marzo 20, 2015

Di aerei, tappi e pizze surgelate

La settimana è stata pesante, in salita ancora prima di cominciare.
La mattina:
lui che parte per lontano lontano. 
D'abitudine, per le tratte intercontinentali mi annoto i voli. Sai com'è, non si sa mai. Mica per niente eh: è che mentre papà è in viaggio ci piace tracciare il suo aereo. La mattina della partenza il dialogo è più o meno questo: mi dai le sigle dei voli?
Eccole. E questa è l'assicurazione...
E saresti assicurato per questa cifra qui?
Ma no, che c'entra! Se l'aereo cade, fai causa all'azienda!
Puoi starne certo, li lascio in mutande!
Il romanticismo non è mai stato il nostro forte ma ultimamente il pragmatismo ha preso il sopravvento.
Il pomeriggio:
il corso di nuoto.
Vi ricordate quando uno dei due veniva spostato nel corso avanzato e il fratello, verde di invidia, non se ne capacitava? Vi ricordate che il gemello avanzato sfrantumava le cosiddette alla mamma perché, sebbene orgoglioso di aver raggiunto un traguardo, non tollerava di essere stato bruscamente separato dai suoi amici ma soprattutto di essere approdato in un corso dove basta-giocare-qui-si-lavora-sodo? Ve lo avevo raccontato che una volta il mal di stomaco, l'altra l'acqua è ghiacciata e poi voglio la magliettina come ce l'ha quel bambino lì? E che io gli ho risposto che la muta se la metterà solo quando nuoterà nell'oceano?
Bene, da sabato il fratello lo ha raggiunto, insieme agli altri compagni di corso, con immensa gioia della mamma che pensava di aver chiuso anche questa parantesi. E invece no: avvicino Mattia negli spogliatoi e gli dico e allora, sei contento del nuovo corso? sei stato bravissimo, come è andata? 
Quello mi guarda e mi dice: male, mi sei mancata!  
Ma dove scusa? in mezzo all'acqua?  
Sì. 
Lo sapevo, dovevo fermarmi al bravissimo e non chiedergli altro, parlo sempre troppo.
E poi la settimana di lavoro che lasciamo perdere. 
E una visita di controllo che mangi equilibrato per quasi un anno per poi cedere miseramente qualche settimana (facciamo mese) prima. La dottoressa dice che dovrei pesare 4 kili in meno di quelli che peso oggi, o meglio, di quelli dichiarati oggi. Considerato che ho bluffato di un chilo e mezzo, dovrei buttarne giù 5 e 1/2. Ehm, vi saluto.
Ma come stai mangiando? Mi chiede il consorte in videochiamata. Lui pensa che, via lui, in questa famiglia ci si alimenti con pietanze cucinate dalla nonna e poco altro. In parte è vero. Beh, cosa vuoi, ieri mi sono mangiata una pizza surgelata mentre guardavo la Bignardi in tivù. Ma lo vuoi sapere il peggio? L'ho scaldata con il  microonde. 
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Avevo detto che dovevo risorgere?
Be' dai, ognuno ha i propri tempi. Io vado forte nel toccare il fondo per poi risalire. Mi chiamavano tappo di sughero.

marzo 11, 2015

Di legami, conflitti e corse a perdifiato

I
Che bello, è arrivato Marzo: il bel tempo e la primavera si avvicinano, sebbene io sia ancora un rottame ambulante. Dopo aver scoperto di essere allergica a tremila pollini (tranne a quelli della betulla che fiorisce appunto in questo periodo) sono in pace con me stessa. Vivo (quasi) in apnea ma sono una donna consapevole. Di che, direte voi? Del mio fisico che cede, inesorabilmente, insieme alla mia palpebra destra: ve ne avevo già parlato, no? Del cedimento della mia palpebra come simbolo della me incompresa?
Mentre sogno una blefaroplastica, mi arrabatto tra casa, lavoro e ménage familiare e ogni tanto mi domando:  ma tutto sto correre è per andare dove?
Ditemi - per favore - che vi fate la stessa domanda sennò mi sento un'aliena.
Ci sono tanti libri sul comodino ma la testa è affollata. Alle volte manca il tempo, altre l'energia. E poi ci sono i weekend, che da quando andiamo a scuola sono più impegnati (e impegnativi).
Sul fronte conflitto gemellare navighiamo sempre a vista.
Oggi: bene.
Domani: ma perché io devo andare a scuola mentre lui fa finta di stare male?!
Il fratello è steso dall'influenza ma poco importa: l'invidia per il gemello che se ne starà a casa in panciolle gli toglie lucidità di pensiero.
Oppure: non è giusto! Io sto già facendo il corsivo e lui è ancora al minuscolo!
Che questa storia che i gemelli vadano separati è sacrosanta, per carità. Però alla dirigente scolastica che si era premurata di dirci (ancor prima che lo chiedessimo) che in questa scuola "si separano per scelta didattica", mi verrebbe voglia di chiedere un sostegno psicoecceteraeccetera per gestire questo perenne contrasto.
Cioè, signora mia, lo spieghi lei a queste due creaturine pensanti che è normale che uno abbia una maestra ispirata e naif che insegna con gioia e tranquillità a leggere e scrivere mentre l'altro un sergente maggiore, ansioso di terminare il programma nei tempi stabiliti.
E che la prima sia migliore dell'altra non è mica detto. Anzi. Epperò, a voler essere precisi, a noi sarebbero andate bene invertite: la maestra peace&love al figlio creativo e l'altra al figlio diligente, quello che fa quello che c'è da fare senza batter ciglio. E invece no, tocca divertirsi a discutere ogni sacrosanto fine settimana, di fronte a una montagna di compiti e alle verifiche del lunedì. Lo so, noi genitori d'oggi siamo incontentabili: è che puntiamo dritti al nostro e al loro benessere. Anni e anni di psicologia ci hanno portato fin qui e ormai non si può più tornare indietro.
Che a noi questo continuo specchiarsi nella vita dell'altro può sembrare poca cosa, o solo fonte di stress, ma per loro deve avere la sua bella importanza. Farli entrare nell'ottica che ciascuno di noi è un universo a sé non è cosa facile per loro che hanno sempre pensato in due.
Poi però mentre quello malato schiaccia un pisolino, ci leggiamo Geronimo Estinto (!) e sgranocchiamo delle patatine: mettine da parte un po' per Mattia, per quando si sveglia, mi dice il fratello. E quando quello si alza e gli domando cos'abbia sognato di bello, mi risponderà: che Christian tornava da scuola!
GULP!