luglio 27, 2011

La cucina non è il mio forte

Sabato mattina. 
I due giocano "alla cucina". Che ultimamente vuol dire riempire due pentoloni di giocattolini di piccola misura (macchinine, vagoncini di legno, palline e simili) e servire quella pappa lì a te. Tieni mamma, mangia!
A un certo punto, indicando la cucina a gas, uno dice all'altro: facciamo pappa lì. Dove la fa mamma.
Il fratello ribatte: noooooo mamma. Papà fa pappa lì. Perché mamma si brucia!

Ai ragazzi non è sfuggita la leggendaria latitanza della mamma ai fornelli. E hanno elaborato una loro personale interpretazione:

1) I fornelli sono pericolosi.
2) Il papà (uomo noto per il suo coraggio) cucina al posto della mamma.
3) Così la mamma non si brucia.

Questa è la voce dell'innocenza. Ma anche l'amore incondizionato per la mamma.

luglio 18, 2011

Di ansie e aquiloni nel parco

Mancano otto, dico otto giorni alla fine dell'asilo nido. Ve lo devo dire che mi assale già la malinconia mista ad ansia? Ché l'anno prossimo si andrà alla scuola dei grandi e l'idea di un nuovo inserimento mi prende non male, di più. 
Ho chiesto un colloquio con la loro maestra (quella che stanno per lasciare) tanto per fare un bilancio di questi due anni. Mi ha detto che sono due tipi in gamba, sono cresciuti tanto, sono bambini sereni e che si fanno volere bene. Riguardo alla timidezza con le persone nuove o che frequentano poco (che è il mio cruccio) mi ha ribadito che non è un problema, che non dipende da me, da come sono fatta io, da come mi rapporto io con loro (che è l'altro mio Grande cruccio) ma che è un tratto caratteriale, non ci posso fare nulla. Hanno bisogno di più tempo per entrare in confidenza con le persone, non bisogna prenderli di petto. E allora? Mi dice lei. Perché la vivi come una cosa negativa? Eh, già. Perché la vivo come una cosa negativa? Be', forse perché me lo fanno notare gli altri. O forse perché chi è più sfrontato normalmente ha vita più facile. Non è così? 
Mi ha suggerito di vivere l'ansia di questo nuovo inserimento in modo positivo. Ecco. Parliamone. Qualcuno mi spieghi come si fa. Cioè, io in genere non soffro d'ansia. Ultimamente per il lavoro credo di averne sofferto un po' e mi sono convinta a prendermi un anticipo di vacanze, insieme a una boccetta di Rescue Remedy. Ma questa è un'altra storia.
Comunque, tornando a noi. Venerdì usciti dal nido siamo stati tutti insieme (genitori, bimbi e insegnanti) in un parco poco distante per la festa degli aquiloni, con pizzata a seguire. Sarà stata l'euforia dei piccoli, sarà stato il trancio di pizza dopo un pomeriggio di "fatiche", sarà stata la birretta fresca all'aria aperta con gli altri genitori mentre i bambini se ne stavano nel loro tavolo a mangiare, miracolosamente seduti e tranquilli (e di tanto ci sbirciavano: loro a noi!) ma è stata proprio una bella festa. Di commiato. Ma bella. 

luglio 03, 2011

Voce del verbo gettare dal balcone

Il titolo è sufficientemente esaustivo?
A volte i miei figli, presi da raptus, euforia, noia o nel bel mezzo di un gioco hanno buttato qualche oggettino dal balcone. Tipo un pupazzetto di peluche a forma di tartaruga che loro chiamavano "numa", le loro bottigliette del tè, trenini mignon in legno, palline di varie dimensioni e cose così.
Le dinamiche di solito sono due: a) fase di stupidera estrema, Mattia - codardo - incoraggia il fratello a fare l'insano gesto. L'altro, sensibile a qualsivoglia provocazione, esegue prontamente. Oppure b) i due stanno giocando amabilmente, a un certo punto scatta la rissa e per sfregio uno dei due compie il reato.
Il problema principale è che abitiamo all'ultimo piano di un condominio. La fortuna è che il balcone dà su una tettoia di lamiera; quella dei negozi dei portici sottostanti. In teoria non dovremmo ammazzare nessuno. In pratica be', ecco, non si sa mai.
L'altroieri hanno buttato giù una macchinina che pesava mezzo chilo tutto.
C'è stato un boato.  
Oggi tuo figlio ci ha fatto spaventare, ci ha detto quello di due piani sotto.
Ammazza, quelli del negozio avran pensato a  un meteorite. Mentre mia madre - in casa con loro - non s'è accorta di nulla. [?]
Dal momento che i nostri rimproveri a poco sono serviti, ieri la nonna ha chiesto al portinaio pubblica ramanzina. Lui si è prestato e lì in cortile l'hanno ascoltato zitti zitti, poi quando se ne andato ai due è venuto un po' il magone.
Chissà se l'avranno capita.