dicembre 30, 2011

Lui e lei (Tomponzi)

Ieri sera:
Carico la lavastoviglie. Non c'è spazio per le due pentole. Le lavi tu? Gli dico. Sì. Ci penso io. Mi risponde lui.
Stamattina ore 8.00:
Le pentole giacciono (ancora sporche) nel lavandino. Tolgo dal piano della cucina un sacchettino vuoto e un brick con cannuccia e li getto nella spazzatura. Apro il frigo per fare il latte ai bambini e noto che i Muller alla frutta non sono più un pezzo unico da sei vasetti (comprati ieri).
Stamattina ore 8.35:
Lui: hai notato che non ho lavato le pentole ieri sera?
Io: sì, l'ho notato. Ho notato anche che hai mangiato un pacchetto di patatine, uno yogurt e qualcos'altro che ora mi sfugge (il succo di frutta).
Lui: Ma cosa sei? Tomponzi?
Per gli uomini i dettagli non esistono. Lasciano tracce ovunque e credono di essersi accasati con investigatrici che frugano nell'immondizia di casa a caccia di indizi.

dicembre 24, 2011

La Vigilia (2) h. 17.00

Lui ha abbandonato il letto. Per il divano. Vabbe', è già qualcosa.
Febbre: non pervenuta
Dolori: si stanno affievolendo
Attività: visione in pigiama dell'ennesimo film natalizio. Che sì lo so che è strano ma lui è un patito dei film su Santa Claus e in questo periodo se li vede tutti.
Va' che forse stiamo guarendo e per il cenone siamo due fiorellini...

La Vigilia h. 14.00

No vabbe' alla Vigilia un uomo in casa moribondo con 37.7 (trentasetteesette!) di febbre mi mancava. Ne sentivo proprio la necessità. Stamattina è uscito dal bagno bofonchiando eh mi sono ammalato, ho 38 di febbre (trentotto!) e si è cacciato sotto il piumone, coperto fino al naso (che in effetti è inusuale). 
Mi casca l'occhio sul termometro: 37.7 (trentasetteesette!). Mi sento di precisare: ma non hai 38, hai 37.7 e lui risponde sì, infatti ti ho detto quasi 38. Ah, ecco. Mi ero persa il quasi. 
Bollettino delle 12.00: pastina coi capelli d'angelo e consapevolezza che un'influenza così non la prendeva da anni. Che botta di fortuna.
Io continuo a sottovalutare il problema perché si sa che gli uomini tendono a metterla giù un po' dura e poi ho due bambini da far pisolare, quattro regali da incartare e la casa da bonificare. Meno male si cena dalla suocera. Tanto poi stasera davanti al tavolo imbandito si scoprirà la verità. Qui siamo tutti buone forchette. Magari avviene il miracolo.

dicembre 21, 2011

Questo dicembre

Un po' malinconico e un po' no. Questo è il mio dicembre:

La recita di Natale all'asilo
Che emozione vederli felici nel trovarci seduti "in platea". Composti ma un po' spaesati. Che tenerezza guardarli fare i pupazzetti snodati e cantare per finta, senza ricordarsi una parola. Così piccini ma già così grandi. Più disciplinati dell'orda barbarica di genitori e nonni che in queste occasioni, si sa, perdono la testa.

Il regalo dei regali.  
Un trenino grande con tanti trenini piccoli che poi parte (descrizione di Christian). Nello specifico una valigetta carica di trenini Chuggington che qui costano un botto e che ho acquistato online da toys.de ad un prezzo convenientissimo. 
Io che monitorizzo la consegna della Dhl tre volte al giorno perché li ho ordinati tardi. 
Noi che sballiamo di nascosto lo scatolone per comporre il tutto e che non vediamo l'ora di guardare le loro facce quando Babbo Natale il 24 sera glieli consegnerà.

Le cose della vita. 
Che sì, è vero, la vita è bella anche quando è brutta. Però sticavoli. 
E la percezione di come il dolore sia un'esperienza estremamente soggettiva: a volte allontana, a volte inspiegabilmente riavvicina.

Dopo questa botta di sconforto, mi ripliglio e lascio un augurio speciale a chi legge questo blog:
UN SERENO E CALDO NATALE.

dicembre 06, 2011

La mamma pavone

Realizzi che stai invecchiando 
quando sfogli Vanity Fair e ti rendi conto di conoscere solo la metà dei personaggi intervistati;
quando incroci un ragazzino in ascensore che ti dà del lei;
quando il peso a fisarmonica è un lontano ricordo (nel senso che buttare giù due chili è un'impresa titanica);
quando sei stata fotogenica per una vita e poi più;
quando apprendi con orrore che ti è scesa una palpebra: nel senso che ti è ceduta la pelle sopra l'occhio e della cui cosa accusi tuo marito perché la mattina sei sempre troppo di corsa, un po' incazzata e si sa che le rughe di espressione si chiamano così mica per niente!

Il mese di dicembre per me è il mese dei bilanci e delle valutazioni. In questo periodo tendo al malinconico e quindi la butto sull'estetica anche se in genere è l'ultimo dei miei pensieri.

novembre 24, 2011

FFS - La Fase delle Frasi Sceme

Ieri sera. 
Mattia:  caffè, cacca di bebè!
Io: ma chi ti ha insegnato questa cosa? 
Lui: il mio Salvatore...
(nonché compagno di classe) 

A soli tre anni e mezzo, abbiamo inaugurato la Fase delle Frasi Sceme.
Quelle che si imparano alla scuola materna, insieme agli atteggiamenti da bulletti,  tipici dei bambini più grandi. Perché per loro (cuccioli o piccoletti che dir si voglia) i bambini grandi sono dei veri e propri idoli. Uomini in miniatura da imitare. 

Che ci vogliamo fare? Sono le gioie delle classi eterogenee per età.

Christian al momento è ancora fuori dal giro, Mattia credo stia per buttarcisi a pesce.

novembre 13, 2011

La biblioteca della scuola materna

Per una volta un post serio. Solo per raccontare di un'idea che trovo molto molto carina: da questa settimana ha "riaperto i battenti" la biblioteca della materna, grazie alla disponibilità di un gruppetto di mamme che dalle 9 alle 11 di ogni lunedì si occupa di riordinare i libri e registrare i prestiti proprio come in una vera biblioteca. 
Il tutto avviene nel salone dell'asilo: i bambini scelgono un libro insieme alla maestra e lo portano a casa in un apposito sacchettino per poi riconsegnarlo il lunedì successivo. Un'iniziativa utile a promuovere la lettura ma anche a sensibilizzare i bimbi a maneggiare con maggiore riguardo le cose appartenenti a una comunità.
Io che amo leggere, son già curiosa di vedere i libri che porteranno a casa domani e che leggeremo durante questa settimana. Come primo libro Mattia ha scelto "Contiamo insieme" mentre Christian "Piccoli amici". Siccome mi piace l'idea di lasciare un traccia delle loro scelte e delle loro (nostre) letture, ho deciso di aggiornare l'elenco di questo post ogni lunedì. Ci metterò a fianco anche le stellette (da 1 a 5 in stile Anobii) ma il voto per il momento è tutta farina del mio sacco!

I prestiti di Mattia:

"Contiamo insieme" - Ed. La Coccinella - ****
"Che ore sono Polly?" - Dami Editore - ***
"Il topo di campagna e il topo di città" - Ed. La Coccinella - *****
"Sveglia pop!" - Edizioni Primavera - *
"Riccioli d'oro" - Ed. La Coccinella - ***** (adoro!)
"L'asilo degli orsetti" - Dami Editore - ****
"Max il mago" - Classica Licorne Edizioni - ***** (a loro è piaciuto molto!)

I prestiti di Christian:

"Piccoli amici" - Usborne Publishing - **
"Fattoria" - Dami Editore - ****
"Chi è nascosto nel cespuglio?" - Ed. La Coccinella - **
"Il gatto con gli stivali" - Mondadori - ***
"Oh che bel castello" - Sfera Editore - ***
"Le cinque dita" - Gribaudo - *****  primo libro letto da Christian, da lui medesimo intendo ;-)
" Quadrato come" - Ed. La Coccinella - ****

novembre 09, 2011

Pizza più ai cinesi

Nella nostra vita precedente adoravamo andare al cinema. Adoravamo prenotarci le poltrone. Acquistare i nostri bei biglietti su internet. Recarci alla multisala. Comprare i pop corn in formato famiglia. O in alternativa 4 etti di gommose: ottime per i denti, per il fegato e per la linea. Ci costavano più quelle dei biglietti. Arrivai a sospettare che mio marito volesse andare al cinema più per le caramelle che per il film.
Comunque, bando alle divagazioni: escono i Puffi e ci viene l'idea che si può provare a portali al cinema, in fondo hanno tre anni e mezzo. Più che a me, viene a lui, a dire la verità. Ma sì, non tanto per il film  (che in realtà loro guardano cartoni a spot e poi attaccano a giocare) quanto per l'esperienza in sé...
Poi succede che lo danno sempre e solo in 3d e quindi ci dimentichiamo della cosa. Così lui decide di scrivere al cinema e chiedere perché non lo danno in 2d,  che i bambini piccoli mica tengono gli occhialini per 90 minuti. Loro lo ringraziano per la segnalazione che gireranno all'ufficio competente. E giusto giusto la settimana dopo mettono in programma il 2d e lui è straconvinto che gliel'abbiano messo per lui. Perché gliel'ha chiesto via mail. Vabbe'. Orgoglioso per la battaglia vinta e complice la pioggia incessante, si acquistano i biglietti e si va.
Rimango dell'idea che l'esperienza cinema potesse tranquillamente aspettare. Il film non adattissimo perché non integralmente animato, e soprattutto 90 minuti ininterrotti senza pausa (che lo so che il primo e secondo tempo non si usano più, però...).
I due si sono comportati discretamente bene: Christian più predisposto alla visione, Mattia più distratto: mamma chi ha spento le luci? (l'esordio),  mamma perché non abbiamo preso i pop corn? mamma mangiamo qualcosina? mamma adesso andiamo che mi sono stufato? (allo scattare dei 60 minuti). Che io mi sarei alzata subito se fossi stata seduta lateralmente ma lui aveva preso i posti centrali perché sono il meglio. Se ci vai in due però. 
Usciti con una fame da lupo, abbiamo fatto tappa alla pizzeria sulla strada di casa. Andiamo ai cinesi, come dicono loro. L'han sentito da noi, naturalmente. Mica lo sanno che i cinesi sono gli orientali . Sono  convinti che quell'espressione lì significhi andare a mangiare fuori. Indipendentemente dalla location.

P.s. Le caramelle a forma di ciuccio sono un omaggio a Valentina. Quelli alla Coca Cola erano meno scenografici!

novembre 03, 2011

Indovina chi?


Oggi all'asilo li ha accompagnati lui.
Effettivamente da quando è iniziata la materna è successo poche volte.

Io: come è andata?
Lui: bene!
Io: hai salutato la maestra? Chi c'era da Christian? L'Ornella?
Lui: ehm, c'era una coi capelli corti...
Io: se era bionda, era l'Ornella. E nella classe di Mattia? C'era la Silvia, no?
Lui: ehm...hanno salutato una coi capelli lunghi neri...
Io: non ci sono maestre coi capelli lunghi neri...ah, non era la maestra, era la scenografa...
Lui: senti, io non le riconosco ancora...

Quanto tempo impiega un uomo ad associare quattro nomi a quattro volti?

ottobre 17, 2011

"Come sei bellissima"

"come sei dolce..."
"come sei bellissima..."

La aspettavi con ansia.

E' la fase in cui i tuoi figli maschi ti guardano come se fossi la Madonna scesa in terra.
E' la fase in cui, nonostante i brufoli sottopelle, la ricrescita selvaggia e la forma a pera costante, per loro sei 'na top model.

E allora ti godi il momento. Che poi passa.

ottobre 10, 2011

Cena con sorpresa (doppia)

Succede che sabato sera organizziamo un'uscita a cena con prole al seguito.
Con gli amici che hanno due gemelli come noi:  maschi anche loro ma di un anno più grandi.
Succede che sono da sempre refrattaria a portare i bambini al ristorante perché mi stresso, mangio col cronometro in mano e il tempo di resistenza al tavolo non supera mai i 35 minuti netti.
Succede che a volte decido che nella vita si può tentare di cambiare idea. E allora mi sono detta: va be' provo.
E ho provato. Complice il fatto che non ci vedevamo da molti mesi e che il ristorante aveva una sala giochi con animatrice.
La prima sorpresa è che siamo riusciti a stare lì 2 ore e mezza, per la seconda occorre seguire gli eventi:
Mattia che ordina la pizza ma mangia il piatto di gnocchi di suo fratello
Christian che a 30 minuti esatti si è già rotto le palle di stare seduto
la smania di andare nell'area bimbi, per poi spaventarsi perché la mamma torna su a mangiare
Mattia che torna al tavolo con noi e pretende che vada a recuperargli il fratello
chi attacca col tormentone: allora quand'è che mettiamo in cantiere il terzo? e giù risate
chi risponde: sì, dai che così ne fate altri due!
altre risate
io che dopo la mia birretta media sono bella rilassata e in pace col mondo

E poi a sorpresa:  
Lei: effettivamente, a proposito del terzo...
Io: aspettate il terzo? maddai, che bello, auguri!
Lei: shhh, veramente sono ancora due...

Dopo un teatrino di trenta secondi sul tema ma dai che è uno scherzo, no non ci posso credere, ma allora son cose che succedono veramente e altre amenità, ho capito che era vero.
Stavo giusto elaborando la prima delle tremila domande che avevo da fare che...mamma mi scappa la cacca!  (sul più bello naturalmente). 
Esco dal bagno, contenta di infilarmi nella conversazione e...mamma scappa cacca anche a me! (evvabbe').

"La vita a volte ha più fantasia di noi": l'ho letta in un libro e non è una balla. In questo caso direi che ci ha preso gusto. E' chiaro che si tratta di una bella notizia, sorprendente, destabilizzante (per chi la vive) ma bella. Si tratta di attendere il caos per ricreare nuovi equilibri. Come accade ogni volta che la vita ci impone un grande cambiamento.
Si tratta di incrociare fortissimamente le dita che ci sia almeno una femmina (per solidarietà tra donne, s'intende) ma soprattutto di trovare il modo e il coraggio di dirlo ai nonni (che in questo caso, come nel mio, sono preziosissimi tasselli del menage familiare e per dirla in altre parole si son già fatti un mazzo così).
Anzi, se avete suggerimenti su come annunciarglielo in modo molto soft, li giro alla mia amica.

ottobre 05, 2011

Mi mancano i rudimenti


Da tre giorni sulle matite colorate da portare nella classe di Christian.
Richiesta: scatola da dodici di matite grosse. Più temperino.

A punta grossa?
No perché io le ho trovate solo da sei e...ehm, non vorrei fare la figura della pezzente con le maestre... 
In cartoleria le avevano finite. Arrivano mercoledì.
Ma va'. Le trovi all'Esselunga. Si chiamano giottosupermina. Segnatelo!
Ah, nel senso che hanno la mina grossa. Non la punta?

No. Va be'. Io faccio fatica.
Mi mancano proprio i rudimenti.
E meno male siamo solo alla materna.

settembre 27, 2011

Gli stivaletti della discordia

E poi...sono ancora viva. Ero tentata di raccontare i dettagli dell'ormai famoso mercoledì della catastrofe ma li ho dimenticati. Nonèveroperniente.
Tirando le somme: Mattia, che pensavo ci avrebbe dato un sacco di problemi, si è integrato fin da subito e non ha versato una sola lacrima (almeno in mia presenza). La materna gli ha dato una botta di autostima che boh, ci lascia perplessi e felicemente sorpresi.
Christian da sempre più indipendente e coraggioso ha avuto la sua bella crisi e dopo alcuni giorni di magone e smarrimento si è inserito bene.
Io ho ritrovato l'equilibrio psicofisico, o quasi.
Quando arriviamo Mattia chiede di stare un po' dal fratello. Per le maestre non è un problema, dopo un po' torna da solo nella sua classe oppure lo accompagna qualche bambino. Oggi hanno iniziato a fare la nanna e sembra che tutto proceda bene.

Suggerimenti non richiesti per chi legge questo post:

MAI acquistare degli stivaletti di gomma da usare per il giardino se le maestre ve lo chiedessero. Sappiate che la maggior parte delle mamme deciderà di portare delle scarpe per il giardino anziché degli stivaletti. Vostro figlio vi farà notare subito che gli altri bambini hanno le scarpe e lui no. Voi,  ligie alle regole, chiederete spiegazioni alla maestra che vi dirà ma no, vanno bene gli stivaletti.
Lui sta cosa non la manderà giù e aspetterà il mercoledì giusto (quello della tragedia) per farvelo (platealmente) capire. 
Catastrofeeeee.

MAI dire al proprio marito: guarda che per un po' i bambini all'asilo ce li voglio accompagnare io, perché devo conoscere l'ambiente, parlare, fare cose, eccetera eccetera. Perché capiterà un mercoledì di merda (quello della tragedia) in cui deciderete seduta stante che voi i bambini all'asilo non ce li volete accompagnare mai più. E lui vi dirà, si va bene, per un paio di giorni ci sono io...però ti ricordi che per 15 giorni poi sono in trasferta? 
Volevomorire!

MAI chiedere a una mamma veterana (quelle che il figlio fa l'ultimo anno) scusa, lui come si chiama? Tu, mamma ingenuotta, vuoi solo conoscere i nomi dei compagni di classe di tuo figlio ma questa potrebbe risponderti: perché? c'è qualche problema? per caso l'ha picchiato? 
Ehhhhhhhhh?

Chiudo ringraziando di cuore il sito Bravi Bimbi per questo spazio a me dedicato: http://www.bravibimbi.it/siti-amici/mamma-al-quadrato/

settembre 14, 2011

E poi arrivò la tragedia

6° giorno per Mattia e 4° per Christian e catastrofe fu.
Appena mi riprendo, entro nei dettagli. Vado a prenderli all'una. Per affogare il malumore via dall'asilo sono andata a fare shopping: 123€. Di ritorno a casa, per non pensare, ho deciso di stirare tutto ma proprio tutto quello che ho nel cesto della biancheria (autopunizione?). In altri tempi mi sarei fiondata sulla vaschetta di gelato ma tra le altre cose mi son messa a dieta.

settembre 10, 2011

Il 1° (caotico) giorno di Christian

E poi finalmente è arrivato anche il suo. Il primo giorno di Christian è stato meno poetico e più caotico di quello di Mattia ma ugualmente denso di emozioni. Lui era contentissimo, gasatissimo, forte di tutte le aspettative nate da due giorni di racconti del fratello. Voleva vedere il suo armadietto, la sua classe e ricevere il suo cuscino a forma di bottone. Saltellava di qua e di là e aveva il sorriso stampato in faccia. Tanto più che il giorno prima era venuto con me a prendere Mattia dopo la pappa e aveva già visto velocemente l'ambiente.
Lascio Mattia nella sua classe. Torno nell'atrio dove con Christian e il papà ascolteremo la favola per i nuovi arrivati. Visto l'entusiasmo la maestra che ci accoglie con la fiaba (e che non è della sua classe) mi propone di farlo fermare anche a pranzo (tanto ha fatto due anni di nido e c'è qui anche suo fratello...).
Questo l'evolversi delle cose: lo accompagnamo nella sua classe, le sue maestre storcono un po' il naso ma dicono di sì alla storia della pappa, io che anziché pensare se l'idea mi piace sul serio, perdo tempo a giustificarmi con loro che la cosa è venuta fuori così parlando, non era una mia richiesta, Christian corre nel salone anziché entrare nella sua classe, Mattia che nel frattempo ci ha visti salta fuori dalla sua e mi viene incontro dicendo ciao mia mamma! un po' spaesato (precisazione: le tre classi sono chiuse solo su tre lati, non hanno porte, di fronte sono aperte e si affacciano sul salone centrale). Insomma tre minuti di caos totale, al che la maestra decide di uscirne, prendendo Mattia e portandolo un po' nella sua classe e poi congedando me che saluto a mala pena Christian: la mamma torna a prendervi dopo!
Tre ore più tardi vado a prenderlo:
- E' andato tutto bene, a parte un momento di malinconia in cui ha chiesto della mamma, e abbiamo deciso di portargli il fratellino. In effetti come primo giorno erano troppe ore!
- E adesso dov'è Christian?
- Ha mangiato qui poi è andato un attimo nella classe di Mattia! 

Insomma, questa giornata mi ha lasciato un po' con l' amaro in bocca. Lui è uscito contento ma la mia sensazione è di averlo penalizzato, di aver approfittato del suo essere il mio piccolo, dolce, coraggioso Christian, così indipendente rispetto al fratello.
Vedremo come andrà lunedì, che sarà una giornata neutra da prime volte e confronti.

Poi in serata: scusa Mattia, toglimi una curiosità. Perché quando sono venuta a prendervi, Christian era nella tua classe? Risposta: eh, niente, perché l'ho visto e io ho detto "ciao, io sono qui!". Eccerto, per loro stare sempre insieme è la normalità.

Doveste mai scegliere di fare l'inserimento di due gemelli in giorni diversi, sappiatelo: è una cazzata.
Per chi si domandasse perché io abbia scelto così, la risposta è:
CREDEVO DI DOVER ESSERE PRESENTE IN CLASSE PER UN PO' DI TEMPO IL PRIMO GIORNO, COME AVEVO FATTO AL NIDO, E SAPENDO CHE IL PAPA' E' SPESSO VIA, NON VOLEVO ESSERE ASSENTE PER UNO DEI DUE. Adesso quasi quasi faccio un comunicato stampa, così smettono di chiedermelo. E, sì mamma, è stata un'idea mia, non delle maestre.

Un in bocca al lupo a chi inizia la scuola (quella vera) questo lunedì. E un abbraccio solidale a chi sta facendo l'inserimento alla materna o al nido in questi stessi giorni. Come sta andando a voi?

settembre 07, 2011

Il 1° giorno di Mattia

Mattia, il mio dolce piccolo grande Mattia, e il suo primo giorno di scuola materna. Il suo gemello inizierà venerdì. E' uscito di casa col suo zainetto, curioso e un po' spaventato, credo.
Ha ascoltato (molto molto intimidito) la favola di Otti il bottone che una delle maestre racconta nell'atrio ai nuovi arrivati. Tant'è che io e il papà ci siamo guardati e mi (ci) siamo commossi a vedere quanto è in imbarazzo quando incontra persone nuove che gli rivolgono domande. Poi, quando ha ricevuto il suo Otti (un piccolo cuscino a forma di bottone, fatto a mano e da personalizzare) mi ha guardato e mi ha detto "dov'è quello per Christian?". E lì mi ha sciolto il cuore, non c'è bisogno che lo dica. "Tesoro, Christian inizia venerdì, poi lo daranno anche a lui".
Poi siamo andati in classe, abbiamo messo scarpe da giardino, asciugamanino e cambio al nostro posto e abbiamo scrutato l'ambiente. Poi d'improvviso la maestra ci ha detto "adesso salutiamo la mamma che va a fare un giro e torna alle 11.00. Noi tra un po' andiamo in giardino a giocare ". E così ho fatto. Senza fronzoli. Me ne sono andata, non prima di averlo spiato da dietro un cespuglio perché la mia macchina era parcheggiata giusto giusto in prossimità di una finestra, da dove giusto giusto si intravedeva il tavolo dove si era seduto lui. L'ho visto tranquillo con un treno di legno. Al che mi son data un contegno e sono andata a fare la spesa. Al ritorno mi sono appostata dietro al giardino, nascosta ovviamente, e l'ho intravisto correre nel prato. Mi sono rasserenata. Un grosso abbraccio quando mi ha visto. E' andata bene, ha detto la maestra, solo un po' spaesato all'inizio. Domani si ferma a fare la pappa ed esce alle 12.45. Uao!
Naturalmente era solo il primo giorno perciò incrociamo le dita. 
Zainetto in spalla siamo usciti contenti e abbiamo iniziato il tam tam delle telefonate. Amore della mamma, siamo tutti contenti per te e di te.

settembre 02, 2011

Mi manca l'animo poetico

 Tornati da un po' e già in ansia da inserimento. Poi ieri l'ideona: era da un po' che non attaccavo col tormentone della scuola materna. Diciamo che mi ero fossilizzata alle domande standard: come si chiamano le tue maestre? e qual è il tuo contrassegno? (che per la cronaca è una pecorella per uno e una violetta per l'altro).
Allora ho pensato bene di lanciarmi di prima mattina in un breve discorso del tipo: eh sì, la mamma i primi giorni vi accompagna e sta lì con voi poi però rimanete lì da soli e dopo vi viene a prendere
Mattia ha sfoderato una faccia da mal di pancia e ha detto subito: no, io sto a casa. Poi ieri, prima di addormentarsi, così off topic ha detto: io non voglio andare alla scuola materna. Evvai.
Una genialata in piega regola. Lì ho pensato a mio marito che mi dice che parlo troppo: come dargli torto. Adesso sto lavorando d'ingegno: parlo a Christian di tutte le cose allettanti che lo aspettano, in modo che il fratello si faccia prendere dall'invidia e non voglia essere da meno. Roba da psicologi in erba.
Ma lo sai Christian che c'è già l'armadietto con il tuo contrassegno? E lui ci ha messo un attimo a dirmi che visto che Mattia a scuola non ci vuole venire, la pecorella se la prende lui. Anche lì:  l'avevo detto subito che la violetta era un contrassegno sfigato. E ci avevo visto giusto.
Comunque inizia il count down. Che palle. Posso dire che in quanto mamma lavoratrice ho diritto a menarmela un po' di più con sto inserimento?
L'ho detto.
Giacché questo tema occuperà i prossimi due mesi di post (tre?), lascio qualche ricordo sparso di queste vacanze. Migliori dello scorso anno ma normali. Non speciali. E lì mi son domandata se quelli che raccontano sempre di vacanze meravigliose le trascorrano davvero o se sia questione di animo poetico, che in effetti aiuta. A me manca totalmente.
Ecco cosa ricorderò: la casetta di legno, le ore in spiaggia (tante rispetto allo scorso anno), i giochi con la sabbia, l'abbronzatura selvaggia (mia) stando in riva al mare, la paura (poi superata) delle ombe e poi la gioia quando c'è il mare piatto mamma, l'imitazione dei granchi, gli aperitivi al bar della spiaggia, le giostre, i cavallini, il giostraio che scende a prendersi una pizza e il giro che non finisce più, i gabbiani, la spiaggia al tramonto (quanto mi piace), la favola degli Aristogatti nell'edizione di quando ero io bambina, il tempo, tutto per loro e mai abbastanza.

agosto 02, 2011

Post pacco (evviva le vacanze)

Siamo in partenza. O quasi.
Destinazione mare.
Bagagli ancora da mettere insieme.
Vacanze strameritate. Come al solito. Come per tutti. E che di riposo non saranno (giàlosappiamo) ma di totale dedizione ai nostri piccoli. Non vedo l'ora di vedere la loro faccia quando entreremo nella nostra casetta delle vacanze che sarà piccinapicciò ma adatta a noi (non ne sono sicura ma me la sono immaginata così, speriamodinonsbagliarci!).
I mesi che ci lasciamo alle spalle sono stati pesanti. Ma forse non così tanto.
Ho scoperto che le assenze di lavoro del papà sono più gestibili di una volta. Che è bello buttarci sul lettone a leggere le favole e poi (eccezionalmente) far dormire uno dei due al posto suo. Che a volte è bello anche apparecchiare la tavola per tre e cenare coi miei piccolini che tanto piccolini non sono più.  E' bello anche nasconderci nello sgabuzzino quando lui torna e gridargli sorpresa! E lui lo sa che siamo lì, perché il posto è sempre lo stesso e Mattia scoppia a ridere. Sempre.
Ho scoperto che anche se diverso da prima, gestire i bambini da sola è pur sempre tosto (tanto di cappello alle donne sole, se lo meritano davvero!).
Ho scoperto che ciclicamente nella vita c'è il turn over delle amicizie. Finiscono. Qualche volta è doloroso. Sembrerebbe fisiologico nell'età adulta. Non so se capita anche a voi.
Comunque, con questo pienone di consapevolezze (echimifermappiù!) chiudo questo post (un po'  pacco,  come direbbe il consorte) e me ne vado in ferie. Mi porterò i miei dieci, dodici libri da leggere (è chiaro che ne leggerò al massimo due, ma mi piace poter scegliere e accumulare peso e volume tra i bagagli). Porterò tutto ma proprio tutto quello che mi potrebbe servire [ma non mi servirà] e dimenticherò, come al solito, la cosa fondamentale. Ma vabbe'.
Auguro delle meravigliose vacanze a tutti quelli che passano di qua.
Ci rivediamo presto su questi schermi.

luglio 27, 2011

La cucina non è il mio forte

Sabato mattina. 
I due giocano "alla cucina". Che ultimamente vuol dire riempire due pentoloni di giocattolini di piccola misura (macchinine, vagoncini di legno, palline e simili) e servire quella pappa lì a te. Tieni mamma, mangia!
A un certo punto, indicando la cucina a gas, uno dice all'altro: facciamo pappa lì. Dove la fa mamma.
Il fratello ribatte: noooooo mamma. Papà fa pappa lì. Perché mamma si brucia!

Ai ragazzi non è sfuggita la leggendaria latitanza della mamma ai fornelli. E hanno elaborato una loro personale interpretazione:

1) I fornelli sono pericolosi.
2) Il papà (uomo noto per il suo coraggio) cucina al posto della mamma.
3) Così la mamma non si brucia.

Questa è la voce dell'innocenza. Ma anche l'amore incondizionato per la mamma.

luglio 18, 2011

Di ansie e aquiloni nel parco

Mancano otto, dico otto giorni alla fine dell'asilo nido. Ve lo devo dire che mi assale già la malinconia mista ad ansia? Ché l'anno prossimo si andrà alla scuola dei grandi e l'idea di un nuovo inserimento mi prende non male, di più. 
Ho chiesto un colloquio con la loro maestra (quella che stanno per lasciare) tanto per fare un bilancio di questi due anni. Mi ha detto che sono due tipi in gamba, sono cresciuti tanto, sono bambini sereni e che si fanno volere bene. Riguardo alla timidezza con le persone nuove o che frequentano poco (che è il mio cruccio) mi ha ribadito che non è un problema, che non dipende da me, da come sono fatta io, da come mi rapporto io con loro (che è l'altro mio Grande cruccio) ma che è un tratto caratteriale, non ci posso fare nulla. Hanno bisogno di più tempo per entrare in confidenza con le persone, non bisogna prenderli di petto. E allora? Mi dice lei. Perché la vivi come una cosa negativa? Eh, già. Perché la vivo come una cosa negativa? Be', forse perché me lo fanno notare gli altri. O forse perché chi è più sfrontato normalmente ha vita più facile. Non è così? 
Mi ha suggerito di vivere l'ansia di questo nuovo inserimento in modo positivo. Ecco. Parliamone. Qualcuno mi spieghi come si fa. Cioè, io in genere non soffro d'ansia. Ultimamente per il lavoro credo di averne sofferto un po' e mi sono convinta a prendermi un anticipo di vacanze, insieme a una boccetta di Rescue Remedy. Ma questa è un'altra storia.
Comunque, tornando a noi. Venerdì usciti dal nido siamo stati tutti insieme (genitori, bimbi e insegnanti) in un parco poco distante per la festa degli aquiloni, con pizzata a seguire. Sarà stata l'euforia dei piccoli, sarà stato il trancio di pizza dopo un pomeriggio di "fatiche", sarà stata la birretta fresca all'aria aperta con gli altri genitori mentre i bambini se ne stavano nel loro tavolo a mangiare, miracolosamente seduti e tranquilli (e di tanto ci sbirciavano: loro a noi!) ma è stata proprio una bella festa. Di commiato. Ma bella. 

luglio 03, 2011

Voce del verbo gettare dal balcone

Il titolo è sufficientemente esaustivo?
A volte i miei figli, presi da raptus, euforia, noia o nel bel mezzo di un gioco hanno buttato qualche oggettino dal balcone. Tipo un pupazzetto di peluche a forma di tartaruga che loro chiamavano "numa", le loro bottigliette del tè, trenini mignon in legno, palline di varie dimensioni e cose così.
Le dinamiche di solito sono due: a) fase di stupidera estrema, Mattia - codardo - incoraggia il fratello a fare l'insano gesto. L'altro, sensibile a qualsivoglia provocazione, esegue prontamente. Oppure b) i due stanno giocando amabilmente, a un certo punto scatta la rissa e per sfregio uno dei due compie il reato.
Il problema principale è che abitiamo all'ultimo piano di un condominio. La fortuna è che il balcone dà su una tettoia di lamiera; quella dei negozi dei portici sottostanti. In teoria non dovremmo ammazzare nessuno. In pratica be', ecco, non si sa mai.
L'altroieri hanno buttato giù una macchinina che pesava mezzo chilo tutto.
C'è stato un boato.  
Oggi tuo figlio ci ha fatto spaventare, ci ha detto quello di due piani sotto.
Ammazza, quelli del negozio avran pensato a  un meteorite. Mentre mia madre - in casa con loro - non s'è accorta di nulla. [?]
Dal momento che i nostri rimproveri a poco sono serviti, ieri la nonna ha chiesto al portinaio pubblica ramanzina. Lui si è prestato e lì in cortile l'hanno ascoltato zitti zitti, poi quando se ne andato ai due è venuto un po' il magone.
Chissà se l'avranno capita.

giugno 18, 2011

Quando si dice chiedere la luna

La premessa è che a volte mi sento l'Ufficio Complicazioni Affari Semplici.
Avete presente quando siete a casa da sole da tempo immemore, siete un po' stanche, è fine giornata, siete reduci da una festa all'asilo, decisamente provate dall'improvvisa temperatura tropicale, i bambini sono tutto sommato tranquilli e voi ve ne uscite con un "bambini, lo sapete che stasera c'è la luna rossa? dai, sdraiamoci sul lettone con le finestre spalancate così la vediamo arrivare!". Poi, ci piazzate pure una spiegazione poetica del tipo che la luna diventa rossa perché si abbraccia col sole e a loro l'idea fa proprio simpatia.
Solo che si son fatte le dieci e quella non si è ancora palesata. Ne' bianca, né rossa. E loro son belli svegli, in trepidante attesa. Lì, vi date del genio da sole, e poi tentate l'affondo "facciamo così, voi fate la nanna che quando arriva la luna, la mamma vi sveglia" (cosa assolutamente improbabile ma in qualche modo tocca chiuderla la serata).
Apprenderete poi a vostre spese che ai pupi le balle, grosse o piccole che siano, è meglio non raccontarle. Perchè voi gliele buttate lì con nonchalance mentre loro le registrano, le incasellano e ve le ripropongono quando meno ve l'aspettate. Tipo alle sette del mattino seguente quando ancora nel mondo dei sogni, udirete una vocina: "mamma, andiamo a vedere la luna?"
E quando gli spiegherete che a quell'ora quella sciocchina della luna non c'è, vostro figlio replicherà: "mamma voglio lunaaaa!"
E allora metterete su la moka, accenderete il portatile e cercherete su google una bella luna rossa:
"ecco, guarda, la mamma ieri le ha fatto la foto!"
Eddai, lo so, le balle non si raccontano. Ci sono ricascata, d'altronde dovevo pur uscirne.

giugno 14, 2011

L'insetto, la paletta e la mamma politicamente scorretta

C'è un insetto in balcone. E siccome a me gli insetti fanno schifo: bambini, via di lì che quel coso punge! E chiudo la finestra.
Tempo dieci minuti si muore di caldo. La riapro. Loro guardano incuriositi. Sapete che c'è? Acchiappo la paletta della scopa e stecchisco l'insetto, soddisfatta. Loro osservano perplessi. Poi Mattia si lancia nel racconto arzighigolato di un ragno (o bruco, o millepiedi, o simile) che era entrato in classe al nido e che la Betta - l'educatrice - e la Pina - la commessa - hanno acchiappato e buttato fuori dalla finestra (a proposito, com'è che all'asilo si chiamano commesse e a scuola bidelle?).
E lì realizzo che io anziché stecchire l'insetto davanti a quattro occhi innocenti potevo raccoglierlo con la paletta e buttarlo giù dal balcone. Ma mica ci avevo pensato. Allora arriva l'ideona: ma bambini, non è mica morto! La mamma, PAM, gli ha tirato una palettata in testa ma tra un po' si sveglia e se ne va! 
Cosa altamente improbabile dal momento che giace spiaccicato sul pavimento, ma vabbe', ormai l'ho detto.
Loro la prendono sul serio. Si mettono a fare le ronde per controllare la situazione: mamma è ancora lì!
E poi chi arriva in soccorso alla madre snaturata? L'esercito di formiche che ogni estate invade il mio balcone e che di nascosto dai due si è caricato in spalla l'animaletto spiaccicato e lo ha fatto sparire.
Alla ronda successiva, il miracolo è avvenuto: mamma, non c'è più! dice Christian. Eh, sì. Domani torna! precisa Mattia.
Sì. Certo.
E ancora una volta sperimento le funamboliche spiegazioni delle piccole grandi cose della vita. Solo che ultimamente ci vado giù pesante con la fantasia.

giugno 09, 2011

Dai un bacio a chi vuoi tu

Bella lamandelina 
che lava passoletti
per i poverini
della città
guarda in su
guarda in giù
dai bacio a chi vuoi te

Niente. C'è che è una settimana buona che Mattia è diventato loquace. Ma di brutto. Nel senso che a casa non smette mai di parlare, di spiegare, di specificare, di precisare. Il meglio lo dà con suo fratello, of course. Non sta zitto un attimo. Nel week end l'abbiamo beccato intonare questa cosa qui. In questo modo qui. E ci ha fatto sorridere.
Stasera gliel'ho fatta cantare tre volte e ai passoletti me lo mangiavo di baci, macomessifà!
Insomma alle canzoni non c'eravamo ancora arrivati. A parte questo ritornello che intonano (stonati) dallo scorso anno:   
se ice mani! 
(che se indovinate che canzone è, vincete un premio seduta stante!)

giugno 04, 2011

Quello che avreste voluto sapere dello spannolinamento ma anche no

Questo post è dedicato a Silvia, Erica e Elena che proprio in questi giorni sono alle prese con lo spannolinamento e a Enza che mi ha ricordato che il blog è fermo ai primi di maggio e mi ha motivato a scriverci di nuovo.
Noi il pannolino lo abbiamo tolto lo scorso anno, quando "avevamo" due anni e tre mesi circa. E come volevo scrivere allora, questo è il mio personale decalogo per riuscire nell'impresa:
1 - non ascoltare tua madre che ti dice che ti ha tolto il pannolino in una settimana quando avevi 1 anno e 7 mesi ed eravate in vacanza a Caorle in un appartamento col pavimento in ceramica (che si prestava alla causa).
2 - essere consapevoli che ci si mette di più di quanto ti raccontano i libri: i sette/quindici giorni dei manuali sono una balla per metterti ansia quando sono finite le tue due settimane di vacanza e non hai ancora completato l'opera (ecco, magari evitare di abbinare l'ingrato compito alle tanto sospirate ferie, come ho fatto io...).
3) ammettere a noi stesse che talvolta più che il bambino, siamo noi mamme a non essere pronte perché lo sbattimento è notevole, inutile negarlo (io con Mattia ero decisa a lasciar perdere, vabbe' non è pronto, mi sono detta, invece a settembre le educatrici al nido mi hanno spronato a non farlo, mai tornare indietro se si è già iniziato un percorso e così è stato...).
4) accettare che prima o poi la sfuriata a tuo figlio gliela farai: perché sembrava aver capito tutto e invece la rifà nel posto sbagliato. Sì, non si dovrebbe ma gliela farai. Perché non sei mandrake, sei una mamma.
5) avere ben chiaro che nello svezzamento da pannolino la pipì è una storia e la cacca tutta un'altra (ma và?!! vabbe', chi ha spannolinato o è nel bel mezzo dell'avventura sa cosa intendo).
6) che il pannolino deve scomparire per sempre sennò fuorvi il bambino è un'altra palla. Io all'occorrenza lo rimettevo, tipo se stavo andando in un posto in cui "volevo stare tranquilla". Le stesse educatrici al nido mi hanno consigliato di portare Mattia al mattino col pannolino sotto e la mutandina sopra e poi glielo toglievano loro...
7) ricordarsi che c'è un (altro) percorso nel percorso perché c'è chi usa il vasino, chi il riduttore e chi solo adesso sta imparando a sorregersi nel water dei grandi ché tanto non si finisce giù. Noi abbiamo usato tutti e due.
8) sapere che il pannolino di notte glielo togli più avanti e quando è un mese che lo trovi asciutto e ti sembra il momento giusto, il mattino dopo lo ritroverai bagnato e rimanderai. A oltranza.
9) avere ben chiaro che ogni gemello è un bambino a sé - di nuovo: ma va'?!! - e può capitare di averne spannolinato uno e l'altro ancora no. Siccome non mi capacitavo che Mattia fosse "rimasto indietro" avevo comprato il libro "Le piccole avventure di Margherita: il vasino" tanto per dire che le avevo tentate tutte. Si poteva tranquillamente farne a meno.
10) la regola delle regole: quando smetti di pensarci, ti accorgi che hanno imparato a fare anche questo

Quante prime volte!

maggio 08, 2011

Di screening, annessi e connessi


E poi c'è lo screening oculistico al nido. Tu gli raccomandi di non fare storie, di non mettersi a piangere, che la dottoressa gli chiederà di guardare qualcosa e loro dovranno dirle cosa vedono.
Va bene?
Sìiii.
Oh, mi raccomando!
Sìiii.
Che poi più che altro ti raccomandi con Mattia che è un fifone scelto, che si metterà a piangere di sicuro. Christian invece è un tipo tosto, di recente al pronto soccorso è stato coraggiosissimo.
E poi entri dalla dottoressa.
Ciao, come ti chiami? Scena muta.
Quanti anni hai? Scena muta.
Guarda che bel quadretto, dimmi cosa ci vedi. Scena muta.
Ci sono tre oggettini. Mi dici cosa sono? Scena muta.
Vuoi indicarli con il ditino alla mamma? Scena muta.
Il tutto col magone in arrivo. Mattia apre bocca solo per miagolare "naso sporco mamma".
Ma anche suo fratello è così timido?
Nooooo, l'altro è più estroverso...
E' poi entra Christian, che ripete la scena paro paro, magone a parte. Perché lui la tipa non la teme, la snobba proprio. E per non smentirsi, in qualità di gemello, apre bocca per dire una sola cosa, giusto giusto identica al fratello: "naso sporco, mamma" (che poi è pure strano perché lui è quello che aaaargh, si snaricia con la manica)
Morale: lo screening è fallito. Miseramente.
Lei comunque più tardi glielo domandi cos'hanno visto nel quadretto. Spesso poi lo dicono. Ti spiega la dottoressa con la voce modulata ad arte, che poi ti è venuto il dubbio che il problema fosse proprio quello. Che ai bambini tocca rivolgersi con grazia ma soprattutto con naturalezza senno il pupo lo capisce che cerchi di arruffianartelo e si chiude a riccio.
E allora la sera a cena glielo dici: eh però che figuraccia che mi avete fatto fare. Non avete spiccicato una parola. Ma poi cosa ci avete visto in quel quadretto lì?
E lì, come se niente fosse: macchinina, stella e...gattino! Zac. Tuttodiunfiato. Come da copione.

aprile 16, 2011

Sull'arte di soffiarsi il naso

Cambiamo genere. Basta parlare di quanto sei donna disorganizzata. Basta menarsela sul fatto che lavorare, la casa, i pupi, un marito itinerante, eccetera eccetera. Che poi lo fai perché nessuno ti dice brava e allora te lo dici da sola. Oggi si parla di tappe. Raggiunte o da raggiungere. Si parla di cose da insegnare ai pupi. Si parla di soffiarsi il naso. Che se voi ci siete riusciti, spie-ga-te-mi co-me-si-fa.
Ci sono due bambini e due modi di adempiere al simpatico compito: uno peggio dell'altro. Christian utilizza il suo braccio destro (argh!). Presente come?  Roba che hai visto che sta per farlo, tenti di fermarlo ma lui si è già passato l'intera manica sotto il naso gocciolante (aargh!). Mattia, che tempo fa usava il palmo della mano (aaargh!)  ha finalmente immagazzinato il concetto che ilnasononsipuliscecosì e all'occorrenza blocca qualsivoglia attività e si mette a miagolare. Tu ti spaventi a morte, ti avvicini e sistematicamente scopri che sta farfugliando nasosporcomamma  e glielo pulisci. Salvo poi infilargli un kleenex in tasca e dirgli ecco, arrangiati da solo.
Sul come soffiarsi il naso - nel senso di buttar fuori l'aria e tutto il resto - siamo ancora in altissimo mare. Questi si mettono il fazzoletto sotto il naso e poi fanno una pernacchia con la bocca. L'effetto acustico è lo stesso. Ma solo quello.
Che poi ti dici machesaràmai, un anno fa gli ho tolto il pannolino! E invece no. Perché lì c'è la scadenza psicologica che lavora sottocoperta, che i pannolini costano un botto e il mondo ti dice che si tolgono a due anni (o almeno ci si prova) e che se non lo fai nei mesi caldi tocca aspettare l'anno dopo. E allora uno si motiva. Invece sul naso stai battendo la fiacca. Ditemi che è un'altra di quelle cose che apprendono magicamente da soli: attenderò il miracolo, fiduciosa.

aprile 05, 2011

Winnie the Pooh e il suo dentifricio

Dimenticare - a oltranza - un sacchetto di mele nel portabagagli. Non avere il coraggio di guardare che cosa ne è rimasto.
Comprare un pacchetto di lenti usa e getta. Perderle. Ritrovarle per caso, una vita dopo, sempre in auto, sotto il sedile.
Domandarsi se per caso il problema è la tua auto, anziché la frenesia della tua vita.
Avere gli armadi perennemente in bilico tra una stagione e l'altra. Considerare che ti ci vorrebbe una settimana a casa per renderli utilizzabili.
Accorgerti che ti mancano i generi di prima necessità: rotolone scottex di carta casa, merendine e succhi di frutta. Non so da voi ma qui vanno via come il pane.
Avere la casa in stato di caos perpetuo. Considerare che per averla in ordine non ci devono essere i bambini. Per non esserci i bambini ci deve essere l'asilo. E per esserci l'asilo deve essere giorno feriale. E se è giorno feriale tu sei al lavoro. Realizzare che per vedere la tua casa in ordine un certo numero di ore consecutive dovresti metterti in ferie. Masepoffà?

"Laura, io stamattina mi sono lavata i denti col dentifricio di Winnie the Pooh: il nostro l'ho finito tre giorni fa" racconta la collega, bi-mamma come me.

Niente da fare. L'unico modo per accettare il caos primordiale e non sentirti eternamente inadeguata è frequentare gente come te. Al bando tutte le altre.

marzo 30, 2011

L'arte del posticipo


Oggi pomeriggio andiamo a tagliare i capelli...
Noooooo. Dopo.

Dai che ci laviamo i denti...
No, mamma. Domani.

Andiamo a fare il bagno?
Sìiiiiiiiiiiiiii. I capelli no. I capelli dopo.

Poco meno di tre anni e già si dilettano nell'arte maschile per eccellenza: posticipare all'infinito quanto meno li aggrada. La mamma, d'altronde, eccelle nell'arte (femminile) della chiacchera: parla troppo. Meglio metterli davanti al fatto compiuto.
Ma anche coi vostri pupi guai a toccar loro le chiome?

marzo 09, 2011

Ma il ciuccio?


Stasera nella sessione di coccole prenanna parlavamo di togliere il ciuccio. Che alla veneranda età di 2 anni 10 mesi e 5 giorni si potrebbe anche pensare seriamente di eliminarlo. Meditavo la cosa già la scorsa estate ma c'era il pannolino da togliere e mi sembrava troppo. Ho pensato all'estate che sta per arrivare, prima di settembre però che poi c'è il nuovo asilo e già mi viene l'ansia all'idea di inserirli in una realtà nuova. Sarà che io sono sensibile ai cambiamenti e quando le novità toccano a loro, le patisco pure io. Vorrai mica togliergli il ciuccio, mandarli in una nuova scuola, che già sei mamma lavoratrice e per definizione assente? Ma quanti traumi gli vuoi dare ai tuoi figli tutti insieme?
E allora mentre facevamo le coccole l'ho buttata lì: vi va di regalare il ciuccio alla dollina visto che siete diventati grandi? E loro mi hanno risposto di sì.
Com'è?
Ma quando glielo regalate? Mi hanno risposto domani.
Ah, ecco. Mica subito.
Parliamo della dollina. E' il loro oggetto transizionale. Sì, abbiamo pure quello, embè?
Comunque il punto è che quando li guardavo accoccolati, col loro ciuccio in bocca, quasi quasi mi è venuta la malinconia. Un po' come quando sai che farai una cosa per l'ultima volta. Del tipo che io deliberatamente stabilisco che da domani in poi non possono più consolarsi in quel modo lì quando sono stanchi. Anche se sono grandi son sempre piccini. Sono scema? E vabbe'. E poi gli ho rifilato questa cosa strappalacrime che quando non ci sarà più il ciuccio e si sentiranno tristi basterà che chiedano un abbraccio alla mamma che la mamma glielo darà. Insomma, una roba da svenarsi, che mi sono rattristata da sola.
Sunto: loro all'asilo fanno la nanna senza dollina e senza ciuccio da nove mesi. A casa non ci siamo mai presi la briga di fare lo stesso. Forse per pigrizia.
E allora io sta storia che sono grandi gliela propino a manetta per un po' di sere e aspetto di vedere che succede. Magari avviene il miracolo e ci rinunciano da soli. Dicono che a volte succede. Dicono.
Poi più avanti ci sarà il cinema di togliergli la dollina. E' peggio delle scatole cinesi: mestiere difficile quello dei genitori.

marzo 07, 2011

La mia top ten


1) "Rieri" di Trasparelena (ieri)
2) Il "compiere" di Twinsbimamma (il pompiere)
3) La "gegia" di Visto da Lei (l'acqua)
4) Il "temmofifone" di Silvia (il termosifone)
5) Il "cimena" di Chicca (il cinema)
6) L"otuk" di Carpina (lo yougurt)
7) Il babbo Natale che si "allampaca" di Donata (si arrampica)
8) "Zì" di Franci (sì)
9) I "pimi" di Heddi (i pomodori)
10) FUORI GARA PERCHE' ME L'ERO DIMENTICATO "mamma Uaua" che starebbe per mamma Laura (mamma al quadrato). Ma quanto è carino?

Non c'è premio. Va bene lo stesso?

febbraio 25, 2011

Il massaggio col formaggio


L'abbiamo già detto che ciclicamente ci si inventa un tormentone che riempie le nostre chiacchiere a tempo indeterminato per poi sparire senza un perché, lasciando il posto a qualcosa di nuovo?
Più che altro sono io che mi invento dei modi di dire coi bambini e vado avanti con una tiritera finché non mi viene a noia.
Questa volta la premessa è che da brava madre lavoratrice, perennemente succube dei sensi di colpa, la sera i miei figli me li strapazzo non poco: li coccolo, me li mangio di baci e li vizio pure. Ultimo trend è quello del massaggio alla schiena, anche detto "grattino" per conciliare il sonno. La tata Lucia mi metterebbe alla gogna per questa insana abitudine. Ma io me ne frego perché il contatto fisico con loro per me è come l'aria. Senza (a volte) non respiro.
Comunque l'altra sera guardo Mattia e gli dico: dai che ti faccio un bel massaggiocolformaggio! Lui mi ha guardato sospettoso e ha cominciato a dire nooooooo, pure un po' scocciato. Poi l'ha capito che non volevo spalmarlo a mo' di sandwich ed è scoppiato a ridere.
Adesso se gli dico: vuoi un massaggiocolformaggio? mi risponde sìììììììììììììììììììì!
Il papà osserva e tace, perplesso.

P.S. A breve la top ten del post precedente.

febbraio 17, 2011

More than words

La prima regola per insegnare a parlare ai nostri figli è non storpiare mai e poi mai le parole. Ma ce ne sono alcune che nel loro modo speciale di pronunciarle ti riempiono il cuore di tenerezza e allegria. Le diresti anche tu in quel modo lì, se non fosse che hai trent'anni e che non si fa.
Ti mettono di buon umore perché sono buffe e speciali.
Ecco le mie preferite:
Fuì
(avverbio di luogo: qui)
Fong
(quello per asciugarsi i capelli: il phon)
Ruppa
(quella per sollevare la terra: la ruspa)
Autoptu
(il mezzo di trasporto: autobus)
Affua
(quella da bere: l'acqua)
Tatatatànna (solo per le grandi città: metropolitana)

Quali sono le vostre?

febbraio 08, 2011

Di conversazioni alla toilette


Non so a casa vostra ma da noi il bagno è un luogo pubblico. Il più pubblico che ci sia. Nel senso che NON abbiamo la buona abitudine di chiuderci dentro e con due bambini erranti per casa è un attimo trovarsi in compagnia. L'unico che azzarda il doppio giro di chiave è mio marito che a mio avviso finge spudoratamente di avere bisogno del wc per sfuggire al caos primordiale e mettersi un buon quarto d'ora in standby.
Comunque il punto è che ieri alla toilette incrociavo uno dei miei figli, proprio mentre terminavo di farmi gli affari miei. Prima mi scruta in modo sospetto. Poi mi guarda in alto, dove ci starebbero le tette (e nel mio caso il condizionale è d'obbligo). Conclude osservando più in basso. Lì sembra non tornargli qualcosa ed esclama: tu no hai pisellino?
E che vuoi rispondergli? No, io non ce l'ho. I maschietti ce l'hanno. Tu ce l'hai?
E lui: sì.
Allora aggiungo: anche il papà ce l'ha.
E lui precisa: sì, grande.

Ecco. Questo alla tenera età di due anni e nove mesi.
Ma quante ne sanno?

gennaio 30, 2011

La settimana di fuoco


Sopravvissuta ad una settimana di fuoco.
Senza MARITO. E senza MAMMA.
Senza marito vuol dire che all'asilo li porterai tu. Per cinque giorni di seguito. Vuol dire che al mattino per quanto anticipo tu possa avere sulla tabella di marcia, uscirai sempre e comunque in ritardo. Vuol dire che rovesceranno il latte, sbricioleranno i biscotti e si azzufferanno. Non vorranno vestirsi, né fare pipì. Sfodereranno tutto il repertorio dei capricci. Solo per te. E metteranno a dura prova i tuoi nervi fino a un secondo prima di entrare al nido quando si metteranno a correre contenti verso gli amici e tu comincerai a rilassarti. E te ne andrai a lavorare, mica a fare yoga. Pensando a chi ti dice eh ma i tuoi sono tranquilli...
Senza mamma vuol dire che dopo l'asilo li terrà tua suocera. Da te. Vuol dire che sebbene lei sappia che la casalinghitudine non è il tuo forte, tu cercherai di lasciare la casa meno peggio del solito: una parvenza d'ordine, niente di più. Questione di dignità, insomma. I tuoi sforzi saranno comunque vani perché quando c'è qualcuno che le cose le fa al posto tuo, ti dimentichi di quanto tempo si perda a farle. E ti manca sempre la mezz'ora decisiva per fare tutto.
Senza marito e senza mamma vuol dire che se uno si abitua ad avere sempre l'aiuto altrui comincerà a credere che non sia possibile fare da sola. In realtà dovrebbe provarci. Almeno ogni tanto. Costa fatica, è chiaro. Ma ci si guadagna in autostima.
E poi (finalmente?) il marito torna all'ovile e la casa è ancora più incasinata di prima. Ma questa è un'altra storia.

gennaio 23, 2011

Giochini idioti per bambini intelligenti


Da bravi "genitori modello" facciamo un giochino idiota con i nostri figli.
La premessa è che quando uno dei due è più inzaccherato del solito, gli diciamo una cosa del tipo: guarda come sei sporco, sei un puzzone, andiamo a lavarci!
Da lì una simpatica abitudine nata in fase di cazzeggio, più o meno funziona così: la mamma chiede loro chi è puzzone? Loro normalmente rispondono puzzone papà! Lui finge di arrabbiarsi, gli fa il solletico e loro si rimangiano tutto. Lui chiede loro se il puzzone è il papà o la mamma. E loro, banderuole, rispondono mamma puzzona! Coinvolgiamo a turno tutto il nucleo familiare (Mattia puzzone! noooooooooooo, Christian puzzone!) e poi la chiudiamo lì che si potrebbe andare avanti all'infinito.
E va be'. Ci divertiamo con poco. Lo so che ai vostri figli insegnate solo parole di senso compiuto o algoritmi ma noi siamo così, gente semplice.
Il punto è che l'altra sera quando ho chiesto a Christian di raccontarmi della sua giornata all'asilo, mi ha risposto: Betta puzzona! Poi è scoppiato a ridere. Nel senso che aveva dato della puzzona alla sua maestra.
Niente - mi dice mio marito - domani quando li accompagni al nido devi spiegare alla Betta che è un gioco che facciamo noi.

Ecco, no, magari glielo spieghi tu.

gennaio 14, 2011

Di lumache e balle varie


Le mamme sul passaparola ci vivono.
Tuo figlio ha la tosse da tempo immemore?
Eggià.
Ma tu che gli dai?
Il Lisomucil? Il Mucosolvan? Il Fluimucil? Il mitico Stodal?
Cosa gli dai? Lo sciroppo di lumache? Maddai'
La prima volta che ne hai sentito parlare hai pensato a una roba da fattucchiere. La seconda a quegli unguenti col nome strano, tipo Balsamo di Tigre o qualche roba cinese. La terza ti sei domandata se le lumache contribuiscono davvero a fare quello sciroppo lì. Poi hai preferito non pensarci. La quarta hai scoperto che non lo vendono al mercato nero. Alla quinta l'hai comprato, in farmacia. Hai capito che non è solo uno sciroppo ma un investimento, che 21 (ven-tu-no) euro per 250 ml di prodotto avranno il loro perché.
Si attendono i miracoli di cui tutte parlano.