aprile 16, 2011

Sull'arte di soffiarsi il naso

Cambiamo genere. Basta parlare di quanto sei donna disorganizzata. Basta menarsela sul fatto che lavorare, la casa, i pupi, un marito itinerante, eccetera eccetera. Che poi lo fai perché nessuno ti dice brava e allora te lo dici da sola. Oggi si parla di tappe. Raggiunte o da raggiungere. Si parla di cose da insegnare ai pupi. Si parla di soffiarsi il naso. Che se voi ci siete riusciti, spie-ga-te-mi co-me-si-fa.
Ci sono due bambini e due modi di adempiere al simpatico compito: uno peggio dell'altro. Christian utilizza il suo braccio destro (argh!). Presente come?  Roba che hai visto che sta per farlo, tenti di fermarlo ma lui si è già passato l'intera manica sotto il naso gocciolante (aargh!). Mattia, che tempo fa usava il palmo della mano (aaargh!)  ha finalmente immagazzinato il concetto che ilnasononsipuliscecosì e all'occorrenza blocca qualsivoglia attività e si mette a miagolare. Tu ti spaventi a morte, ti avvicini e sistematicamente scopri che sta farfugliando nasosporcomamma  e glielo pulisci. Salvo poi infilargli un kleenex in tasca e dirgli ecco, arrangiati da solo.
Sul come soffiarsi il naso - nel senso di buttar fuori l'aria e tutto il resto - siamo ancora in altissimo mare. Questi si mettono il fazzoletto sotto il naso e poi fanno una pernacchia con la bocca. L'effetto acustico è lo stesso. Ma solo quello.
Che poi ti dici machesaràmai, un anno fa gli ho tolto il pannolino! E invece no. Perché lì c'è la scadenza psicologica che lavora sottocoperta, che i pannolini costano un botto e il mondo ti dice che si tolgono a due anni (o almeno ci si prova) e che se non lo fai nei mesi caldi tocca aspettare l'anno dopo. E allora uno si motiva. Invece sul naso stai battendo la fiacca. Ditemi che è un'altra di quelle cose che apprendono magicamente da soli: attenderò il miracolo, fiduciosa.

aprile 05, 2011

Winnie the Pooh e il suo dentifricio

Dimenticare - a oltranza - un sacchetto di mele nel portabagagli. Non avere il coraggio di guardare che cosa ne è rimasto.
Comprare un pacchetto di lenti usa e getta. Perderle. Ritrovarle per caso, una vita dopo, sempre in auto, sotto il sedile.
Domandarsi se per caso il problema è la tua auto, anziché la frenesia della tua vita.
Avere gli armadi perennemente in bilico tra una stagione e l'altra. Considerare che ti ci vorrebbe una settimana a casa per renderli utilizzabili.
Accorgerti che ti mancano i generi di prima necessità: rotolone scottex di carta casa, merendine e succhi di frutta. Non so da voi ma qui vanno via come il pane.
Avere la casa in stato di caos perpetuo. Considerare che per averla in ordine non ci devono essere i bambini. Per non esserci i bambini ci deve essere l'asilo. E per esserci l'asilo deve essere giorno feriale. E se è giorno feriale tu sei al lavoro. Realizzare che per vedere la tua casa in ordine un certo numero di ore consecutive dovresti metterti in ferie. Masepoffà?

"Laura, io stamattina mi sono lavata i denti col dentifricio di Winnie the Pooh: il nostro l'ho finito tre giorni fa" racconta la collega, bi-mamma come me.

Niente da fare. L'unico modo per accettare il caos primordiale e non sentirti eternamente inadeguata è frequentare gente come te. Al bando tutte le altre.