dicembre 04, 2014

Di colloqui, cioccolatini e mamme inette

In questi giorni ho letto su Facebook una polemica sul concetto di maternità imperfetta. Si è letto e riletto di mamme inette e sgarrupate che ironizzano sulla propria imperfezione e questo concetto avrebbe un po' stufato. 
Della serie faceva ridere all'inizio, adesso si pensi a fare le mamme a modino, che la genitorialità è una cosa seria.
Ma va?
A parte che ridersi addosso non significa per forza prendere le cose sottogamba. Sdrammatizzare può servire a smorzare le proprie fatiche ma questa è soltanto la mia opinione.
Prendiamo me, per esempio: io son tutto fuorché una mamma impeccabile. Perché mi arrabbio. Perché parlo troppo. Perché  spesso sono da sola. Perché  - da figlia unica - non so comprendere fino in fondo le tensioni tra fratelli. Ma a essere una buona madre ci provo eccome. 
Alle volte fingo di guardare i cartoni animati, ma ho l'iPhone in mano e la testa altrove. Mea culpa. Altre volte esclamo dei maddai a casaccio, per far vedere che sto seguendo: ma loro mi beccano sempre e mi richiamano all'ordine. Mea maxima culpa.
Qui racconto di quando dopo una giornata da buttare, mi sono tuffata sul divano e ho sfilato di nascosto i cioccolatini del 7, 15 e 23 dicembre dal calendario dell'Avvento (quello homemade, quindi li ho già rimpiazzati).  Ma per il resto sono una persona normale, una madre che si impegna, e anche molto.
Questo per dire che si sceglie che cosa raccontare. Che si prova a essere mamme attente e amorevoli. Che i nostri figli prendono 10 e tante faccine sorridenti. Che li portiamo sempre al parco e anche ai musei. Che gli leggiamo le favole da quando avevano 3 mesi. E che sappiamo a memoria le battute di Cars, Cars Toons e Niko la renna volante però magari ce lo teniamo per noi perché le mamme che se la cantano e se la suonano sono un tantino fastidiose.
Ecchesaramai se negli anni continuiamo a dirci che la maternità è anche una serie di cose pesanti, insieme a tutto (al tanto) di bello che c'è. Serve a condividere esperienze, che male non fa. 
E, a proposito di condivisioni, abbiamo avuto il primo colloquio con le maestre. 
Regola numero uno per il colloquio con le insegnanti è portarsi dietro il marito/compagno/amico/o comunque un testimone di sesso maschile. Sempre. Perché se tu esci da lì convinta di aver sentito cose che non ti sono piaciute, lui può sempre dirti ma no, guarda che non è proprio così. Gli uomini - si sa - vanno all'essenziale. Noi donne viviamo di dettagli e, a volte, divaghiamo.
Qui parlerò delle maestre d'italiano che sono quelle che hanno più ore nelle singole classi.
Di qua una maestra dolce e rassicurante. Madre di quattro figli. Tutti maschi. Un mito a prescindere. Ci fa raccontare, ci domanda del rapporto tra gemelli e ci parla di un alunno modello.
Di là una maestra un pochino ingessata che stila un resoconto sulla didattica e poco più. Nell'ambiente la chiamano Ansia perché vive nel terrore che i bambini si facciano male. Dopo un brainstorming mammesco, si è deciso che sarà pure ansiosa ma certamente attenta. (Facendo parte della categoria, sostengo che a un ansioso non sfugga nulla. L'ansioso riesce a vedere anche quello che non c'è e che non potrà mai accadere ma questa è un'altra storia).
Qui l'alunno non è proprio perfetto. Nel senso che si distrae spesso: una volta gli cade la matita, un'altra la gomma e così via. E non fatico a crederci. Ieri è tornato a casa con un taglio di venti cm nella parte interna dello zaino.
Scusa ma come è accaduto?
Mamma, ti spiego: c'era un buchino sullo zaino poi per sbaglio mi è caduta la forbice e mentre la raccoglievo si è infilata lì e guarda cosa è successo...
Eh, sì. Sono cose che capitano. :-))

ottobre 24, 2014

Mamma arruffata Vs Mamma glamour

Ieri in ufficio una litigata storica. 
Collega senza figli dice a collega con figli che sta molto bene con i capelli sciolti e stirati e che dovrebbe farseli così più spesso. 
Lei risponde una cosa tipo sì, lo so, però ci metto una vita a farmeli in questo modo e di tempo ne ho veramente poco. 
Quella ribatte che se una ci tiene davvero il tempo lo trova.
L'altra replica con il classicone: tu non hai figli e non puoi capire. 
E via discorrendo, fino a parlare di una conoscente, amica della prima, che ha tre figli e un aspetto decisamente curato.
La premessa è che, si sa, gli scazzi altrui son sempre fonte di divertimento per chi osserva e non è parte in causa. Poi ci si schiera pure, come in tutti i match che si rispettino. E allora si disquisisce sul fatto che sì, è vero, con la maternità ci si incozzisce di brutto ma poi - se una è incline a curarsi del proprio abbigliamento (e del proprio corpo) - troverà il modo (e il tempo) per farne sempre oggetto della propria esistenza. Nonostante la prole. Al contrario chi non è avvezza a pensare a look ed estetica per indole, pigrizia o semplice disinteresse, seguiterà su quella strada, sconfinando in notevoli incozzimenti nei periodi topici della maternità (dentizione, inserimenti, gastroenteriti virali et similari).
Prendiamo me per esempio: per quanto io possa decidere di applicarmi (e succede raramente, va detto), rimango una mamma arruffata (con la stessa borsa per mesi interi, il capello che grida vendetta e il look sgarrupato) perchè poi, alla fine, quando ho tolto tutto il tempo da dedicare ai figli e mi ritrovo un'ora libera, preferisco farne altro che una seduta di necessario (e legittimo) restauro. Epperò non è che non ne sia consapevole. Anzi: mi guardo, disapprovo e mi riprometto di applicarmi. In futuro.
E voi? Che mamme siete? Glamour o arruffate?

ottobre 10, 2014

L'emozione di un regolo

Aggiornamenti dal fronte scuola e altre amenità.

La compagna di banco non è più la stessa. Evviva, ho commentato io. E tu cosa hai detto quando la maestra l'ha spostata? Ma era mia amica! Risponde lui, sorridendo sotto i baffi. 
Sei anni e un futuro da politico, direi.

Mamma ti devo dire una cosa: ho cambiato fidanzata...
Ah sì? e chi è? ma soprattutto, chi l'ha deciso?  
Eh, l'abbiamo deciso insieme
Visti i precedenti, mi è sembrato un gran successo.

I primi compiti del weekend. E qui va detto che i mariti - a volte - hanno ragione. 
Quando lui mi diceva vedrai che casino, due classi diverse, compiti diversi. E io rispondevo echessaràmai. Be', proprio proprio torto non aveva.
Sabato pomeriggio, stesso tavolo di lavoro in cucina. Io nel mezzo. Un chiassoso e reciproco disturbarsi, perché tu dai retta solo a lui! e io ho due pagine di A mentre lui solo due righe eccetera eccetera. 
Ho già raccolto consigli sparsi ma se avete voglia di dirmi come vi regolate voi, ascolto volentieri.

E poi whatsapp che si conferma il parchetto virtuale delle mamme odierne. Con tutti i pro e i contro del caso.
Brainstorming serali sugli argomenti più svariati. Radio serva è niente al confronto ma poco importa. Perché le mamme di oggi (me compresa) sono terribili. Vogliono esserci e tanto. Anche quando non ci sono. Chiedono, si informano, commentano, giudicano, sono precise, fin troppo. Lasciamo fare alle maestre e ai bambini, direbbe qualcuno. Ma quei tempi lì sono passati. Oggi siamo sul pezzo sempre, h24. Dicono che esistano anche quelle che se ne fregano ma io non ne conosco neanche una.

E poi registro questa nuova, piacevole abitudine di controllare gli zaini ogni sera, e la gioia di quando ci trovo qualcosa di nuovo. E poi tempero le matite (lo so, lo so che non dovrei)  e ripongo tutto in ordine (tranquille, conto di smettere).  E poi guardo, ascolto e scopro. Comprare una valigetta di regoli, che non sapevo neanche cosa fossero. Scrutare i quaderni e il loro modo così diverso di fare le cose. Immersa, con loro, in questa nuova emozionante avventura.

settembre 23, 2014

Alive

Titolo: sopravvissuti
Sottotitolo: ho una relazione complicata con la mia compagna di banco

Sopravvissuti (e sopravvissuta) al primo giorno di scuola.
E anche alla prima settimana, direi.
Un bel po' di confusione quel giorno lì. Qualche foto e tanta attesa. Adrenalina a mille e due zaini che sembravano enormi, in confronto a loro.
Christian che è entrato per primo, per mano al suo papà.
Ma a noi quando ci chiamano? Chiedeva Mattia che è entrato con me.
Un lecca lecca sul banco come benvenuto.
Maestra, posso mangiarlo? (Chri)
Il loro amico al loro fianco.
Le maestre, materne e rassicuranti (o almeno sembra).
Occhioni curiosi e un po' smarriti.
Le due classi vicine così io e il papà ci siamo scambiati (lo switch!) e siamo riusciti a stare con tutti e due. 

Al 7° giorno:
Allora Mattia, ti piace la scuola?
Risposta: Sì, è più bella di quanto pensassi!
Diecipiùpiùpiùamoredimamma per aver ingranato il congiuntivo.
E un sospiro di sollievo per tutto il resto.

E a te, Christian?
Risposta: SI' ma Melissa...

No, dai, datemi una bombola di ossigeno! Vi ricordate la regina di cuori? Quella che lei mi ha detto che quando le parlo mi devo inchinare, quella che tu sei il mio fidanzato e devi giocare sempre con me? Quella che se io gioco con i miei amici lei si mette a piangere? Ecco, lei. 
Da venerdì, in un vorticoso giro di banchi è finita accanto a lui. Che, voglio dire, su 84 bambini, capitarci in classe insieme e pure di banco, sì insomma ci vuole del...talento.
Ora, stamattina la mamma italica che è in me stava per fermare la maestra e domandarle il perché di cotanta sfiga e spiegarle i precedenti che arrivano dritti dritti dall'ultimo anno di materna, dove le insegnanti avevano notato questa esuberanza un po' opprimente. Poi mi sono morsa la lingua ché questionare subito sul posto a sedere mi sembra cosa piccinapicciò. Epperò, conto di formulare una velata richiesta per domani sera, al termine della prima riunione.
Che poi uno dice, dovrebbe smazzarsela da solo, tipo il fratello, che è sfuggito alla compagna di banco - tale scapperona - senza problemi. Lì era solo una questione di naso, per carità, però si è arrangiato autonomamente.

Stay tuned!

settembre 14, 2014

Di ansie e passi avanti

Meno dodici ore all'inizio della scuola elementare.
Respira Laura, puff puff.
E non è per il tempo che passa. Ché se devo dirla tutta, questa età in cui si parla tanto e ci si muove con più libertà mi piace parecchio.
E non è per la sindrome del nido vuoto perché per quella c'è tempo (e poi, vuoto? parliamone).
E' che in un mondo che ci sfracella l'anima con quello che è pedagogicamente giusto e sbagliato, con il tempo di qualità, con il benessere psicofisico eccetera eccetera, tu Madre vorresti che lì (a scuola) fosse tutto perfetto: la maestra dolce e capace, il compagno di sempre seduto al suo fianco, il clima rassicurante e tutto il resto. Invece se solo accenni a pensarci, sei madre ansiosa. Eh già, com'è sta storia?
Sarà che dover scegliere quale dei tuoi figli accompagnare in classe il primo giorno di scuola non è il massimo della vita: crea disagio. Spero in due classi vicine per organizzare con il papà uno switch all'ultimo secondo e se non ci riesco pazienza. Non vi è chiaro il concetto o vi sembra un'esagerazione? Probabilmente non avete due gemelli.
E comunque ormai è fatta, ci siamo quasi. 
Gli zaini sono pronti, i grembiulini anche (che poi sono casacchine ma tant'è). 
Loro dormono, io raccolgo le idee e attendo domani. 
Con ansia. 
Anzi no, con quella leggera sensazione di preoccupazione (ma a fin di bene, s'intende) che vorresti che fosse già domani sera e che niente di catastrofico fosse avvenuto e buonanotte. 

Già che siamo in tema, un'amica l'altro ieri ha condiviso questo  articolo su Fb. Io sono lontana anni luce da quello che hanno descritto lì e credo non possa accadermi mai. Ma, nel dubbio, se domani  mattina decidessi di fare un altro figlio, internatemi!

settembre 04, 2014

Di mesi che iniziano di lunedì

Odio i mesi che iniziano di lunedì: doppio inizio, doppia fatica. Questo settembre poi li batte tutti.
Le vacanze sono archiviate, purtroppo: sono state belle e riposanti. I bambini si sono divertiti molto, hanno trovato tanti amici e hanno fatto gruppo, novità per loro e per me che ho sperimentato le loro micro-autonomie con un iniziale stato di apnea per poi godere degli innegabili benefici.  
Se li controlli ogni due minuti non ha senso lasciarli andare, mi suggeriva il consorte. Già.
Li scopro tanto cresciuti ma per certi aspetti molto fragili. Ti buttano lì domande esistenziali, molto off topic: come ha fatto Dio a creare il mondo? che se sei in coda al supermercato non ce la fai a imbastire una risposta decente. Oppure perché ogni tanto le donne fanno la pipì rossa? che domandato in piscina, no dai, parliamone...
Poi ti rifilano frasi che sono macigni. Parole che riconosci, perché sono le tue. Che ridere e che paura anche. Mia madre dice che dovrei stare più attenta a come parlo ai bambini. Ieri le hanno detto che il loro papà dormiva, come al solito, e che lui in tv vede delle scemenze che non fanno ridere.
Laura, queste sono cose che hai detto tu...
Ehm, bah, non credo.
Negare, negare sempre, come si dice. :-)
E poi, contrariamente ad ogni pronostico, in vacanza ho letto quattro libri. Il quinto, L'amica geniale,  l'ho iniziato al rientro, sull'onda dei commenti delle amiche naviganti. Avevano ragione, cominci e non lo molli più.
E poi sono tornata in ufficio e il capo mi ha omaggiato di un bijou proveniente dalla località vacanziera. A casa mostro il souvenir al consorte che mi dice bello, estivo, adesso devi metterlo, se no pensa che non ti piaccia.
Io, che avevo molto apprezzato ma credevo di riporre l'oggetto nella scatola dei ricordi, rimango perplessa. Ché l'accessorio non è brutto ma un po' appariscente.
Ehm, dici? Gli rispondo. Lo metterò domani. Ma poi per quanti giorni lo devo indossare per dimostrare che ho gradito? 
Ma no, ma no, non devi metterlo subito mi dice il collega modaiolo, se no  sembra che ti devi togliere il pensiero. Mettilo tra qualche giorno, quando ti capita il look giusto.
Ommiodio, ma cosa dice il Galateo?
E insomma, ho atteso. Ieri mi sono vestita tutta in blu e l'ho esibito. - Look o non look, today is the day - ho anticipato ai colleghi via whatsapp.
Risposta: era meglio un total white
Ma non avrei osato mai. 

agosto 07, 2014

Scollegare il cervello dal rumore di fondo

Siamo quasi in vacanza. Finalmente l'estate vera, visto che al nord è stato autunno fino all'altroieri. Come sei messa? Domanda mia mamma, per sapere se ho già organizzato il necessario per la partenza. Quando studiavo mi faceva la stessa domanda due giorni prima di un esame, provocandomi lo stesso moto di sconforto. La risposta giusta sarebbe: male, giacché non ho ancora preparato niente. Che poi non è mica vero: ho messo sul comodino quei sei, sette libri che tutti gli anni mi porto al mare, convinta che leggerò leggerò e leggerò ancora, invece leggerò e basta. 
Ho stilato un megalistone delle cose da portare, anche se mi sono ripromessa di fare dei bagagli basici. L'idea è di provare ad essere più spartani del solito, di godere dello scorrere lento del tempo, di scollegare il cervello dal rumore di fondo, da tutto quello che ci impegna la testa oltremodo e consuma energia preziosa.
Questi i propositi, la storia racconterà il resto.
Ho comprato due libri nuovi per i bambini* e porterò le nostre Favole al Telefono che ormai ci siamo affezionati. E faremo un album delle vacanze, raccogliendo qua e là le cose che ci incuriosiranno: ok a foglie, conchiglie e souvenir di vario genere. No a insetti et similari (che l'argomento li appassiona molto ma a me un po' meno). A tal proposito tocca segnalare il rinvenimento di un fossile di lucertola nel giardino della scuola, grazie al quale Chri guadagnò complimenti a profusione, il mio piccolo paleontologo.
Eppoi, in controtendenza con i miei standard organizzativi, ho comprato tutto il materiale per la scuola elementare che settembre è lontano ma anche no. Dopo un primo momento di smarrimento tra gli scaffali del reparto cartoleria, ho riscoperto quadretti, margini e copertine di plastica gialleazzurreverdieblu. Un tuffo nel passato a tutti gli effetti.
E poi mentre infilo un quadernino in una copertina rossa e penso che verrà usato come diario per gli avvisi butto lì un sospiro che racchiude tanti sentimenti tutti insieme. Mamma perché ti emozioni di un quaderno? Mi chiede Mattia. 
Rimane la meno poetica faccenda di contrassegnare matite, penne e tutto il resto con il nome, ma me lo tengo volentieri per il rientro.
Auguro a tutti buone vacanze, ci si rivede a settembre su questi schermi. 

*"Belle da raccontare" di Roberto Piumini e "La bambina di burro" di Beatrice Masini 

luglio 16, 2014

Il vecchio e il nuovo, così è la vita

Tre settimane fa è finito l'asilo e, come spesso capita nella vita, quando ti sembra di aver trovato la quadra (ritmi giusti e amicizie consolidate) tocca ricominciare tutto da capo.  
C'è la malinconia per quello che lasci, la curiosità per quello che verrà ma anche gratitudine per questi tre anni che non sono stati sempre una passeggiata ma comunque belli e importanti. Insomma, si cresce.
Commozione sì ma misurata. L'abbraccio più caloroso è stato per la maestra che meno ho amato, a dimostrazione che parlare due linguaggi diversi non significa per forza non capirsi mai.
Una rosa fuczia per le maestre con un grazie per averci supportato, capito, e compreso; per il loro impegno, la loro voglia di sperimentare e di proporre cose belle.
Un pizzico di nostalgia per un ciclo che finisce ma niente più. Da quando sono mamma ho imparato che non si fa in tempo a rimuginare su niente perchè si vive immersi fino al collo nella quotidianità e appena messi a letto siamo proiettati sul giorno a seguire, che arriva inesorabilmente carico di grandi, piccole o minuscole novità.
Così è accaduto a noi, che tre giorni dopo iniziavamo una nuova avventura: il centro estivo. Un'esperienza che consiglio a chiunque abbia figli in età prescolare e una struttura ben organizzata con persone di fiducia che facciano questo mestiere di professione, non solo  nei mesi estivi.
Quante prime volte: le gite in pullman, la piscina il venerdì mattina, i giochi di squadra, il gruppo consolidato di amici e quelli nuovi. Un'esperienza nuova, di crescita, per loro e per me che sono fissata con i punti di riferimento, con i cambiamenti graduali, con il tempo di qualità (perché la quantità non ci è sempre concessa) eccetera eccetera.
Ci aspettano 50 giorni di vacanza, prima dell'inizio della scuola, quella vera. Ho conosciuto alcune delle maestre che prenderanno le prime classi a settembre e, a pelle, mi sono piaciute. Pacate, materne, pazienti con una ciurma di genitori chiassosi: mi è sembrato un buon inizio.
E poi c'è la chat whatsappica con le mamme dei grandi, anche detta gruppo "nostalgia", che eri vissuta senza fino all'altro ieri ma oggi no, ti sembra un peccato uscirne. Pazienza se si tratta di un gruppone scoordinato dove ciascuna risponde a piacimento a qualsiasi ora del giorno. Perché fa gruppo, fa community, fa tanto mamme informate sui fatti. Tassativo: togliere il suono per le notifiche.
E poi a Mattia è caduto un dentino. Attendevamo con ansia l'evento per la faccenda del topino e del soldino. La nonna dice che lo dobbiamo mettere in un bicchiere. In un bicchiere? Ma va là, si sarà sbagliata, lo dobbiamo mettere sotto il cuscino. Ti dico di no, me l'ha detto tutta precisa! 
Che poi questo primo dentino è finito dritto nel pancino ma poco importa, alla fine ci ha pensato la Fatina a lasciare una filastrocca e pure una banconota (alla faccia del soldino).
Che poi ci mancava la faccenda del topino, che già fatico a star dietro a Babbo Natale.
Prima che finisse l'asilo, Christian voleva regalare uno dei suoi giochi alla sua scuola ma la scelta ricadeva ogni mattina su giocattoli non adatti ad essere portati lì. Un giorno si è deciso per una valigetta colma di trenini in ferro, acquistati qualche anno fa su un sito tedesco, ad un cifra, diciamo così, di un certo rilievo. Ecco, io lì, di prima mattina, pur consapevole che la generosità è una cosa bella eccetera eccetera gli ho detto scordatelo, quello non lo porti, con quello che è costato a me e a papà!
Ma che dici, mamma, questo ce lo ha regalato Babbo Natale!?   
Ah già, è vero. Be', fa lo stesso: quello teniamolo noi, che è pur sempre un ricordo! Cosa dite se portiamo un puzzle?
Dura vita per noi genitori, tocca sempre stare all'erta. Mai abbassare la guardia. E comunque, attendo con ansia le vacanze.

giugno 01, 2014

Di fasi, conflitti e questioni fondamentali (si fa per dire)

Giugno, col bene che ti voglio...
Siamo arrivati a giugno, altro mese denso di appuntamenti, più o meno importanti. Mese di saggi, di feste, di saluti e riunioni. La festa di fine anno, il saggio di nuoto, l'aperitivo di saluto per mamme e maestre (seguirà post dedicato), l'ultima riunione della scuola materna, la seconda della scuola elementare e quella per la presentazione del campus estivo. Sì perché quest'anno i panterini, alla veneranda età di sei anni, faranno questa nuova esperienza. La scuola è a pochi passi da casa, i coordinatori sono insegnanti che hanno conosciuto in questi tre anni di asilo e ci andranno molti loro compagni quindi la mamma ansiosa ha così deliberato. Che a settembre si va a scuola, tocca rendersene conto (e svegliarsi fuori!).

Di conflitti e pall...ehm fasi varie
Siamo ancora in piena fase di conflitto gemellare. Tutto sembra tranquillo e poi in un secondo: mammaaaaaaa, lui ha bevuto prima di me! ecco, io ho preso il pezzo più piccolooooo! mammaaaaaaa, lui inizia sempre per primo! eh ma io scelgo sempre per ultimoooooo, Mattiaaaaaaaaaa, mammaaaaaaaaaaaaaaa, Christiaaaaaaaaaaaaaan, mammaaaaaaaaaaaa! Non so se ho reso l'idea.
Sappiamo trattarsi di una fase. E in quanto tale di periodo con un inizio e una fine (ecco, appunto, quando arriva la fine?) perché così abbiamo imparato in questi sei anni di cambiamenti e di up and down. Però, se posso permettermi, è una fase un po' del cacchio: a loro servirà pure per l'individualità, la consapevolezza di sé e tutto il pacchetto psicoecceteraeccetera ma a noi ci sfianca. E non poco. Manco ho trovato il coraggio di googlare "conflitto gemellare" su internet. Ai tempi d'oro mi sarei fiondata in Feltrinelli a comprare un bel manuale di pedagogia gemellare che avrei riposto trionfante sulla pila di libri giacenti sul comodino. L'avrei sfogliato per un terz...facciamo un quinto, per poi dimenticarmene alla prima occasione. Oggi preferisco rimanermene nella beata ignoranza di sapere che prima o poi passerà. 
Lo so, non sono più io, pure io stento a riconoscermi. C'est la vie.

La (nostra) scuola elementare
Tornando invece alla scuola elementare, c'è stata la giornata dell'accoglienza, una mattinata intera, pranzo compreso. Un po' perplesso Christian quando li abbiamo salutati ma entrambe entusiasti all'uscita: abbiamo fatto palestra, disegno e inglese. Uau! 
Peccato le maestre della materna abbiano organizzato la visita per una sola scuola del plesso, anche per i tanti (come noi) che andranno in un altro istituto. Troppo impegnativo per noi, ci hanno detto, organizzare questa mattinata in due scuole diverse. I bambini vivranno questo momento come esperienza in sé, vedranno come funziona una scuola elementare, poco importa se non è lo stesso istituto in cui verranno iscritti
Noi mamme abbiamo avuto un po' da ridire ma tant'è, così è stato. 
Le votazioni della scorsa settimana hanno permesso a noi genitori di fargli vedere "da dentro" la scuola dove andranno a settembre. Bambini cercate di immaginarvi questa scuola come quella dove siete andati due settimane fa, perché oggi non ci vedrete né bambini, né maestre. I banchi saranno un po' spostati e la mensa sarà chiusa, ehm.. :-O  Per la serie come ti traumatizzo due bambini passandogli il messaggio che mentre quella scuola là era bella, allegra, piena di bimbi e tutto il resto, questa qua (cioè la loro) è una specie di deserto dei tartari. 
Poi abbiamo dato uno sguardo al giardino e scoperto che tante altre mamme avevano avuto la stessa (brillante?) idea e l'abbiamo chiusa lì.

La perfida Melissa
Continua il fidanzamento con la perf...con la simpatica Melissa.  
Mamma,  Melissa dice che quando parlo con lei devo inchinarmi?  
Prego? dico io. E perché mai?
Perché lei dice che è una regina!
Bene, allora senti cosa devi risponderle: cara Melissa, se tu sei la regina, io sono il re. E nel gioco delle carte valgo di più!
[Amore, ricordati però che nella vita il re e la regina sono uguali...]. Perla da archiviare sotto la voce: mamme non si nasce ma suocere si diventa.

Il sondaggio: a che pro?
E poi concluderei con una nota significativa sul mio stato psicofisico: mi sono messa a dieta, ma questa non è una novità, quindi mi sento molto meglio. Epperò il mio cervellino, a mio modo di vedere, necessiterebbe di maggiori zuccheri. Quindi occasionalmente Calimero brutto e nero si impossessa di me e mi costringe a vedere l'universomondo malvagio e opportunista. Mica tutti tutti, per carità, ma una buona parte. Argh
Conto sul fatto che pure questa sia una Fase e che passerà. 
Diciamo che ultimamente mi arrovello su una questione abbastanza terra terra, nemmeno alle medie avevo osato tanto. Precisamente sul perché qualcuno decida di riportarti commenti sgradevoli di terze persone sul tuo conto. Senza che ce ne sia un'urgenza precisa, intendo. 
Perché io di difetti ne ho tanti, e santa proprio non sono, ma a questo meccanismo qui non ho mai ceduto. E allora lancerei un sondaggio: 
a che pro, secondo voi?  
A) per ferire te  B) per ferire la terza persona  C) dicesi mettere zizzania  D) altro

maggio 08, 2014

Di Maggio, il nostro mese

Il 5 di maggio abbiamo compiuto 6 anni. Fatico a crederci anch'io. Festeggiamenti iniziati con  tre giorni di anticipo per svariate ragioni organizzative. Mai fatto nella vita, ho sempre pensato che portasse sfiga, come girare la pagina del calendario prima che finisca l'ultimo giorno del mese. Una quattro-giorni di festeggiamenti che neanche la regina Elisabetta ha osato tanto. Due torte, di rigore, come dal primo compleanno. Uguali o diverse ma sempre due, come insegnava il primo (e unico) libro sui gemelli che ho letto. Ormai per noi è una tradizione. 
Auguri amori della mia vita, spero che da grandi (illusa io) sappiate apprezzare quello che provo a fare per voi, che è molto di meno di quello che vorrei e molto di più di quello che qualche volta dovrei ma vabbe'. Faccio del mio meglio. Garantito.
L'eterno conflitto
Viviamo settimane di eterno conflitto gemellare. Che se uno dice rosso, l'altro dice blu. Che io voglio fare quello e lui quest'altro, che lui ha avuto un biscotto in più, e io uno in meno, che lui ha bevuto per primo e io per secondo, che tu lui non lo sgridi mai e la colpa è sempre mia. E poi lui mi ha detto e io gli ho detto e lui mi ha fatto e io gli ho fatto eccetera eccetera, in un crescendo infinito e sfiancante. La gara per chi entra per primo in casa e in macchina, per chi si accaparra per primo il giubotto o le scarpe del colore più chiaro tra quelle nuove di zecca che ho appena portato a casa, (presente la varietà di colori dei capi per maschietti?)  :-O
Ma teniamo botta perché c'è la questione della gemellarità, dell'individualità e sticavoli.
La regina della cucina
Mamma, deliziose queste patate. Le hai fatte tu?
No, amore, non le ho cucinate io, è stata la nonna.
Sono buonissime, come quelle che fa papà!
Lo chiamavano incredibile Hulk
Mamma, il mio amico mi ha detto che il mio papà è brutto, è alto, pelato e ha la barba bianca...
Amore, non è vero, il tuo papà è bello e poi non si prendono mai in giro le persone per il loro aspetto.
Sì ma lui mi dice così.
Fai una cosa, digli che quando papà ti verrà a prendere a scuola può dirlo direttamente a lui...
Mamma, gliel'ho detto. Ha detto che il mio papà è bellissimo! :-D

aprile 11, 2014

Di aprile, dolce dormire

Ma come si fa a tenere aggiornato un blog se la vita corre a mille all'ora e tu non riesci a starle dietro?  Come si fa se l'amore cresce ogni giorno di più e non si ferma mai perchè viene dalla pancia oltre che dal cuore? 
Perché sorridi e mi guardi così, Mattia?
Niente, mamma. Ti guardo perché mi piaci! 
Come si fa se il tempo passa veloce e loro crescono ma se non fosse per le risposte argute e i pantaloni che si accorciano neanche te ne accorgeresti?
Mamma, da grande voglio fare questi mestieri... Quello che scava nella terra e trova i fossili, quello che aggiusta la tivù, quello che inventa i programmi televisivi, quello che con un razzo spaziale va vicino al sole e non mi ricordo più che altro. Ecco un buon motivo per tenere aperto un blog: registrare per non dimenticare. Basterebbe un taccuino per la verità ma, si sa, siamo nell'epoca della condivisione: gioia e tormento di quest'epoca. 
E a proposito di condivisione, sento che dopo una sovraesposizione mica da ridere, si stiano prendendo un po' le distanze, che i rapporti quelli veri sono fatti di telefonate, di messaggi (questi concediamoceli), con il rischio di approdare nella vita altrui nel momento sbagliato salvo poi accordarsi per un momento migliore. Tutto il resto è bar sport come direbbe il consorte, è un raccontarsi continuo senza conoscersi mai.
E con questa perla di saggezza, auguro a chi passa di qua una buona Pasqua.

marzo 11, 2014

Me lo dici perché il mondo è rotondo?










Eccomi. Ridendo e scherzando siamo a marzo.
Cosa abbiamo fatto nel mentre?
Siamo tornati a casa, da soli tre giorni. Viviamo allegramente in mezzo a pile di scatoloni, ragionando più o meno in questi termini: secondo te dove sono i costumi di Carnevale? Ah, ma guarda, erano qui a portata di mano e non me ne ero accorta. 
Dov'è la scatolina dei puffi con dentro tutte le mie monete? Amore, non lo so, prima o poi la mamma la trova.
Però abbiamo la situazione abbastanza in pugno e in quell'abbastanza c'è tutta la verità :-O
Ho affrontato le paturnie del mio piccolo (grande) Mattia, che è permaloso, testardo e invidiosetto ma di una sensibilità straordinaria. Tanto uguale ma incredibilmente diverso da me. E' il mio compagno di passeggiate, che Christian e papà sono pigroni, invece a noi piace camminare insieme, e guardarci attorno. E' intelligente e maturo e di una dolcezza infinita: mamma, me lo dici perché il mondo è rotondo? Amore, non lo so. 
Eh, nessuno lo sa! Chiosa il fratello, avvolgendo di mistero la domanda più poetica che mi abbiano mai rivolto.
Bisognerebbe annotarsele tutte le cose che dicono, perché le frasi dei bambini sono davvero meravigliose. Mamma, quando mi sposerò, se mi capiterà un maschietto lo chiamerò Picasso. Questo lo ha detto Christian due giorni fa, chissà cosa ne penserà la sua futura moglie?
Eppoi, dopo giorni un po' così, ho deciso di buttare alle spalle il malumore che non porta a niente e sono uscita a zonzo in pausa pranzo. Ho camminato per il centro di Milano a passo spedito, con l'occhiale da sole e il naso all'insù. Ho deciso di accantonare il libro della Mazzantini che come tutti i libri, più o meno belli, potrò apprezzare al momento giusto, che non è questo. E ho comprato l'ultimo scritto da Andrea Vitali, che come altre volte nella vita, mi ha scelto dalla vetrina. Poi sono rientrata in ufficio e ho bevuto una Red Bull in un bel bicchiere di vetro. E ora chi mi ferma più?

febbraio 11, 2014

Sono le femmine che decidono!

Eppoi un giorno Christian se ne torna a casa con una letterina, realizzata e colorata (con tanto ammooooooore) dalla sua fidanzata, che non nomino per questione di privacy. Lei è molto graziosa e si chiama come un'erba officinale (anzi, chi indovina il nome vince un premio a tema, ve lo dico). 
Per la serie anvedi come sono avanti le femminucce, la cosa ha scatenato in casa non poca ilarità. Ma soprattutto sembra che lui non avesse capito al volo che la lettera doveva portarsela a casa, in quanto fatta appositamente per lui, tant'è che una volta ricevuta, l'aveva riposta nel portaoggetti di lei. E vabbe', sorvoliamo.
Grasse risate, miste a stupore, sulla faccenda che a 5 anni e mezzo già si prendono le prime cotte. Che poi a lui mica piace lei: a lui piace un'altra compagna che incrociamo quando andiamo in piscina e tutte e due nel salutarsi diventano rossi. E allora perché sei fidanzato con quest'altra? 
L'ha deciso lei, mamma! Ehm, il discorso non non fa una grinza.
Quindi succede che al giorno 1 è tutto peace and love, con tanti cuoricini rosa, rossi e blu. Mentre al giorno 2 lui mi racconta di lei che si arrabbia se lui gioca con i suoi amici perché i fidanzati stanno sempre insieme. 
E tu gioca un po' con lei e un po' con i tuoi amici.... 
No, perché lei mi manda le sue amiche a chiamarmi e se non vado si mette a piangere.
E allora lì mi scatta lo scenario pulp, del tipo che se ho il figlio sensibile che fa quello che dice la bambina per non dispiacerle, quando gli capita il bulletto di turno che fa? E allora sulla scia di tutte le letture genitoriali che inizio e poi mollo a metà (sì lo confesso, mi succede quasi sempre) gli dico che capisco quello che prova e bla bla bla epperò lui deve fare come si sente. Gli appioppo anche una specie di mantra da pensare all'occorrenza: Christian-fa-quello-che-vuole-Christian! E non nel senso di fregarsene del prossimo, ma di ragionare con la propria testa, senza farsi mettere i piedi(ni) in testa da nessuno.
Eppoi il giorno 3 gli chiedo se ha fatto come gli ho detto, ChristianfaquellochevuoleChristian eccetera eccetera. E lui mi risponde di sì.  E come è andata?
Male, lei mi ha detto che sono le femmine che decidono!

Idee chiare la ragazza. 

febbraio 04, 2014

Elementari Watson!

Ridendo e scherzando, oggi li ho iscritti alle elementari.
Ommiodio.

gennaio 29, 2014

Ma buon anno, eh!

Per la serie c'era una volta un blog, ma buon anno eh! 
Questo 2014 è iniziato da soli 29 giorni ma a me sono sembrati mesi, non so se sia un buon inizio o un inDizio. Cosa abbiamo fatto nel mentre?
Ci siamo goduti le vacanze di Natale. Abbiamo fatto cose e visto gente. Più la seconda che la prima, direi. Persone che non vedevamo da tempo, davvero tanto. E ci siamo goduti la libertà di fare maggior vita sociale con i bimbi al seguito di quanta ne facessimo prima. Evviva.
Abbiamo iniziato dei lavori di ristrutturazione in casa, con conseguente ritorno alla dimora di origine. Abbiamo bussato ai nostri silenziosissimi vicini per rendergli nota la cosa. Abbiamo una notizia bella e una brutta: la bella è che mamma e bambini si trasferiscono dai nonni per un po', la brutta è che arriverà una squadra di muratori a disfare casa. Ehm, scusateci tanto per il rumo...il disturbo. Vogliateci bene comunque!
Eppoi. Ho fatto un breve corso sulle manovre di disostruzione pediatrica, pubblicizzato tramite la scuola materna. Per metà lezione ho pianto, al fianco di mamme che sghignazzavano. Ma io ho vissuto un'esperienza scioccante qualche anno fa e non si scherza su queste cose. Converrebbe informarsi, pur augurandoci che queste manovre, da conoscere e soprattutto diffondere, non debbano servirci mai.
Eppoi sono stata alla prima riunione della scuola elementare. E mi è venuto un piccolo (piccolo?) moto d'ansia. Cosa ve lo dico a fare. Mica per lo scatto di crescita, mica per il tempo che passa (quello verrà dopo), ma per questa orda di genitori (più o meno nuovi) con i quali si ri-inizierà a socializzare. Che gioia poi scoprire nel mucchio quel paio di madri buzzicone che incontri da tempo e che sono simpatiche come due dita dritte dritte negli occhi (e che ho poche speranze di non ritrovarmi in classe, giacchè le prime classi  sono tre e i miei figli sono due). E vabbe' mica ci si può star simpatici tutti. Ma poi ci sono tutti quei genitori che hai più o meno incontrato in questi cinque anni, durante il corso del battesimo, ai giardini, nel cortile sotto casa e che ritrovi con gioia perchè farete un percorso insieme, questa volta più lungo però.
La riunione si concludeva con un gruppetto di mamme (sottoscritta inclusa) che girovagavano per l'istituto deserto e sbirciavano classi e bagni: uh, meno male non ci sono le turche. E la carta igienica dov'è? Roba da mamme italiche, ne convengo.
Eppoi per qualche giorno ci è balenata  l'idea di metterli in classe insieme il prossimo anno perché ci sono i compiti doppi, perché che palle avere millemila maestre e perché non so che problemi ti fai. Ma poi è finita che tanto Non si può, Non si fa, perchè scegliere il tuo comodo a spese di ciò che è pedagogicamente meglio per i tuoi figli?, è meglio evitare e tutto il resto. E siamo tornati in carreggiata. Diciamo che la collega con la quale mangio tutti i giorni, che è una gemella, ha chiosato così: non farlo, Laura, io mi sono sempre appoggiata a mia sorella. Se non mi fossi emancipata negli anni di scuola che ho trascorso separata da lei, per me sarebbe stato un disastro. E mi è sembrata più convincente di tutto il resto.
Per il momento è tutto, ma torno presto, eh.