
Si inizia con i sette minuti di ritardo: miei. Tutta la ragione del mondo, per carità, sette minuti son sette minuti, però...
Buongiorno dottoressa. Entriamo?
Sì, sì, che siamo già in ritardo...[e zacchete!]
Ah, sì, scusi sa ma...
Ma no, lei non c'entra è che è un periodo terribile...
Eh, lo immagino...
No, no, NON se lo immagina... [espressione che insieme a"non ti invidio affatto" e "dimmi tutto" al telefono sono nella mia personale top ten delle frasi supercafone].
Comunque: li misura, li pesa, fa, forca, disfa, borbotta, butta un paio di interrogativi nell'aria del tipo magari-lo-facciamo-vedere-da-uno-specialista-preoccupati-ma-anche-no-o-forse-sì.
Signora, ha fatto bene a lasciarne fuori uno con la nonna perché altrimenti si mettevano a piangere tutti e due [non sia mai!] Il vaccino per la suina? Se li chiamano dall'Asl glielo fa fare, altrimenti no: non so dirle altro. La tosse da fumatore accanito? Mi sa che suo figlio se la tiene una stagione intera: sa, andando al nido. Le prescrivo l'antibiotico da tenere in casa visto che si avvicina il week end: faccia come l'altra volta, se non serve non lo usi. Io avrei finito. Come? La prossima visita? No, senta non ho tempo di guardarle adesso l'agenda: ci si sente in primavera!
Prima di avere figli la mia idea di pediatra era George Clooney che in E.R. diceva "come stai campione?" ai suoi piccoi pazienti. Va bene, la fiction non è la realtà ma a questa donna come è venuto in mente di fare questo mestiere?
Dato che nella nostra Asl se non ti piace la tua pediatra la puoi cambiare ma quella nuova te la scelgono loro, forse è giunto il momento di una visita di controllo privata.