Cambiamo genere. Basta parlare di quanto sei donna disorganizzata. Basta menarsela sul fatto che lavorare, la casa, i pupi, un marito itinerante, eccetera eccetera. Che poi lo fai perché nessuno ti dice brava e allora te lo dici da sola. Oggi si parla di tappe. Raggiunte o da raggiungere. Si parla di cose da insegnare ai pupi. Si parla di soffiarsi il naso. Che se voi ci siete riusciti, spie-ga-te-mi co-me-si-fa.
Ci sono due bambini e due modi di adempiere al simpatico compito: uno peggio dell'altro. Christian utilizza il suo braccio destro (argh!). Presente come? Roba che hai visto che sta per farlo, tenti di fermarlo ma lui si è già passato l'intera manica sotto il naso gocciolante (aargh!). Mattia, che tempo fa usava il palmo della mano (aaargh!) ha finalmente immagazzinato il concetto che ilnasononsipuliscecosì e all'occorrenza blocca qualsivoglia attività e si mette a miagolare. Tu ti spaventi a morte, ti avvicini e sistematicamente scopri che sta farfugliando nasosporcomamma e glielo pulisci. Salvo poi infilargli un kleenex in tasca e dirgli ecco, arrangiati da solo.
Sul come soffiarsi il naso - nel senso di buttar fuori l'aria e tutto il resto - siamo ancora in altissimo mare. Questi si mettono il fazzoletto sotto il naso e poi fanno una pernacchia con la bocca. L'effetto acustico è lo stesso. Ma solo quello.
Che poi ti dici machesaràmai, un anno fa gli ho tolto il pannolino! E invece no. Perché lì c'è la scadenza psicologica che lavora sottocoperta, che i pannolini costano un botto e il mondo ti dice che si tolgono a due anni (o almeno ci si prova) e che se non lo fai nei mesi caldi tocca aspettare l'anno dopo. E allora uno si motiva. Invece sul naso stai battendo la fiacca. Ditemi che è un'altra di quelle cose che apprendono magicamente da soli: attenderò il miracolo, fiduciosa.