febbraio 25, 2011

Il massaggio col formaggio


L'abbiamo già detto che ciclicamente ci si inventa un tormentone che riempie le nostre chiacchiere a tempo indeterminato per poi sparire senza un perché, lasciando il posto a qualcosa di nuovo?
Più che altro sono io che mi invento dei modi di dire coi bambini e vado avanti con una tiritera finché non mi viene a noia.
Questa volta la premessa è che da brava madre lavoratrice, perennemente succube dei sensi di colpa, la sera i miei figli me li strapazzo non poco: li coccolo, me li mangio di baci e li vizio pure. Ultimo trend è quello del massaggio alla schiena, anche detto "grattino" per conciliare il sonno. La tata Lucia mi metterebbe alla gogna per questa insana abitudine. Ma io me ne frego perché il contatto fisico con loro per me è come l'aria. Senza (a volte) non respiro.
Comunque l'altra sera guardo Mattia e gli dico: dai che ti faccio un bel massaggiocolformaggio! Lui mi ha guardato sospettoso e ha cominciato a dire nooooooo, pure un po' scocciato. Poi l'ha capito che non volevo spalmarlo a mo' di sandwich ed è scoppiato a ridere.
Adesso se gli dico: vuoi un massaggiocolformaggio? mi risponde sìììììììììììììììììììì!
Il papà osserva e tace, perplesso.

P.S. A breve la top ten del post precedente.

febbraio 17, 2011

More than words

La prima regola per insegnare a parlare ai nostri figli è non storpiare mai e poi mai le parole. Ma ce ne sono alcune che nel loro modo speciale di pronunciarle ti riempiono il cuore di tenerezza e allegria. Le diresti anche tu in quel modo lì, se non fosse che hai trent'anni e che non si fa.
Ti mettono di buon umore perché sono buffe e speciali.
Ecco le mie preferite:
Fuì
(avverbio di luogo: qui)
Fong
(quello per asciugarsi i capelli: il phon)
Ruppa
(quella per sollevare la terra: la ruspa)
Autoptu
(il mezzo di trasporto: autobus)
Affua
(quella da bere: l'acqua)
Tatatatànna (solo per le grandi città: metropolitana)

Quali sono le vostre?

febbraio 08, 2011

Di conversazioni alla toilette


Non so a casa vostra ma da noi il bagno è un luogo pubblico. Il più pubblico che ci sia. Nel senso che NON abbiamo la buona abitudine di chiuderci dentro e con due bambini erranti per casa è un attimo trovarsi in compagnia. L'unico che azzarda il doppio giro di chiave è mio marito che a mio avviso finge spudoratamente di avere bisogno del wc per sfuggire al caos primordiale e mettersi un buon quarto d'ora in standby.
Comunque il punto è che ieri alla toilette incrociavo uno dei miei figli, proprio mentre terminavo di farmi gli affari miei. Prima mi scruta in modo sospetto. Poi mi guarda in alto, dove ci starebbero le tette (e nel mio caso il condizionale è d'obbligo). Conclude osservando più in basso. Lì sembra non tornargli qualcosa ed esclama: tu no hai pisellino?
E che vuoi rispondergli? No, io non ce l'ho. I maschietti ce l'hanno. Tu ce l'hai?
E lui: sì.
Allora aggiungo: anche il papà ce l'ha.
E lui precisa: sì, grande.

Ecco. Questo alla tenera età di due anni e nove mesi.
Ma quante ne sanno?