giugno scorso in previsione dell'inserimento alla materna in quanto autrice suggerita dalle maestre.
I manuali "delle Tate" ce li ho tutti, comprati in tempi non sospetti e pure quelli mai letti. Ho perfino una "Bibbia del Genitore" che non so se rendo. E come farsi mancare "I no che aiutano a crescere" e "Le mamme non sbagliano mai"? Che solo a leggere il titolo ti senti meglio.
Prime pagine a parte, di tutti questi libri non ne ho letto neanche uno ma conto entro una decina d'anni di diventare un'esperta.

marzo 19, 2012

Tecniche politicamente scorrette per togliere il ciuccio

E alla veneranda età di 3 anni e 10 mesi abbiamo buttato via il ciuccio che usavamo quasi esclusivamente la sera. Non è che lo abbiamo proprio buttato, l'abbiamo spedito (per finta) alla bimba che avevamo visto in questa occasione qui e che è l'unica bimba così piccola che loro abbiano mai visto da vicino vicino. Questo la dice lunga sul grado di socialità della nostra e della loro vita ma vabbe', su questo bisognerebbe aprire un capitolo a parte.
Per convincerli a cedere il prezioso oggetto consolatorio siamo ricorsi al più becero degli stratagemmi: voi il ciuccio lo dovreste regalare alla bimba di cui sopra perché siete diventati grandi, se lo fate da stasera stessa papà torna con un megaregalone che neanche vi immaginate. Siete d'accordo? E qui avremo fatto venire l'orticaria a tutte le Tate del mondo ma fa niente, noi siamo gente scriteriata e dedita al consumismo.
Naturalmente prima di sottrarre i due ciucci per sempre ci siamo assicurati che avessero ben capito che una volta spediti non sarebbero più tornati indietro. Che un ripensamento durante la notte non è cosa buona, si sa.
Comunque, a parte chiederli un paio di volte la sera stessa, non li hanno più cercati.
Troppo facile per essere vero. Il consorte dice che ci saranno ricadute. Io credo di no, anzi, avremmo potuto farlo anche prima.
Un tentativo in realtà l'avevamo fatto prima di Natale, dicendo loro che a causa del ciuccio gli sarebbero venuti i denti in fuori e per essere più precisi gli mostrammo questa immagine. Se siete tentati di chiamare il telefono azzurro, sappiate che agivamo per amore, l'originalità è il nostro punto forza. E comunque, a parte lo choc e il rifiuto iniziale, loro continuavano a cercarlo e noi abbiamo ceduto subito. Questo per dire che la determinazione dei genitori fa tanto quanto la volontà dei bimbi di togliere una cattiva abitudine. Diciamo poi che la determinazione dei genitori talvolta è incentivata dai consigli di uno, magari anche due, specialisti in logopedia ma qui si aprirebbe un secondo capitolo, ne parlerò a tempo debito.

marzo 07, 2012

Italia, paese di allenatori

[Segue dai colloqui con le maestre]

Io, nel pieno dello sconforto, mi abbandono a considerazioni ad effetto: dura la vita dei genitori! Eh sì, quando si dice figli piccoli-problemi piccoli, figli grandi-problemi grandi. Tutto vero!
Poi sospiro.
Lui ascolta. Vorrebbe precisare che i nostri figli non hanno ancora quattro anni, invece mi asseconda e la butta sul filosofico: la verità è che son tutti bravi con i figli degli altri, poi con i propri è tutta un'altra cosa...                                           
E lì io rifletto: alzi la mano chi non ha mai giudicato i problemi dei figli altrui. Beh, lo ammetto: io l'ho fatto. Ma così, en passant, qualche volta. Poi mi è venuta in mente la mia mamma, saggia donna, che mi dice pensa ai tuoi figli che nella vita non si sa mai...
E mentre considero il karma divino che ha voluto punirmi per cotanta saccenza, lui mi rifila la similitudine calcistica che tutto sommato ha il suo perché: massì, Laura, è un po' come nel calcio, l'Italia è un paese di allenatori, tutti bravi a dare consigli alle squadre degli altri!
Lode (qualche volta) ai mariti pragmatici, che di introspezione ne abbiamo già fatta abbastanza.

marzo 01, 2012

1 (una) mamma e 2 (due) bambini

Colloquio n. 1 - con le maestre di Christian

Ci domandavamo se ci fosse stato qualche cambiamento nell'ambito familiare nell'ultimo mese?
L'esordio non è stato dei migliori. Ma tant'è, mi sono raccontata, anche se di veri cambiamenti non ce ne sono stati. Tu che lavoro fai? E il papà? Ma quando i bambini sono con i nonni stanno a casa vostra o a casa loro? E l'esperienza del nido com'è stata? 
Direi molto positiva. Lì però le domande c'erano state in fase di inserimento e in modalità conoscitiva  mica cinque mesi dopo a mo' di inquisizione (questo l'ho solo pensato, naturalmente).
Ho raccontato anche di quando il nido stava per finire e io ero molto in ansia per la novità della materna. Ero preoccupata soprattutto per Mattia, per il suo carattere, per il suo essere mammone e per le sue timidezze. L'educatrice che li aveva inseriti mi disse che a suo avviso sarebbe stato Christian, apparentemente il più indipendente, a subire il contraccolpo della separazione dal fratello. Ecco, ci aveva visto giusto: Mattia ha trovato la sua dimensione, i suoi compagni ed è ben inserito. Christian no. Tanto è vero che quando si ritrovano in salone per il gioco libero, lui si aggrega al fratello e ai suoi compagni. Perché nella sua classe non ha socializzato granché.
Certo, si è parlato anche del mio lavoro. Ma siccome non faccio l'astronauta ma ho un normale impiego da ufficio e siccome i sensi di colpa ce li ho da sola, senza che nessuno compartecipi alla causa, quell'argomento si è chiuso lì. 
La sintesi è che Christian è un bambino mite (non timido, che voi magari sapete qual è la differenza, io l'ho appresa ieri) e il suo momento rock è stato una ricerca di attenzione. Meglio che il suo disagio l'abbia buttato fuori piuttosto che interiorizzato. 
Poi c'è stato il topic Lantonio: che non è un leader maximo ma un bambino dispettoso che l'ha preso un po' di mira. Ho saputo (solo durante il colloquio) che il bambino (il mio) un paio di volte è sparito dalla classe, una volta è scappato dal fratello e un'altra si è nascosto sotto una brandina della sala nanna (io questa cosa della brandina l'ho trovata inquietante, solo che nel flusso della conversazione non le ho dato il giusto peso. Ci  ritornerò su). 
Devono anche averlo elogiato per qualche cosa il mio piccolino ma non me ne sono accorta.
Comunque stai serena, niente per cui allarmarsi. I bambini problematici sono ben altri.
Meno male.

Colloquio n. 2 - con le maestre di Mattia

Mattia è un bambino sereno, dolce, molto intelligente, educato e curioso. Molto ben inserito. Sì, è vero, ha qualche problema con qualche consonante ma niente di cui preoccuparsi, aspettiamo l'estate e vediamo se si risolve da sé. Ci sono un paio di libri carini per fare qualche esercizio insieme. Ma sotto forma di gioco mi raccomando!
Comunque, senti, facciamo tanti complimenti ai genitori, avete fatto proprio un buon lavoro!

Meno male che di figli ne ho due.
E di colloqui ne ho fatti due.
Perché dal primo ne sono uscita a pezzi.