luglio 16, 2014

Il vecchio e il nuovo, così è la vita

Tre settimane fa è finito l'asilo e, come spesso capita nella vita, quando ti sembra di aver trovato la quadra (ritmi giusti e amicizie consolidate) tocca ricominciare tutto da capo.  
C'è la malinconia per quello che lasci, la curiosità per quello che verrà ma anche gratitudine per questi tre anni che non sono stati sempre una passeggiata ma comunque belli e importanti. Insomma, si cresce.
Commozione sì ma misurata. L'abbraccio più caloroso è stato per la maestra che meno ho amato, a dimostrazione che parlare due linguaggi diversi non significa per forza non capirsi mai.
Una rosa fuczia per le maestre con un grazie per averci supportato, capito, e compreso; per il loro impegno, la loro voglia di sperimentare e di proporre cose belle.
Un pizzico di nostalgia per un ciclo che finisce ma niente più. Da quando sono mamma ho imparato che non si fa in tempo a rimuginare su niente perchè si vive immersi fino al collo nella quotidianità e appena messi a letto siamo proiettati sul giorno a seguire, che arriva inesorabilmente carico di grandi, piccole o minuscole novità.
Così è accaduto a noi, che tre giorni dopo iniziavamo una nuova avventura: il centro estivo. Un'esperienza che consiglio a chiunque abbia figli in età prescolare e una struttura ben organizzata con persone di fiducia che facciano questo mestiere di professione, non solo  nei mesi estivi.
Quante prime volte: le gite in pullman, la piscina il venerdì mattina, i giochi di squadra, il gruppo consolidato di amici e quelli nuovi. Un'esperienza nuova, di crescita, per loro e per me che sono fissata con i punti di riferimento, con i cambiamenti graduali, con il tempo di qualità (perché la quantità non ci è sempre concessa) eccetera eccetera.
Ci aspettano 50 giorni di vacanza, prima dell'inizio della scuola, quella vera. Ho conosciuto alcune delle maestre che prenderanno le prime classi a settembre e, a pelle, mi sono piaciute. Pacate, materne, pazienti con una ciurma di genitori chiassosi: mi è sembrato un buon inizio.
E poi c'è la chat whatsappica con le mamme dei grandi, anche detta gruppo "nostalgia", che eri vissuta senza fino all'altro ieri ma oggi no, ti sembra un peccato uscirne. Pazienza se si tratta di un gruppone scoordinato dove ciascuna risponde a piacimento a qualsiasi ora del giorno. Perché fa gruppo, fa community, fa tanto mamme informate sui fatti. Tassativo: togliere il suono per le notifiche.
E poi a Mattia è caduto un dentino. Attendevamo con ansia l'evento per la faccenda del topino e del soldino. La nonna dice che lo dobbiamo mettere in un bicchiere. In un bicchiere? Ma va là, si sarà sbagliata, lo dobbiamo mettere sotto il cuscino. Ti dico di no, me l'ha detto tutta precisa! 
Che poi questo primo dentino è finito dritto nel pancino ma poco importa, alla fine ci ha pensato la Fatina a lasciare una filastrocca e pure una banconota (alla faccia del soldino).
Che poi ci mancava la faccenda del topino, che già fatico a star dietro a Babbo Natale.
Prima che finisse l'asilo, Christian voleva regalare uno dei suoi giochi alla sua scuola ma la scelta ricadeva ogni mattina su giocattoli non adatti ad essere portati lì. Un giorno si è deciso per una valigetta colma di trenini in ferro, acquistati qualche anno fa su un sito tedesco, ad un cifra, diciamo così, di un certo rilievo. Ecco, io lì, di prima mattina, pur consapevole che la generosità è una cosa bella eccetera eccetera gli ho detto scordatelo, quello non lo porti, con quello che è costato a me e a papà!
Ma che dici, mamma, questo ce lo ha regalato Babbo Natale!?   
Ah già, è vero. Be', fa lo stesso: quello teniamolo noi, che è pur sempre un ricordo! Cosa dite se portiamo un puzzle?
Dura vita per noi genitori, tocca sempre stare all'erta. Mai abbassare la guardia. E comunque, attendo con ansia le vacanze.